L’urlo dei Parchi in crisi nelle riflessioni del Gruppo di San Rossore
Lo Stelvio, di cui non sappiamo bene la fine fra separazioni gestionali e commissariamenti – e del quale pare imminente il blocco in termini di capacità gestionale. I parchi regionali, che spesso non riescono, ormai, ad arrivare a fine mese. Le Aree Marine Protette, che sono letteralmente alla canna del gas.
Sono questi i mesti protagonisti degli incontri dei giorni scorsi di Pisa e al Parco di San Rossore, dove l’omonimo Gruppo di esperti nazionali ha fatto il punto sulle aree protette italiane. A partire dalle parole del primo firmatario della storica legge nazionale 394/91, l’avvocato Gianluigi Ceruti, che ha aperto i lavori del 21 settembre insieme a Renzo Moschini, coordinatore del Gruppo di San Rossore. Compatto il richiamo di entrambi all’importanza di mantenere viva l’attenzione sui parchi e discutere della loro crisi, senza cedere alle facili tentazioni di risolvere la questione con modifiche – di dubbio esito – alle normative e alle leggi. Come la recente azione presso il Senato che interessa proprio la legge 394.
La crisi dei parchi è, in realtà, segnale di una difficoltà più estesa, che riguarda il tema del governo del territorio, vera sindrome diffusa da denunciare e portare all’evidenza pubblica. Per questo il dibattito toscano ha voluto riferirsi, con chiarezza, ai concetti di suolo e di paesaggio, tentando di unire il dibattito fra questi temi, solo apparentemente indipendenti, ma uniti come due lati della stessa medaglia. Un tentativo, dunque, di portare di nuovo al centro del dibattito nazionale la profonda unità che lega i vari aspetti della gestione dei parchi, nuovamente minacciati dall’indifferenza e dall’incomprensione delle proprie dinamiche.
Anche nel confronto sui parchi regionali del 22 settembre, a Pisa, presso il Museo San Matteo, sono emerse, in tutta la loro evidenza, le difficoltà. Con qualche esempio – per fortuna – in controtendenza, come quello del Trentino Alto Adige, che ha saputo esprimere una capacità di attività legislativa innovativa, sia riguardo al sistema delle reti di riserve naturali che a quello dei parchi fluviali.
Luigi Piccioni ha esplorato questi campi di riflessione con una ricognizione a più ampio raggio, al confine con i concetti e le ideologie della cultura dominante, soffermandosi sul peso del neoliberismo nelle visioni odierne e sulle sue ricadute nel contesto del dibattito intorno ai parchi.
Anche noi dei parchi regionali piemontesi abbiamo voluto portare un contributo: Patrizia Rossi per le Alpi Marittime e il sottoscritto per il Parco del Po e della Collina Torinese. Le difficoltà che sta affrontando attualmente il sistema piemontese necessitano infatti di un grido di allarme per sensibilizzare il pubblico e gli amministratori, ma anche di proposte concrete e di spunti per uscire da una impasse che mai ha avuto eguali nella storia del sistema regionale in Piemonte.
Ippolito Ostellino*
*Direttore dell’Ente di Gestione dei Parchi del Po e della Collina Torinese