Siglato in Canada il più grande accordo mondiale sulle rinnovabili
La regione canadese dell’Ontario ha firmato in questi giorni un contratto che impegna una cordata coreana guidata dalla Samsung a investire 6,6 miliardi di dollari (4,7 miliardi di euro) per la creazione di centrali solari ed eoliche per un totale di 2,5 Gigawatt. In cambio di questo impegno, che prevede la creazione di 16mila posti di lavoro nella regione e contiene persino una clausola che impone l’utilizzo di acciaio prodotto in Canada, il consorzio beneficerà delle tariffe stabilizzate e degli incentivi della legge regionale sulle energie verdi, il ‘Green Energy Act‘.
L’energia elettrica prodotta, pari a quella di tre centrali nucleari di media grandezza, sarà sufficiente a coprire il fabbisogno di 580mila case (l’Ontario ha circa 13 milioni di abitanti). “Questo fa dell’Ontario ufficialmente il luogo dove produrre sistemi per l’energia pulita in Nord America”, ha affermato il premier della regione Dalton McGuinty”, mentre i rappresentanti coreani hanno sottolineato come, questo, sia solo il primo passo per la “conquista” del resto del continente.
L’accordo è già stato definito come il più grande affare sulle energie rinnovabili mai siglato al mondo, ma sul fronte degli impegni internazionali le notizie non sono altrettanto positive: Tony Clement, ministro federale per l’industria ha rivelato che il Canada, secondo paese al mondo per estensione dopo la Russia, non formalizzerà i propri obiettivi sulla riduzione di emissioni dei gas serra entro il prossimo 31 gennaio, come previsto dal documento finale di Copenhagen.
Nonostante la sensibilità della maggior parte dei canadesi sia orientata verso una rivoluzione verde e benché il Canada sembri pronto a determinare i suoi obiettivi per la lotta al riscaldamento globale, non c’é ancora un impegno definito in maniera univoca, ha dichiarato il ministro. I motivi di questo ritardo risiedono sia nella difficoltà oggettiva di trovare una posizione comune tra le 10 province (e i tre territori) che costituiscono il paese nordamericano, tra i quali l’Alberta (che basa la sua florida economia sull’estrazione del petrolio), ma anche, come ha lasciato intendere Clement, dalla necessità di aspettare gli Usa: il Canada, infatti, commercia soprattutto con gli Stati Uniti e ha un’industria fortemente legata a quella statunitense.