L’internazionalizzazione del mercato energetico UE verso una svolta sostenibile
Rafforzare la dimensione internazionale della politica energetica dell’Unione Europea. Questo è stato il tema centrale dell’ultimo Consiglio dell’UE, svoltosi lo scorso 24 Novembre a Bruxelles.
Il tema fondamentale di cui si è discusso è stata la volontà dell’Europa di diventare una protagonista effettiva, sulla scena internazionale, per quanto concerne le decisioni in campo energetico, a fronte della centralità che queste politiche stanno assumendo nell’agenda dei Paesi, industrializzati e in via di sviluppo, che vogliano assicurarsi una crescita.
In che modo, dunque, l’UE ha intenzione di raggiungere questo obiettivo? Le priorità emerse dal Consiglio sono essenzialmente cinque. In primo luogo, il rafforzamento del coordinamento della politica estera comune dell’energia, che presuppone l’integrazione del mercato energetico interno con i vari mezzi e le capacità degli Stati Membri. Lo strumento chiave, in questa fase, dovrebbe essere una maggiore trasparenza negli accordi intergovernativi in tema di energia stabiliti dagli Stati Membri con Paesi Terzi, così come un crescente supporto della Commissione durante le fasi di negoziazione, soprattutto per quegli accordi che potrebbero influenzare il funzionamento del mercato energetico interno dell’UE.
La promozione della cooperazione dell’UE, in qualità attore singolo, con i Paesi Terzi, è una delle priorità correlate emerse dal Consiglio. A tal fine, l’UE si impegna ad integrare la Comunità Energetica (Energy Community), con l’apertura nei confronti della Repubblica della Moldova, dell’Ucraina e dell’Armenia, quest’ultima in qualità di osservatore. Alla Comunità Energetica, quale strumento meramente di politica multilaterale, si affianca uno strumento più pratico e concreto: quello delle infrastrutture. Per costruire una dimensione esterna della politica energetica comune dell’UE bisogna infatti assicurare la funzionalità dei mezzi per l’approvvigionamento, così come la diversificazione dei fornitori, delle fonti e delle vie di trasporto dell’energia verso l’Europa.
L’Unione Europea si impegna inoltre a sostenere e promuovere delle politiche energetiche che garantiscano la promozione dello sviluppo sostenibile in campo energetico, incluso l’utilizzo di risorse per le energie rinnovabili e l’efficienza energetica, nonché la diffusione di tecnologie a basso impatto ambientale, al fine di ridurre le emissioni di gas serra. L’UE si propone, dunque, come promotrice di una politica energetica “pulita” anche nei confronti dei Paesi Terzi. Un impegno che si manifesta soprattutto nei confronti di quei Paesi con i quali i rapporti di scambio, in tema energetico, sono già oggi più solidi. Primi fra tutti gli Stati della regione mediterranea, nei confronti dei quali l’UE rinnova l’impegno per la costruzione di un Mediterranean Solar Plan, focalizzato essenzialmente sulla produzione di elettricità da fonte rinnovabile.
Il miglioramento delle partnership strategiche in campo energetico è un’altra priorità dell’Unione. E qui emerge il ruolo chiave della partnership con la Russia del rinato Vladimir Putin (che sarà nuovamente candidato alla presidenza) e della Roadmap sull’Energia, che promuove una cooperazione di lungo periodo tra l’UE e Mosca. Ma partner importanti sono anche gli Stati Uniti e il Giappone, e i Paesi delle economie emergenti, come India, Cina, Brasile e Repubblica Sudafricana, dove proprio in queste ore, a Durban, si discutono i negoziati sui cambiamenti climatici.
La quarta priorità, per l’internazionalizzazione della politica energetica dell’UE, pone l’accento sul supporto alle economie in via di sviluppo. In questo caso, l’obiettivo è di stabilire programmi che facilitino politiche sostenibili per la lotta al cambiamento climatico, anche nei Paesi in via di sviluppo.
Infine, l’ultimo richiamo del Consiglio dell’Unione Europea è stato rivolto alla Commissione. Per vedere realizzati tutti questi obiettivi sarà infatti necessaria un’azione diretta e concreta della Commissione, che dovrà esaminare l’aspetto più delicato dell’intero processo: la modalità di pianificazione finanziaria dei progetti e la relativa copertura nell’ambito del budget europeo del Multiannual Financial Framework. Tutto ciò dovrà essere presentato dalla Commissione, in un report, non più tardi della fine del 2013.
Donatella Scatamacchia