Ricerca IEFE sulle rinnovabili: luci e ombre dello sviluppo industriale in Italia
La crescita positiva registrata nel campo delle energie rinnovabili in America, Asia ed Europa negli ultimi anni lascia immaginare un futuro prossimo caratterizzato da grandi opportunità sul piano industriale, degli investimenti finanziari, della ricerca, della realizzazione e gestione di nuovi impianti per la produzione di energia elettrica e, di conseguenza, anche sul piano dell’occupazione.
I dati 2005-2007 (gli ultimi oggetto di analisi) ci dicono tuttavia che in questa crescita del settore un ruolo decisivo è stato giocato dai governi dei singoli paesi che, attraverso la messa a punto di politiche energetiche e industriali, ma soprattutto di misure incentivanti, sia economiche che fiscali, hanno favorito la nascita e poi lo sviluppo di un’industria nazionale delle energie rinnovabili.
L’Italia, pur ricalcando l’andamento globale, mantiene tuttavia alcune peculiarità che frenano la crescita del settore delle rinnovabili. Annalisa D’Orazio, Direttrice di Ricerca dello IEFE, l’Istituto di Economia e Politica dell’Energia e dell’Ambiente dell’Università Bocconi di Milano, ha analizzato il caso italiano in uno studio intitolato “Prospettive di sviluppo delle energie rinnovabili per la produzione di energia elettrica. Opportunità per il sistema industriale nazionale“.
I fattori che finora hanno impedito un vero decollo del business italiano delle rinnovabili sono diversi. Innanzitutto un assetto normativo instabile, soggetto a frequenti revisioni, che ritarda troppo a lungo le autorizzazioni e in cui si cambiano spesso “le regole del gioco” in corso d’opera – come nel caso degli incentivi. Questa indeterminatezza, secondo lo studio IEFE, tende a smorzare gli entusiasmi di molti investitori, sia italiani che stranieri.
Un secondo elemento di criticità, spiega D’Orazio, risiede “nell’assetto del sistema elettrico nazionale e nella difficoltà di gestione dei flussi elettrici, che spesso causano problemi di congestione e rigidità nelle reti di trasporto”.
Nonostante le imperfezioni del sistema italiano, il mercato nazionale mostra tuttavia grande interesse nei confronti delle fonti rinnovabili per la produzione di energia elettrica, come evidenziato dal trend degli investimenti nell’ultimo triennio.
Un segnale positivo e allo stesso tempo un’opportunità che, ribadisce Annalisa D’Orazio, finora è stato colto solo parzialmente e che per il futuro ci pone di fronte a una grande sfida. Le politiche ambientali europee , infatti, prevedono obiettivi precisi da raggiungere nei prossimi anni per quanto concerne la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili: il cosiddetto “pacchetto clima”, approvato in sede europea nel 2008, prevede che entro il 2020 una quota pari al 17% dei consumi energetici totali sia coperta da energia elettrica da fonti rinnovabili e che contemporaneamente venga conseguito il risultato di abbattimento delle emissioni di gas serra del 14% rispetto al 2005.
Nel caso in cui l’obiettivo di riduzione delle emissioni non dovesse essere centrato, l’Italia sarebbe per altro costretta a coprire una quota ancora superiore dei consumi energetici con le fonti rinnovabili, il che significa che nel prossimo decennio, a seconda di quale scenario andrà delineandosi, verranno investite enormi somme di denaro, con una forte variabilità compresa tra i 40 e 168 miliardi di euro.
Per il futuro i settori industriali con il maggior potenziale d’investimento sono, in ordine decrescente, quelle correlate allo sfruttamento di tecnologie per il solare, sia fotovoltaico che termico (26%), quelle correlate alle biomasse (24%) e infine all’eolico (11%).
Le aspettative sul fotovoltaico sono giustificate da un ragionamento sul medio e lungo periodo relativo al rapporto costi/benefici. Secondo Arturo Lorenzoni, ricercatore presso lo IEFE di Milano ed esperto del fotovoltaico, nei prossimi anni si assisterà in Italia ad uno sviluppo soprattutto nel Sud Italia, con la realizzazione di impianti di grossa taglia per la produzione di energia elettrica. Il mercato del fotovoltaico residenziale, già consolidatosi nell’ultimo triennio, continuerà a mantenere buoni profitti, mentre “un’ottima prospettiva nel medio e nel lungo periodo l’avranno gli impianti di media taglia, soprattutto nell’integrazione con l’edilizia industriale e commerciale”. Sta infatti radicandosi nella cultura italiana “l’idea che la copertura di un immobile produttivo debba essere utilizzata per il fotovoltaico”, con finalità di autosufficienza termica ed elettrica.
Un altro importante dato di crescita riguarderà il profilo dell’occupazione: “c’è una richiesta di professionalità da parte del mercato”, spiega Lorenzoni, e questa richiesta “non riguarderà solo i laureati”, ovvero persone con profili medio-alti, ma anche “i tecnici e gli installatori”, che oggi in alcune regioni sono difficili da reperire.
Caterina Tripepi