Legge di Stabilità 2014: prorogati gli ecobonus. Ma passano anche le norme su stadi e spiagge
Dopo un rush finale blindato dal voto di fiducia, il Senato ha approvato definitivamente la legge di stabilità 2014. Come ha ammesso lo stesso Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Dario Franceschini, la legge, nel suo iter parlamentare, ha dovuto difendersi dal ritorno degli “assalti alle diligenze” che in passato trasformavano le vecchie “leggi finanziarie” in provvedimenti omnibus. Tuttavia, secondo alcuni, anche nella manovra economica targata Letta non mancano interventi di tipo localistico e settoriale. Per certi versi, è il caso di due norme che non sono piaciute alle associazioni ambientaliste.
Il primo caso riguarda le spiagge. La legge di stabilità 2014 introduce una sanatoria dei contenziosi sui canoni del demanio. I «procedimenti giudiziari pendenti alla data del 30 settembre 2013 per il pagamento dei canoni e degli indennizzi per l’utilizzo dei beni demaniali marittimi e delle relative pertinenze» possono essere risolti pagando in un’unica soluzione il 30% delle somme dovute oppure il 60% con un massimo di sei rate. Per Legambiente si è trattato di un “regalo di Natale” per i gestori. «Questo condono è uno scandalo - ha dichiarato il presidente Vittorio Cogliati Dezza – Se prima si volevano vendere le spiagge, ora si decide di regalarle direttamente, perché di vero e proprio regalo si tratta se si decide di sanare con il 30% del dovuto i contenziosi con quanti non hanno digerito i timidi adeguamenti tariffari voluti dal Governo Prodi. Perché lo Stato deve rinunciare agli introiti – peraltro bassissimi – che gli spettano, quando gli stabilimenti balneari continuano ad incassare cifre elevatissime rispetto ai canoni richiesti?».
L’associazione ambientalista ricorda che in Italia «nel 2012 sono stati incassati dallo Stato appena 102 milioni di euro dai canoni demaniali a fronte di un fatturato da parte delle circa 30.000 imprese balneari che si aggira intorno ai 10 miliardi di euro. I canoni di concessione, tradizionalmente risibili, erano stati timidamente adeguati dalla finanziaria 2007 e portati a 1,27 euro per metro quadro all’anno per le aree scoperte e 2,12 euro mq. anno per le aree dove insistono attività».
Il secondo caso controverso riguarda gli stadi. La Legge di stabilità stanzia un fondo da 45 milioni di euro per «assicurare interventi per la sicurezza strutturale e funzionale degli impianti sportivi e la loro fruibilità, nonché per il loro sviluppo e ammodernamento». La realizzazione degli interventi, tuttavia, non dà diritto ad una volumetria aggiuntiva per la costruzione di complessi residenziali ma potranno essere realizzati solo interventi per la fruibilità dell’impianto sportivo. Seppur mitigata rispetto alla sua formulazione iniziale, la misura è stata contestata da WWF e FAI: «I 45 milioni di euro in tre anni destinati a questi impianti sportivi – hanno affermato le associazioni – potrebbero essere meglio impiegati per il nostro disastrato patrimonio edilizio scolastico o per mettere in sicurezza antisismica gli edifici pubblici». FAI e WWF hanno, inoltre, lamentato la presenza nella norma del termine sviluppo, temendo che possa essere, in fase applicativa, interpretato nel senso di comprendere anche la costruzione di nuovi stadi con ulteriore consumo di suolo. In quest’ottica, rispetto alla formulazione iniziale, la norma prevede che «gli interventi, laddove possibile, siano realizzati prioritariamente mediante recupero di impianti esistenti o relativamente a impianti localizzati in aree già edificate». Se è vero che il diavolo si nasconde nei dettagli, che dire però dei termini “laddove possibile” e “prioritariamente”? Sembra di ascoltare la solita musica della normativa italiana, scritta per la libera interpretazione…
Dal punto di vista ambientalista, la legge di stabilità 2014 lascia qualche rammarico anche sul capitolo “ecobonus”. Fino all’ultimo c’è chi ha sperato che la proroga introdotta per il 2014 si potesse trasformare in una stabilizzazione del provvedimento. «Purtroppo – ha dichiarato Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente Territorio e Lavori Pubblici della Camera – il Governo non ha approvato in sede di legge di stabilità le proposte della Commissione Ambiente di estendere e stabilizzare l’ecobonus. Richieste ribadite da un Ordine del Giorno di cui sono primo firmatario e sottoscritto da tutti i gruppi politici, accolto dal Governo e che impegnava l’esecutivo ad ampliare e stabilizzare l’ecobonus. In particolare ad estendere il consolidamento antisismico e a rendere l’eco-bonus applicabile anche alla bonifica dall’amianto, ai soggetti incapienti e all’edilizia residenziale pubblica”. Lo stesso Ordine del Giorno avrebbe inoltre dovuto impegnare il Governo ad assumere ogni iniziativa utile per l’allentamento dei vincoli del Patto di Stabilità interno per consentire agli Enti Locali con risorse da investire, di realizzare interventi di efficientamento energetico degli edifici e di messa in sicurezza antisismica degli edifici pubblici, a partire dalle scuole e dagli ospedali. «Tra le richieste fatte al Governo – ha ricordato Realacci – anche quella di approntare senza ritardi, né sottovalutazioni il Piano di Azione Nazionale per l’Efficienza Energetica, che l’Italia deve presentare in sede europea entro aprile 2014».
Giuseppe Iasparra