Sardegna antinucleare: 850mila sì al referendum
Il 97,14%, contro appena il 2,86 dei No. Quando restavano da scrutinare appena 8 delle 1.820 sezioni elettorali dell’Isola, il conteggio dei Sì aveva già toccato quota 843.103: più di un sardo su due. Una sorpresa persino per i promotori del referendum. Bustianu Cumpostu, leader di Sardigna Natzione, aveva lanciato il referendum antinucleare quasi da solo, giusto qualche ambientalista con lui. Ma ora condivide il trionfo con tutta l’Isola.
D) Nettissimo il pronunciamento dei sardi contro il nucleare nell’Isola: alta l’affluenza (quasi il 60%), schiacciante la vittoria degli 850mila Sì (97,14%). Meglio del previsto?
R) Meglio del previsto. Eravamo sicuri di superare il quorum, ma non di ottenere questo risultato con il SI’ schiacciante. Il popolo sardo ha risposto molto bene, ha capito. C’è stato solo un momento di sbandamento dopo lo stop del Governo italiano alle centrali nucleari. La gente non sapeva più se doveva votare o no, quindi abbiamo dovuto stampare di nuovo tutto il materiale e intensificare la campagna.
D) Uniti si vince?
R) Assolutamente sì, soprattutto riguardo ai temi ambientali. Siamo riusciti a togliere le gente dalle gabbie dei partiti, abbiamo creato il nostro Comitato SI’ Nonucleare stando attenti a non farci entrare i partiti, ma sole persone. Al comitato aderiscono più di 200 organizzazioni (comuni, artisti, deputati, senatori, partiti, sindacati, organizzazioni culturali) e più di 5000 cittadini, di tutte le fedi politiche, culturali o religiose.
D) Che peso politico ha questo risultato?
R) Noi abbiamo annientato lo scontro tra destra e sinistra, abbiamo neutralizzato battaglie inutili per ottenere questo ottimo risultato per tutto il popolo sardo.
D) Però i sardi hanno espresso solo un parere, privo di effetti giuridici. Il Sì venuto fuori dalle urne non può impedire, in linea di principio, che il governo nazionale decida un domani di collocare in Sardegna una centrale nucleare o un deposito di scorie?
R) Non sarebbe però più un regime di diritto ma sarebbe un regime di dittatuta, sarebbe andare contro una volontà popolare, contro un popolo fortemente autonomo. Sarebbe non ascoltare una parte dei cittadini, una parte importante.
D) Le prossime battaglie?
R) Ci concentreremo contro le Servitù militari, l’inquinamento a Quirra e altri poligoni che in Sardegna hanno recato gli stessi danni dell’area che ora è stata sequestrata. Ma c’è anche la ultimissima lotta contro il radar. Da qualche settimana si sta tentando di procedere all’installazione di quattro radar militari definiti “anti-migranti”, sulla costa occidentale della Sardegna (Sant’Antioco, Fluminimaggiore, Tresnuraghes, Stintino): inquinamento magnetico. Dico si sta tentando, perché la popolazione, prima a Sant’Antioco, poi a Fluminimaggiore, si sta opponendo, all’ennesimo “ordigno” militare in una regione che già sopporta i due terzi delle installazioni militari di tutta la penisola. Uniti si vince, la salute è un problema di tutti.
Francesca Fradelloni