Parola agli amministratori, prima puntata: Valeria Garotta, Assessore all’Ambiente di Genova
Con l’intervista all’Assessore all’Ambiente del Comune di Genova, Valeria Garotta, Greenews.info inaugura una serie di conversazioni della nostra corrispondente da Roma, Ilaria Donatio, con gli amministratori locali delle principali città italiane con l’obiettivo di offrire ai nostri lettori aggiornamenti e informazioni di prima mano da parte di chi ha la responsabilità amministrativa sulle questioni ambientali e di salute pubblica. Nessuna accusa preventiva né spirito inquisitorio per “fare notizia” e solleticare la pancia degli arrabbiati, ma nemmeno nessuna concessione all’autoassoluzione e alla propaganda elettorale degli intervistati. Semplicemente, uno spazio di confronto concreto, per cercare di capire meglio e costruirsi un’opinione. Tutte le interviste saranno pubblicate sulla pagine Twitter e Facebook di Greenews.info, dove chiunque potrà commentare o integrare le informazioni ricevute.
D) Assessore, abbiamo deciso, per ovvie ragioni, di iniziare la nostra “inchiesta” da Genova, come sta oggi la città?
R) La città sta tornando alla normalità con ferite che sarà dura rimarginare: l’aspetto è quello di una città che si è ripresa, in fretta, grazie alla buona volontà dei suoi cittadini. Tenga presente che è ancora in corso lo svuotamento di cantine e fondi dal materiale e dai rifiuti prodotti dall’alluvione. E in alcune parti della città sta ancora proseguendo l’azione di rimozione delle macerie…
D) Le sembra corretta la valutazione secondo cui il rischio di alluvioni graverebbe su Genova fino al 2020?
R) La situazione di Genova relativamente al rischio idrogeologico presenta forti criticità che impongono interventi strutturali, dunque, complessi, costosi e che richiedono anni per essere ultimati. Perciò, sì, tutto fa ritenere che prima del 2020 non sia possibile azzerare questo rischio e raggiungere livelli di rischio in linea con quelli previsti dai Piani di Bacino. In particolare, tutta la zona che va dalla stazione ferroviaria di Brignole fino alla foce, e in particolare al quartiere fieristico, dove si tiene il Salone Nautico Internazionale, è stata sommersa dall’acqua e dal fango. Si tratta di una zona che – per come è stata costruita e per come è stato coperto il letto del torrente Bisagno (che lì, un tempo, scorreva a cielo aperto), ha un’insufficienza clamorosa: perché quella copertura era stata progettata per una portata di 500 metri cubi al secondo, mentre oggi il piano di bacino stima che lì debbano passare 1300 metri cubi al secondo. Quindi si è cominciato a intervenire su questa copertura, rimettendo a posto un primo tratto, quello dalla foce fino a metà della copertura, ma ora bisogna procedere con i lavori, bloccati per anni dai ricorsi al TAR (quelli dei ricorsi presentati dalle imprese che hanno perso la gara, NdR), nonostante ci fossero i finanziamenti disponibili.
D) Ma su questo punto ci sono novità rilevanti?
R) Da pochi giorni, la situazione si è sbloccata grazie all’intervento del presidente della Regione, Claudio Burlando – incaricato dal governo come Commissario per quell’opera – e quindi potranno finalmente partire i cantieri per proseguire i lavori di allargamento della copertura. Ma si tratta di lavori molto lunghi e, lo ripeto, di lavori che permetteranno di riportare il rischio di alluvioni a livelli accettabili…
D) Accanto a questi impedimenti burocratici, quali sono gli altri nodi che hanno impedito di utilizzare i fondi a disposizione dell’Amministrazione per risanare il territorio?
R) Noi abbiamo innanzi tutto, problemi che riguardano il modo in cui è stata costruita la città, problemi dunque relativi al territorio, carenza di finanziamenti, su cui si innestano le questioni di giustizia amministrativa di cui parlavo prima. I problemi di complessità del territorio sono evidenziati da un numero che le dò: negli ultimi 15 anni, l’Amministrazione ha speso circa 300 milioni di euro in interventi per la messa in sicurezza idrogeologica. Soldi che sono stati già spesi. Ne servono ancora quattrocento: questi sono gli importi delle opere progettate. Dunque, il problema principale è la complessità che risiede nel reperimento delle risorse. Poi, c’è il problema degli impedimenti amministrativo-giudiziari: da anni, a Genova, si è capito che l’opera che risolve il problema del bacino del Bisagno è lo scolmatore che costa 270 milioni di euro (costo stimato) ma i fondi non sono mai stati trovati. La nostra Amministrazione, due anni fa, appena insediata, ha deciso di progettare uno stralcio di quest’opera più grande, per risolvere almeno il problema del torrente Fereggiano (che nel 2011 causò 6 vittime) e di altri due più piccoli rii. Quest’opera, che è da considerarsi un lotto del grande scolmatore del Bisagno partirà entro la fine di maggio del prossimo anno: ci vorranno 45 milioni di euro in tutto, 25 messi dallo Stato, 15 dal Comune, 5 dalla Regione.
