Protocollo di Kyoto: l’Italia manca l’obiettivo 2008-2012
Da oggi è ufficiale: l’Italia non ha raggiunto gli obiettivi del Protocollo di Kyoto – anche se di poco. Ieri mattina l’ISPRA ha presentato i dati sulle emissioni di gas serra dell’anno 2012, che vanno a concludere il periodo quinquennale Kyoto 2008-2012: a fronte di un impegno di riduzione delle emissioni del 6,5% rispetto all’anno base 1990, da realizzare mediamente nei 5 anni, il livello di diminuzione raggiunto è stato invece del 4,6%. Laddove invece si consideri la riduzione delle emissioni tra i dati del 1990 e del 2012 la differenza è del -11,4% (da 519 a 460 milioni di tonnellate di CO2 equivalente, tCO2eq).
Tra i gas serra, il più importante per quantità di emissioni, ovvero l’anidride carbonica, rappresenta l’84% del totale delle emissioni nel 2012 e presenta una riduzione delle quantità emesse in atmosfera dell’11%. Una parte di questa riduzione è imputabile alla decrescita della CO2 intensity dell’energia: grazie all’energia rinnovabile e agli interventi di efficienza energetica, produrre 1 kWh di energia ci costa in media meno CO2. In particolare, come si vede nella tabella sottostante (linea verde), il trend di questo indicatore è in diminuzione dal 1995, ma ha subito un significativo miglioramento dal 2008; segno che le politiche su energia rinnovabile ed efficienza energetica hanno portato i loro frutti.
L’altro fattore principale che ha contribuito, nostro malgrado, ad avvicinarci all’obiettivo è stata la crisi economica: i ridotti livelli produttivi, infatti, hanno tagliato anche emissioni di gas serra.
Per quanto riguarda le emissioni di metano, responsabili del 7,6% delle emissioni di gas serra, sono diminuite del 20,6%. Tra queste, nella gestione e trattamento dei rifiuti, le emissioni di metano sono diminuite del 17,5% grazie alla diminuzione dei rifiuti che finiscono in discarica. Anche il metano proveniente dagli allevamenti di bestiame è diminuito, a causa sia di meno bovini allevati che del trattamento per produrre biogas. Nel settore energetico, invece, a fronte di un decremento delle emissioni di metano industriali, si è osservato un aumento delle emissioni da riscaldamento casalingo, associato a nuove abitazioni.
Questi dati arrivano dopo la pubblicazione da parte della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile “Dossier Kyoto” che, utilizzando una metodologia di rendicontazione diversa da quella ufficiale e quindi non valida per la compliance con gli obblighi di Kyoto, aveva diffuso un comunicato stampa in cui si asseriva che il nostro Paese aveva centrato l’impegno. “L’Italia prosegue nel suo percorso virtuoso di riduzione delle emissioni di gas serra e dopo aver centrato e superato nel 2012 l’ obiettivo di Kyoto (-7,8% rispetto al 1990), nel 2013 ha ridotto le emissioni di un ulteriore 6% ed è sulla strada per centrare il target del 2020 del pacchetto clima-energia. (…) I dati ufficiali confermano le stime della Fondazione dello scorso anno. L’Italia ha centrato il target di Kyoto”, si legge ancora nel comunicato stampa del 13 febbraio scorso. I dati comunicati dalla Fondazione, però, non erano quelli trasmessi al segretariato di Bonn dell’UNFCCC (United Nations Framework Convention on Climate Change), e questo ha generato confusione, con la notizia del presunto raggiungimento degli obiettivi-Kyoto più volte ripresa dai giornali.
Adesso spetterà all’UNFCCC la verifica delle informazioni inviate dall’ISPRA: i dati nazionali, infatti, saranno sottoposti a review da parte dell’organismo delle Nazioni Unite, per verificare il rispetto della metodologia di calcolo. Proprio in questa fase, si potrebbe riscontrare una problematicità: in base agli articoli 3.3. e 3.4 del Protocollo di Kyoto, è possibile contabilizzare anche gli assorbimenti da attività di forestazione e gestione forestale (per la precisione, per quanto riguarda gli assorbimenti da gestione forestale l’Italia potrà portare a deduzione solo una parte delle attività, per un massimo di 10,2 MtCO2eq all’anno); per le attività di forestazione, però, una parte potrebbe non essere conteggiata, andando quindi ad aumentare il gap.
Al momento, quindi, la distanza dall’obiettivo Kyoto è di 16,9 MtCO2, forse soggetto a un aumento. Per questo ammontare l’Italia non avrà multe, in quanto non previste nel Protocollo di Kyoto, ma dovrà acquistare delle quote di emissione (in forma di CER/ERU o AAU). Al momento i crediti sono disponibili a prezzi di mercato molto bassi (dalle 0,25 Euro/tCO2eq a 3-4 Euro). Considerando un prezzo medio di 1 Euro a tonnellata, il prezzo sarebbe dunque di “soli” 17 milioni circa. Lo stanziamento economico è già previsto nel Decreto di Programmazione Economica e Finanziaria, ma ancora non è ancora stata prevista la copertura, che potrebbe forse provenire dal ricavato delle aste della CO2 dell’Emission Trading Scheme delle aziende.
A seguito della pubblicazione del nuovo report IPCC sui cambiamenti climatici e a pochi mesi dall’inizio del semestre italiano di presidenza del Consiglio dell’Unione Europea, l’Italia si presenta dunque con un magro risultato Kyoto, sotto la sufficienza. Ci auguriamo che questo non vada a minare le basi di credibilità del nostro Paese durante la prossima Conferenza sul Clima di Lima, a fine anno, nella quale sarà proprio l’Italia a rappresentare l’Europa e negoziare gli impegni di decarbonizzazione delle economie mondiali post-2020.
Veronica Caciagli