Nel blu dipinto di blu: fondo europeo per la pesca e nuove regole per le navi rottamate
È il mare il grande protagonista dell’ultima settimana europea. Sia sul fronte parlamentare che su quello dell’esecutivo, la politica UE ha dato ampia rilevanza a ciò che troppo spesso viene dimenticato essere una risorsa ed un patrimonio inestimabili.
L’Europarlamento, in particolare, ha dato il proprio parere favorevole a due fondamentali iniziative. I deputati hanno approvato, in via definitiva, le nuove regole per l’eco-riciclo delle vecchie navi UE. Il fenomeno che le riguarda è assai peculiare e pericoloso per l’ambiente e la salute. Queste imbarcazioni, infatti, spesso cambiano bandiera e finiscono sulle spiagge principalmente dei Paesi del Sudest asiatico. Si tratta di Paesi come India, Pakistan e Bangladesh che attraverso questo Regolamento dovrebbero essere incentivati ad investire in strutture di riciclo adeguate. Il nuovo testo prevede che le navi europee vengano smantellate, con il loro carico di sostanze nocive, come amianto, PCB, mercurio e altri composti chimici pericolosi, solo in strutture specializzate, incluse in una lista a livello comunitario. Tuttavia, non sono coinvolte solo le imbarcazioni UE, ma anche quelle extra UE nel momento in cui attraccano in un porto europeo, visto che dovranno fornire l’inventario dei materiali pericolosi presenti al loro interno. Bocciata invece la proposta di una tassa da applicare ad ogni nave che entra in un porto europeo. L’idea era quella di convogliare le risorse così ottenute in un fondo per la eco-rottamazione. Su questo punto, la palla torna, quindi alla Commissione Europea, che dovrà valutare se elaborare entro il 2015 la proposta di un meccanismo che incentivi lo smantellamento sostenibile.
Decisioni che dovrebbero mettere a tacere anche le voci che volevano un trasferimento all’estero della Costa Concordia, naufragata il 13 gennaio 2012 all’Isola del Giglio. Pochi giorni fa, anche il Ministro Orlando aveva sottolineato l’importanza che l’intero ciclo di trattamento e smaltimento del relitto restasse in Italia, proprio per scongiurare la possibilità che vengano portati rifiuti in Paesi che non hanno una normativa adeguata.
La seconda novità riguarda, invece, il nuovo Fondo europeo per le attività marittime e la pesca (Feamp) relativo al periodo 2014-2020. Strasburgo ha deciso di destinare 6,5 miliardi di Euro con diverse novità. Prima fra tutte, la concessione di un importante sostegno all’occupazione e alla formazione dei giovani pescatori. Il nuovo Fondo darà la possibilità ad un pescatore di 50 anni di assumere un giovane che ha meno di 30 anni, finanziando per due anni il suo salario per un totale di 40mila Euro. Inoltre, due terzi del tempo del giovane saranno impiegati in attività lavorative ed un terzo, nella formazione su tecniche di pesca sostenibili. Il raddoppiamento dei fondi stanziati per la raccolta dei dati fornirà poi, la possibilità di valutare meglio come gli stock ittici avranno bisogno di recupero. In questo modo sarà più facile esercitare una pesca eco-compatibile e combattere più efficacemente la pratica illegale nelle acque europee. Aiuti UE saranno, infine destinati all’acquisto di attrezzature di pesca più selettive per la movimentazione, lo sbarco e lo stoccaggio delle catture indesiderate. Tuttavia, viene data la possibilità ai pescherecci sotto i 12 metri di rimanere in mare più a lungo e di aumentare la loro operatività.
L’Assemblea ha, invece, respinto l’emendamento per reintrodurre l’aiuto UE al rinnovamento della flotta. Questi finanziamenti si sono conclusi nel 2002. Una loro reintroduzione avrebbe pericolosamente aumentato la capacità della flotta, aumentato le dimensioni dei pescherecci e provocato la distruzione dei pochi stock ittici in salute rimasti. Il via libera del Parlamento dà l’avvio ai negoziati con Consiglio e Commissione, l’obiettivo è quello di rendere operativo il FEAMP già dal gennaio 2014.
L’orientamento europeo è in linea con quanto affermato dal Wwf nel Manifesto per un Mediterraneo di Qualità. Un Mediterraneo di Qualità, si legge nel documento, ha acque senza rifiuti, navi che non colpiscono i cetacei, ha relitti non velenosi e aree marine protette che funzionano. Ha una pesca sostenibile, coste rocciose, spiagge, scogli e falesie; ha turisti responsabili, biodiversità, tartarughe libere di nuotare. È senza piattaforme per l’estrazione di idrocarburi.
Tuttavia, le cifre relative alle risorse idriche a livello planetario sono allarmanti, i mari e gli oceani stanno diventando sempre più la discarica del pianeta visto che 10 milioni di tonnellate di rifiuti finiscono nelle acque di tutto il mondo ogni anno, e che i rifiuti di plastica costituiscono l’80% degli scarti presenti nell’Atlantico e nel Pacifico, con conseguenze fatali per numerose specie marine.
Al fine di essere ancora più incisivi nella preservazione dell’habitat marino, la Commissione Europea sta valutando dunque le opzioni per impostare un obiettivo UE di riduzione quantitativa dei rifiuti marini, come richiesto nel 7° Programma d’Azione Ambientale e come deciso alla Conferenza internazionale sullo sviluppo sostenibile Rio +20, dove è stato preso l’impegno di ottenere significative riduzioni dei rifiuti marini per evitare danni all’ambiente costiero e marino entro il 2025. Per fare ciò l’Esecutivo di Bruxelles ha deciso di ricevere input interpellando i cittadini e le parti interessate attraverso una consultazione pubblica che rimarrà aperta fino al 18 dicembre 2013. Il questionario contiene una serie di azioni che potrebbero essere intraprese da parte di consumatori e commercianti, dell’industria della plastica, del trasporto e della pesca, dal lato delle ONG, delle autorità locali e nazionali e dei responsabili politici dell’UE per ridurre la presenza e l’impatto dei rifiuti marini.
I risultati emersi, assieme alla revisione delle Direttive sugli imballaggi e sulle discariche potrebbero confluire in una Comunicazione più ampia in materia di rifiuti da adottare nel 2014.
Beatrice Credi