D) Di che ordine di grandezza parliamo quando si discute dei fondi non utilizzati rispetto ai finanziamenti necessari per completare i lavori?
R) Parliamo di 35 milioni non utilizzati che consentono di proseguire di qualche centinaia di metri i lavori di allargamento della copertura terminale. Poi c’è un ulteriore tratto, della stessa copertura terminale, che non è ancora finanziato e per cui servono altri 95 milioni di euro che il governo si è impegnato a rendere disponibili, in quota parte, con lo Sblocca Italia (per circa 20 milioni) e per una seconda tranche, con gli accordi di programma Regione-Ministero.
D) Restando in tema di dissesto idrogeologico, quali sono realmente i margini di azione delle amministrazioni locali e cosa dovrebbe fare invece il governo che, secondo lei, non ha fatto?
R) Le amministrazioni locali sono l’ultimo anello della catena istituzionale da cui i cittadini si aspettano, tuttavia, risposte. Parliamo di una questione su cui si è maturata una certa sensibilità, solo negli ultimi 15 anni: in passato le amministrazioni locali degli Anni ’60 e ’70, in particolare, sono state responsabili della promozione di piani urbanistici che hanno portato il territorio a una situazione come quella attuale. Oggi, siamo in difficoltà, prima di tutto, per un problema di risorse economiche e poi, anche per lo svuotamento progressivo di risorse umane, di personale tecnico, dotato di competenze specifiche su questioni come quella di cui discutiamo. Da queste premesse, comprendiamo meglio le nostre difficoltà di calare i progetti nel territorio: noi abbiamo riscontrato grandi problemi a proseguire i lavori di messa in sicurezza del torrente Chiaravagna (torrente di Ponente che esondò nel 2010) perché in quella zona sono presenti attività produttive che, sicuramente, non vivono un momento felice a causa della crisi, e che hanno avanzato richieste e, di fatto, bloccato i lavori: la minaccia di una crisi aziendale che, dunque, avrebbe avuto conseguenze occupazionali, si è scontrata con l’interesse generale – quello della sicurezza del territorio – bloccando formalmente gli atti assunti dall’Amministrazione! Se lo Stato mettesse a punto un grande piano di interventi idrogeologici, accompagnato da una semplificazione delle norme, credo che si metterebbero in marcia molte situazioni bloccate e da cui dipende la sorte di altrettante economie ferme: un territorio che, a distanza di tre anni, è ferito da due devastanti alluvioni, è un territorio in cui diventa rischioso investire. Un territorio che presenta un livello di rischio accettabile diventa anche più appetibile per gli investimenti.
D) La città ha una strategia di adattamento ai cambiamenti climatici?
R) L’amministrazione si è data un Piano PAES – Piano di Azione per l’Energia Sostenibile – che traguarda riduzioni di CO2 al 2020, in linea con quelli del Protocollo di Kyoto. Certamente anche in questo caso, il Piano sconta la povertà di risorse che in questo momento affligge gli enti locali.
D) A chi compete la cura del patrimonio boschivo e forestale (la cui tutela aiuterebbe a prevenire i rischi derivanti dal dissesto idrogeologico)?
R) Il territorio boschivo è frammentato tra Comune, Regione e Demanio: come amministrazione stiamo provando con la Regione a impostare un discorso che si fondi sui prossimi contributi del Piano di Sviluppo Rurale e che doti il Comune di un Piano di assestamento forestale. Lo scopo è quello di gestire il patrimonio forestale conciliandolo con quello della salvaguardia del territorio. Fino ad oggi non c’era uno strumento di questo tipo.
D) Progetti per il futuro (a medio termine)?
R) I progetti principali sono quelli cui accennavo: lo scolmatore del Fereggiano per la prima metà del prossimo anno, la prosecuzione dei lavori per l’adeguamento della copertura del Bisagno e l’avanzamento del piano di messa in sicurezza del torrente Chiaravagna.
Ilaria Donatio