Obsolescenza programmata: una proposta di legge per contrastare la “scadenza” degli elettrodomestici
Se comparati con i loro “genitori”, gli elettrodomestici moderni, vista la loro durata, sembrano essere “programmati per autodistruggersi”. È la cosiddetta “obsolescenza programmata”. Un campo ancora poco studiato, dove manca un quadro normativo che definisca la materia.
A colmare questa lacuna, almeno in Italia, ci prova una proposta di legge presentata recentemente da Luigi Lacquaniti, deputato di Sinistra Ecologia Libertà, e Simone Zuin, ideatore del sito “Decrescita Felice Social Network“.
L’obsolescenza programmata è quella «pratica industriale – si legge nella proposta di legge – in forza della quale un prodotto tecnologico di qualsiasi natura è deliberatamente progettato dal produttore in modo da poter durare solo per un determinato periodo, al fine di imporne la sostituzione con un nuovo prodotto, più efficiente e funzionale, la cui carica innovativa viene pianificata in precedenza».
«Ci risulta che in Europa esista un’unica legge sull’obsolescenza programmata entrata in vigore in Belgio – dichiara Luigi Lacquaniti – Si tratta di una materia nuova. La pubblicistica in materia infatti è ancora scarsa e le uniche pubblicazioni arrivano da Oltreoceano: negli Stati Uniti sono state condotte delle indagini che hanno messo in luce degli “accordi di cartello” che andavano ad influire sul mercato imponendo una sorta di “scadenza” ad alcuni prodotti. Riteniamo che vi possano essere stati accordi di questo tipo anche tra le multinazionali che producono elettrodomestici. In questo campo vuole intervenire la proposta di legge che abbiamo depositato».
«Non è accettabile – continua Lacquaniti – che si producano elettrodomestici con difetti di origine, tali per cui, dopo un certo numero di anni o una volta che è scaduta la garanzia, il bene si rompa e non possa essere più riparato, costringendo il consumatore ad acquistare un nuovo prodotto». Secondo Lacquaniti, tra i consumatori è frequente la domanda: “Ho acquistato vent’anni fa un televisore e mi è durato tanto tempo. Lo acquisto oggi e dura molto meno. Come mai? «La spiegazione che danno solitamente i venditori – afferma il deputato di SEL – è che si tratta di strumentazioni molto più sofisticate di un tempo. Ma è un argomentazione che non regge. Il fatto che la strumentazione sia più sofisticata, dovrebbe essere una garanzia ulteriore per una maggiore durata di vita dell’oggetto».
La proposta di legge punta a far emergere e sanzionare gli eventuali casi di obsolescenza programmata. «Con questa proposta di legge – spiega Lacquaniti – intendiamo identificare penalmente e vietare la pratica dell’obsolescenza programmata. Sono previste delle sanzioni che vanno da 10 mila a 500 mila euro a seconda del produttore». Ci saranno dei controlli per individuare i casi di obsolescenza programmata? «Ci siamo soffermati parecchio su questo punto per capire se fossero fattibili dei controlli in questo senso. Noi riteniamo di sì. Il Ministero dello Sviluppo Economico deve assumersi in prima persona l’onere di verificare la durata media dei prodotti attraverso propri organi ispettivi di controllo, enti terzi o organi di certificazioni. Inoltre, la proposta prevede che il ministero, dopo l’entrata in vigore della legge, intervenga con un’indagine accurata sui beni di consumo (principalmente prodotti elettrici) per verificare effettivamente la corretta progettazione, produzione e commercializzazione del bene».
La proposta mira ad avere risvolti positivi anche dal punto di vista occupazionale. «È prevista la creazione – precisa Lacquaniti – di una nuova modalità di impiego “riscoprendo” la figura del riparatore del bene di consumo. Può essere uno sbocco per l’occupazione giovanile. Ma deve essere favorito l’accesso a queste nuove figure lavorative attraverso una formazione alla riparazione dei beni prodotti. Per fare ciò è necessario che il produttore metta a disposizione le istruzioni per riparare. In questo modo anche il consumatore potrà conoscere già in origine se e a quali condizioni il prodotto può essere riparato». Questo aspetto si collega alla questione della garanzia del prodotto. «Si prevede inoltre il prolungamento della garanzia che oggi è di due anni. Il produttore – aggiunge il deputato SEL - dovrà garantire e assicurare la disponibilità delle parti di ricambio per tutto il tempo in cui viene venduto sul mercato e per gli ulteriori cinque anni successivi. I produttori sarebbero, inoltre, tenuti ad informare della possibilità di riparare il bene. Laddove queste condizioni non siano soddisfatte la proposta di legge fissa ulteriori sanzioni al di là di quelle più generali per l’obsolescenza programmata».
Quali sono le possibili tempistiche della proposta di legge? Come in altri di casi, l’iter parlamentare può trasformarsi in un labirinto inestricabile. Non si possono fare infatti previsioni, precisa Lacquaniti: «Le tempistiche dipendono dalla durata della legislatura. La proposta di legge è stata incardinata in Commissione Attività Produttive. Passerà qualche mese prima che possa iniziare effettivamente il suo iter, che tuttavia seguirò in prima persona essendo capogruppo di SEL in Commissione». Il deputato ci tiene a sottolineare che si tratta di una proposta che ha un interesse collettivo. «La proposta di legge è oggetto di interesse di due settori molto attenti ai consumi: da un lato i movimenti per la decrescita e dall’altro i movimenti per la tutela dei consumatori. Ma non solo. Ritengo infatti che la questione sia così importante da investire diversi aspetti. Basti pensare all’aspetto ambientale della questione: oggi dobbiamo smaltire un quantità esorbitante di prodotti di consumo che potrebbero avere una seconda vita senza diventare in breve tempo un rifiuto».
Giuseppe Iasparra