Ozono e rifiuti: maglia nera e maglia rosa per l’Italia
Una notizia buona, una cattiva. L’Italia in quanto a primati si distingue sempre. Iniziamo da quella cattiva: il nostro paese è maglia nera europea nella lotta all’ozono - non quello “buono” della stratosfera, che protegge la pelle dalle radiazioni ultraviolette del sole, ma quello “cattivo”, ovvero il gas serra presente, in limitata quantità, nella parte bassa dell’atmosfera, che costituisce uno dei principali componenti dello smog delle città.
E’ quanto riporta l’ultimo rapporto dell’Agenzia Europea dell’Ambiente di Copenhagen, secondo cui, a fronte di un complessivo buon andamento della concentrazione di ozono nell’aria a livello continentale, nella passata primavera-estate (il 2009 sarebbe addirittura il miglior anno dal 1997, cioè da quando è attivo il monitoraggio), il Belpaese avrebbe sforato il tetto consentito, la cosiddetta “soglia di informazione” (che obbliga a notificare il rischio), per ben 79 giorni di fila. La peggiore media della Ue, senza usare mezzi termini.
Ma non la sola. L’Italia è accompagnata, in questo triste primato, da Grecia e Portogallo che hanno infranto, come noi, il divieto di superare i 180 microgrammi di ozono per metro cubo durante le 24 ore. Una vecchia storia, che registra due situazioni opposte tra Nord e Sud dell’Europa: a partire dalla zona Mitteleuropea, andando in su, infatti tutti i paesi (ad esclusione del Belgio) hanno avuto lo scorso anno livelli accettabili.
L’estate è il periodo più critico per l’emergenza ozono, perché il gas inquinante, che si forma in condizioni climatiche caratterizzate da una forte radiazione solare e una temperatura elevata (in presenza di alta pressione e bassa ventilazione, fenomeni che favoriscono il ristagno e l’accumulo di tali sostanze), incontra in questa stagione la combinazione di caldo e traffico.
I superamenti degli scorsi mesi, in Italia, sono stati corposi e hanno interessato il 50,6% della popolazione, contro una media europea del 17,2%. Nel 2008 la percentuale era stata del 48,6%, contro una media europea del 13,1%. Si tratta di valori comunque inferiori al 2007 (66,3%) e al 2006 (66,7%), ma non rappresentano decrementi sufficienti per salvare da un pesante inquinamento l’aria che respiriamo.
Le aree più colpite della Penisola sono state, come sempre, la Pianura Padana e alcune aree metropolitane del Lazio e della Campania. Le categorie di popolazione più esposte sono i bambini, gli anziani, i soggetti asmatici e chi è affetto da sindromi cardiovascolari o polmonari. Alte concentrazioni di questo gas serra possono avere infatti effetti nocivi sulle vie respiratorie e provocare una maggiore frequenza di crisi asmatiche e malattie, ma anche cefalea e disturbi del sonno, nonché irritazione a occhi e gola. Un problema che merita tutta l’attenzione delle istituzioni, tenute infatti, per legge, a comunicare ai cittadini se e quando si stanno verificando situazioni critiche per inquinamento da ozono.
Altro noto punto debole per l’Italia sono i rifiuti. Un problema che ci ha visti ai penultimi posti della classifica per le politiche di smaltimento e gestione (non parliamo di riciclo). Stavolta però siamo incredibilmente i primi, addirittura anticipando gli altri paesi dell’Unione. Dopo la sonora bacchettata da parte della Corte di Giustizia UE di Lussemburgo (che in termini giuridici equivale ad una condanna per il mancato controllo dei rifiuti in Campania), il Ministero per l’Ambiente ha annunciato che entro l’estate disporrà un DDL per recepire, con 6 mesi di anticipo rispetto alla scadenza, la direttiva europea Sistri, il sistema di tracciabilità dei rifiuti, varato nel dicembre 2008, che propone “un quadro giuridico volto a controllare tutto il ciclo dei rifiuti, dalla produzione allo smaltimento, ponendo l’accento sul recupero e il riciclaggio” – come si legge nel sito della Commissione Europea.
“Fino a questo momento non abbiamo mai considerato i rifiuti come una risorsa”, ha commentato ieri il capo della segreteria tecnica, Luigi Pelaggi, “mentre dobbiamo muoverci in questo senso, soprattutto per quanto riguarda il
riciclaggio”. Buoni i propositi, ora attendiamo i risultati.
Letizia Tortello