Spalma-incentivi: associazioni delle rinnovabili sul piede di guerra
“Dannoso per la green economy”, “causa di almeno 10.000 licenziamenti” e, last but not the least, “incostituzionale”. Le associazioni ambientaliste e del settore delle rinnovabili sono sul piede di guerra per il provvedimento in fase di definizione da parte del governo Renzi che, con l’obiettivo di ridurre la bolletta energetica delle PMI del 10%, andrebbe a penalizzare l’industria delle energie verdi. L’esecutivo, infatti, sarebbe orientato ad approvare una norma di spalma-incentivi obbligatoria sugli impianti fotovoltaici, allungando il periodo di incentivazione da 20 a 25 anni, con la conseguente riduzione retroattiva dell’incentivo annuo. In alternativa, le aziende potrebbero avere la possibilità di pagare una tassa.
“Queste decisioni marcano un punto a favore della lobby confindustriale contro ogni sviluppo dell’agenda energetica non fossile. Una crudele beffa, quando la maggior parte delle imprese che risentiranno negativamente di questa decisione sono proprio delle PMI!”, è la riflessione amara di Monica Frassoni, co-presidente del Partito Verde Europeo e cofondatrice di Green Italia.
AssoRinnovabili, l’associazione che rappresenta più di 500 operatori italiani del settore, ha messo nero su bianco i numerosi effetti negativi che produrrebbe il provvedimento: “Il sistema del credito avrà forti sofferenze e rallenterà la ripresa economica del Paese; la stragrande maggioranza degli operatori fallirà, con seri impatti occupazionali e gravi impatti anche sul sistema bancario; lo Stato perderà importanti entrate fiscali per un valore pari a oltre 600 milioni di euro”. E, a seguire, “il Governo avrà un pessimo ritorno d’immagine e di credibilità poiché verrebbero minati i principi dello stato di diritto e della Costituzione; il Governo avrà un’importante battuta d’arresto nel riposizionamento dell’Italia nell’Unione Europea, che in più occasioni si è espressa sulla necessità di evitare norme simili; gli investitori, che hanno fatto affidamento su contratti certi firmati con un’azienda dello Stato Italiano (GSE), congeleranno tutti i progetti di sviluppo in Italia e il piano infrastrutturale verrà boicottato”.
A questi aspetti dannosi, si aggiunge, secondo AssoRinnovabili, la questione dell’incostituzionalità, su cui si è espresso anche il presidente emerito della Corte Costituzionale, Valerio Onida. Secondo il costituzionalista, da un lato, la misura in discussione, qualora approvata, si configurerebbe come un intervento su rapporti di durata già cristallizzati in contratti di diritto privato (le convenzioni con il GSE), o comunque su decisioni già assunte dai produttori, che hanno effettuato investimenti e contratto oneri in base a previsioni economiche di cui l’aspettativa dell’incentivo è parte determinante. Ciò risulterebbe in contrasto con i limiti costituzionali alla retroattività delle leggi. Dall’altro lato, lo “spalma incentivi” apparirebbe in conflitto con gli obblighi internazionali derivanti dal Trattato sulla Carta Europea dell’Energia, e quindi anche con l’art. 117, primo comma, della Costituzione, poiché violerebbe l’impegno assunto dagli Stati firmatari (tra cui l’Italia) ad assicurare agli investitori “condizioni stabili” oltre che “eque, favorevoli e trasparenti”, per lo sviluppo delle proprie iniziative. I vizi di costituzionalità, conclude Onida, sussisterebbero anche nell’ipotesi in cui venisse prolungata la durata dell’incentivo, a compensazione della riduzione del suo valore.
Per trovare un’alternativa allo spalma-incentivi, l’associazione ha presentato un mese fa otto proposte al governo, capaci di favorire una riduzione della spesa in bolletta. AssoRinnovabili ha proposto “la revisione del mercato dei servizi di dispacciamento; la revisione degli oneri impropri, oggi presenti nelle bollette delle PMI; l’intervento sulle convenzioni CIP6 a fonti assimilate che non hanno ancora beneficiato della prevista risoluzione facoltativa; la riduzione di parte degli oneri dell’A3 tramite cartolarizzazione dei crediti commerciali vantati dal GSE; un pacchetto di opzioni veramente volontarie e non ricattatorie (nel quale potrebbero rientrare: spalma incentivi con clausole salva burocrazia e salva modifiche retroattive; meccanismo di risoluzioni anticipate da Conti Energia); l’implementazione di SEU (Sistemi Efficienti di Utenza, NdR) virtuali; il trasferimento in bolletta dei vantaggi generati dalle fonti rinnovabili (circa 7-8 miliardi di euro) e degli aggravi che già pagano; l’introduzione di un sistema fiscale green basato sul principio “Chi inquina paga””.
Dopo il respingimento delle proposte da parte del governo, Assorinnovabili ci ha riprovato con un’ulteriore possibilità: “Una dilazione di 60 giorni dei termini di pagamento degli incentivi ai produttori titolari di impianti di potenza superiore a 200 KWp. Tale dilazione ridurrebbe il fabbisogno di prelievo del GSE per l’anno in corso di 700 milioni di Euro, quindi 200 milioni in più dei 500 cercati. Questi 700 milioni potrebbero essere interamente destinati alla riduzione del costo dell’energia elettrica delle PMI”, ha scritto il presidente dell’associazione Agostino Re Rebaudengo in una lettera al ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi. La quale, intervenendo a fine maggio all’assemblea di Confindustria a Roma, si è schierata apertamente a favore di un investimento nel fossile, prospettando nuove trivellazioni anche in Italia: “Riprendere le esplorazioni di idrocarburi è un passaggio a cui non possiamo rinunciare per arrivare ad una bolletta energetica più leggera e sostenibile”. Anche il premier Matteo Renzi, nonostante l’intenzione di “cambiare verso”, sul tema energetico si è dimostrato nettamente conservatore: “Abbiamo riempito di sussidi chi investiva sulle rinnovabili, ma il costo in bolletta lo hanno pagato gli italiani. Siamo arrivati al paradosso che una misura che avrebbe dovuto favorire la sostenibilità ambientale ha provocato una difficoltà in più”. Il punto, fa notare AssoRinnovabili, è che i benefici creati dalle energie verdi sono reali, ma non vengono trasferiti in bolletta. E Renzi non dovrebbe dimenticare i sussidi che ancora oggi lo stato italiano dà alle energie fossili: in tutto, tra aiuti diretti e indiretti, fanno più di 12 miliardi.
Veronica Ulivieri