La comunicazione climatica nel 2015: il caso #siamotuttiorsi
Questa è la storia di una campagna di comunicazione sociale diversa e originale, nata da una constatazione di un dato dell’informazione: i cambiamenti climatici non riescono ad attirare l’attenzione del pubblico. Le motivazioni sono molteplici, e sarebbe arduo andare a stabilire chi sono i colpevoli ultimi di questa mancanza informativa che investe il nostro Paese. Tra le cause si possono certamente citare l’assenza della tematica nelle grandi testate giornalistiche, che trattano di clima come di “costume e società”, come piccole pillole di curiosità; ma dobbiamo purtroppo constatare che anche il pubblico è poco attento alla questione, tanto che sul web le notizie sui cambiamenti climatici sono spesso tra le meno cliccate; a questo si somma una disattenzione della politica, che non si interessa all’argomento.
La differenza tra Italia e resto del mondo appare evidente non appena si valichi la frontiera: tutti possiamo immaginarci, certo, che nel Nord Europa il tema dei cambiamenti climatici sia una priorità del governo, in quanto il nostro italiano complesso di inferiorità ci pone sempre di fronte la consapevolezza che in Europa esistano Stati più interessati all’ambiente e in generale alle questioni di vivibilità e stili di vita dei propri cittadini. Vi sorprenderebbe, in realtà, accorgervi che non solo in Danimarca la coscienza sul clima è più sviluppata, ma persino nei Paesi in via di sviluppo! Torno da un recente viaggio in Perù, dove alcune popolazioni indigene del Lago Titicaca mi hanno sorpreso per quanta profonda fosse la loro conoscenza non solo della scienza del clima, ma anche dei negoziati internazionali. Vivono infatti i loro giorni ancora in simbiosi con la Natura, la Pachamama che ci nutre e dà la vita. Allora occorre aggiungere un altro fattore alla crisi di conoscenza italiana sul clima: il distacco delle persone dalla Natura e dai processi agricoli. E allora, cosa possiamo fare, dobbiamo rassegnarci al fatto che i fattori storici ci portano a spegnere i riflettori italiani sull’anno cruciale per il futuro del sistema sociale umano as we know it?
Non ce lo possiamo permettere: a Parigi, nel prossimo dicembre, si riuniranno i 198 Stati aderenti alla Convenzione delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC). Durante i prossimi mesi, i Paesi tratteranno, attraverso complessi incontri diplomatici, un nuovo accordo che andrà a sostituire il Protocollo di Kyoto, di cui proprio oggi ricorre il compleanno. Questo è l’anno in cui occorre parlare di clima e di rivoluzione energetica: “se non ora, quando?”
Per questo Italian Climate Network e Ursa Italia hanno organizzato una campagna provocatoria: creata da Tribe Communications, la campagna è basata su un’idea virale coinvolgente. E’ stata creata un’azienda fasulla, che dichiarava di fabbricare materiale isolante per edifici prodotto con il pelo di orsi polari, all’uopo allevati. Il temibile attore che in un video presentava l’azienda, proponeva questa soluzione definendola “edilizia organica”. Immediata la reazione del pubblico del web per salvare gli orsi polari da questo presunto destino, con oltre 4.000 persone che hanno aderito a una petizione online in pochi giorni, quasi 700.000 contatti raggiunti e più di 20.000 messaggi ricevuti, con l’hashtag #siamotuttiorsi.
Pochi giorni dopo, la campagna è stata rivelata, come pure il suo scopo: in Italia è facile indignarci per un pericolo imminente, ma non per un rischio più esteso nel tempo. Quegli stessi orsi polari scompariranno, e con loro altre centinaia di specie viventi a causa dei cambiamenti climatici. E mentre la retorica dell’orso polare ha chiuso i cambiamenti climatici nel vicolo cieco della comunicazione per ambientalisti, ci sfugge la visione globale della questione climatica: una delle specie a rischio si chiama “essere umano”. Il nostro sistema sociale, le nostre economie, le nostre vite, le vite dei nostri figli. I cambiamenti climatici cambieranno il mondo come lo conosciamo: è per questo che oggi #siamotuttiorsi.
di Veronica Caciagli*
*Presidente Italian Climate Network, @VeronicaClima