Politica estera UE: Bruxelles vara una strategia comune per l’energia
Lo scorso 7 settembre la Commissione Europea ha adottato una Comunicazione sulla sicurezza dell’approvvigionamento energetico e sulla cooperazione internazionale, stabilendo per la prima volta una strategia globale per le relazioni esterne dell’UE in ambito energetico. Alla base dell’approccio presentato dalla Commissione c’è un migliore coordinamento fra gli Stati membri dell’Unione per identificare e attuare priorità chiare in tema di politica energetica estera. Un elemento che è apparso evidente anche nelle parole di Günther Oettinger, Commissario responsabile per l’Energia: “negli ultimi anni – ha dichiarato Oettinger – la politica energetica Europea ha compiuto veri progressi. L’UE deve ora estendere i successi del proprio ampio mercato interno dell’energia oltre le sue frontiere per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento energetico ai Paesi membri e per stimolare partenariati internazionali in questo settore. La Commissione ha proposto un approccio coerente alle relazioni con i Paesi terzi in ambito energetico. A questo fine è necessario migliorare il coordinamento interno affinché l’UE e i suoi Stati membri agiscano e si esprimano con una sola voce”.
Oltre alla Comunicazione, la Commissione ha proposto una decisione per istituire un meccanismo di scambio di informazioni relative agli accordi intergovernativi nel settore energetico fra Stati membri e Paesi terzi. Questo meccanismo amplierà e integrerà la procedura di notifica, già applicabile oggi agli accordi nell’ambito dell’approvvigionamento di gas, a tutte le forme di energia, costituendo inoltre uno strumento per lo scambio di informazioni a livello Comunitario. La finalità è quella di rafforzare la posizione negoziale degli Stati membri nei confronti dei Paesi terzi, garantendo nel contempo la sicurezza dell’approvvigionamento, il corretto funzionamento del mercato interno e la certezza giuridica degli investimenti.
Il settore dell’approvvigionamento energetico per i Paesi dell’UE è un ambito sempre più decisivo e delicato, che necessita di un opportuno coordinamento interno nonché di una posizione forte e decisa al di fuori dell’Unione. La quota di energia importata nell’UE (attualmente l’80% del petrolio e oltre il 60% del gas) continua infatti a crescere, nonostante le politiche di risparmio energetico e lo sviluppo delle rinnovabili. Le decisioni e gli accordi internazionali con i Paesi terzi esercitano dunque un impatto significativo sullo sviluppo delle infrastrutture e sull’approvvigionamento del continente nel suo complesso. Fondamentali stanno anche divenendo le relazioni con i paesi di transito (e non solo con i produttori di energia), mentre nuovi modelli di domanda e offerta sui mercati e una crescente competizione per le risorse rendono necessario giocare la carta del “valore aggiunto” dell’UE come player nelle relazioni esterne mondiali del settore energetico.
In linea con la strategia Europa 2020, la Comunicazione elaborata si propone di rafforzare la dimensione esterna della politica energetica comunitaria, aumentando la trasparenza fra gli Stati membri dell’UE, rafforzando la cooperazione in seno alle organizzazioni internazionali e sviluppando partenariati energetici globali con i paesi partner di rilievo. La strategia elenca, a questo proposito, 43 azioni concrete, tra cui la negoziazione comune dell’accordo con l’Azerbaigian e il Turkmenistan sul gasdotto transcaspico, o il tema dell’energia nucleare, che prevede la promozione di norme giuridicamente vincolanti, a livello internazionale, in materia di sicurezza nucleare, anche in sede di AIEA, l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, e l’impegno a estendere le valutazioni di sicurezza nucleare anche ai paesi limitrofi dell’UE.
Il 13 settembre è stata inoltre approvata, dal Parlamento di Strasburgo, una risoluzione riguardante le imprese che vogliano realizzare trivellazioni offshore nei mari europei. A seguito dei noti incidenti internazionali, si è deciso che gli interessati dovranno presentare adeguati piani di emergenza e dimostrare di avere fondi sufficienti per rimborsare eventuali danni ambientali. In caso contrario, le competenti autorità nazionali non autorizzeranno le perforazioni in alto mare. Secondo l’autore della relazione, il deputato britannico Vicky Ford, “i giacimenti offshore sono cruciali per il fabbisogno energetico dell’Europa”, però “ogni operazione dovrebbe essere permessa solo quando si è sicuri che i rischi connessi possano essere controllati”. La politica energetica comune dell’UE si prepara dunque, finalmente, ad essere anche una politica ambientale.
Donatella Scatamacchia