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Storie di petrolio per gli studenti del MaGER Bocconi

marzo 13, 2015 Idee, Politiche

Cosa succede nel mercato del petrolio, come influenza l’economia mondiale e il portafoglio del consumatore medio? Ne ha parlato, nei giorni scorsi, Nick Butler professore al King’s College di Londra, durante la cerimonia di laurea del MaGER, il Master in Green Management dell’Università Bocconi, corso di laurea multidisciplinare che mira a formare esperti ad ampio raggio nel campo della sostenibilità ambientale.

Dopo cinque anni di relativa stabilità, negli ultimi sei mesi il prezzo del petrolio è dimezzato. I consumi e lo spreco energetico sono diminuiti per la recessione economica, l’uso di energia rinnovabile si è intensificato e la minaccia di una carenza di scorte a seguito  dei tagli di esportazione di Libia e Iran hanno portato a un surplus di produzione. Nel frattempo, l’OPEC (Organization of Petroleum Exporting Countries) è riuscita a raggiungere un accordo per calmierare la produzione. Le innovazioni tecnologiche hanno permesso, del resto, una considerevole diminuzione dei costi di estrazione.

Secondo Butler la caduta libera del petrolio porterà a un’instabilità nel breve periodo e a una politica di maggiore cautela negli investimenti da parte delle grandi compagnie petrolifere. Anche Dave Fishwick, esperto d’investimenti finanziari M&G, esprime cautela nei confronti di un immediato rialzo dei prezzi e invita alla prudenza. Questo potrebbe causare una mancanza di fondi per la ricerca e la chiusura delle piccole aziende produttrici. La dinamica è sempre questa: più scende il prezzo del petrolio, più calano gli investimenti in ricerca di fonti alternative. Lo stesso panorama è stato anche descritto dalla rivista americana Forbes in cui si annunciano i tagli agli investimenti di alcune compagnie estrattive americane, della compagnia inglese BP e della cinese CNOOC. Forbes preannuncia inoltre che, nell’immediato futuro, la produzione continuerà a sovrastare la domanda, in continuo declino a causa della crisi economica.

Dunque si vedrà il prezzo della benzina scendere dando respiro alle tasche dei consumatori? Purtroppo no, il costo della benzina non diminuirà come sperato, secondo quanto dice Butler, poiché la maggior parte del prezzo pagato dal consumatore è dovuto alle tasse e non al prezzo del greggio al barile. Agli allarmismi sui tagli di produzione ed esportazione di petrolio da parte dei paesi membri dell’OPEC, Butler risponde con ottimismo spiegando come la strategia più vantaggiosa per le grandi compagnie sia quella di tagliare i costi ma non la quantità di produzione, inoltre gli stati membri dell’OPEC non sono attualmente abbastanza coesi da agire come unità e tagliare la produzione.

I tempi dunque, seppur critici, sono maturi per grandi cambiamenti, promossi dalle innovazioni tecnologiche e dall’aumento dell’efficienza, in termini di resa, delle fonti di energia rinnovabili, ora sfruttabili solo al 2% a causa della limitata capacità di stoccaggio dell’energia, che dev’essere utilizzata immediatamente. In soli cinque anni potremmo assistere a un’industria dell’energia solare competitiva con quella del petrolio senza bisogno, come ora, di altre fonti a supplire le sue carenze.

Butler si dice ottimista verso un futuro più stabile in cui saremo meno dipendenti da un singolo paese per le forniture energetiche, purché s’investa nella ricerca e nel progresso. Siamo nell’era dell’abbondanza ma dobbiamo lavorare sull’equa distribuzione. Non c’è una mancanza di petrolio o gas nel mondo, non c’è bisogno di nuove fonti di combustibile fossile ma di una più economica ed eterogenea ripartizione. Il futuro, secondo Butler, si fonderà sull’adattamento al cambiamento climatico e questo è un periodo di transizione che offre eccitanti opportunità di crescita. Ci sarà un aumento della produzione di gas anche al di fuori degli USA come dimostrato in Europa e Cina, un’energia pulita più economica e accessibile, macchine da corsa elettriche e materiali avanzati in grado di assorbire e rilasciare l’energia a piacimento del consumatore che risolverà il grande problema dell’intermittenza.

L’ottimismo dell’accademico inglese trova un alleato in Massimo Nicolazzi di Centrex Italia, che individua l’”era del benessere posteriore”, non coincidente con l’era del petrolio.  Ma lancia un monito: la diminuzione di liquidità delle grandi industrie petrolifere porterà a un rallentamento nella ricerca ed è lecito domandarsi se le nuove tecnologie, che garantirebbero l’uso di energia pulita a basso costo, arriveranno in tempo prima che la mancanza di finanziamenti diventi un problema. Anche Tiziano Rivolta partner di Bain & Company, condivide il dubbio e sebbene preveda un futuro di stabilità e costi ridotti, offre una prospettiva più cupa in termini d’investimenti e stabilità bancaria per il medio e corto periodo. La volatilità insomma sarà a beneficio solo dei traders che fanno dell’incertezza una fonte di guadagno ma andrà a discapito del consumatore finale a breve termine.

Nel caso dell’Italia l’instabilità del mercato del petrolio rende anche necessario un aggiornamento dei contratti con cui il petrolio viene comprato, attualmente basati su accordi a lungo raggio, e nuove negoziazioni saranno necessarie. Mai come oggi in quest’ottica di cambiamenti e innovazioni vi è necessità di esperti e leader multidisciplinari che sappiano gestire le risorse energetiche in maniera più sostenibile.

Valeria Senigaglia

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