Fluttero: occhio all’inquinamento prima che ai cambiamenti climatici
In vista delle elezioni 2013 di febbraio proseguono le interviste di Greenews.info a politici e amministratori, per cercare di comprendere quali siano i programmi più concreti e credibili a favore dell’ambiente e della green economy.
Andrea Fluttero arriva all’appuntamento per l’intervista, in piazza Capranica, a Roma, in sella alla sua bicicletta. Il senatore del Pdl (ex An), piemontese, noto per aver invano tentato di sostituire le auto blu con bici di ordinanza, è segretario della Commissione Ambiente e oggi si ricandida nelle liste del Pdl in Piemonte. Ha alle spalle due mandati come sindaco di Chivasso, una cittadina di quasi 30mila abitanti, in provincia di Torino. Dei colleghi di Commissione, i senatori del Pd Francesco Ferrante e Roberto Della Seta, entrambi ambientalisti, entrambi “epurati” dalle liste del centro-sinistra, dice: “Mi è dispiaciuto molto perché, pur pensandola in maniera diversa, avevamo creato una dialettica positiva e fruttuosa”.
L’ambiente sembra essere realmente il filo conduttore della sua storia professionale: prima l’esperienza, ancora ventenne, nella giunta comunale di un “paesello sulla collina del Po”, Castagneto Po, come Assessore all’Ambiente, poi la presidenza della Riserva Naturale del Bosco del Vaj (la cui istituzione, ci spiega, è dovuta alla presenza, all’interno dei caratteristici boschi di castagno e quercia, di numerosi esemplari di faggio, una specie di ambiente montano rifugiatasi sulla collina torinese durante le ultime glaciazioni e per questo considerata “relitto glaciale”); poi, l’ingresso nel Consiglio provinciale torinese (Commissione Ambiente); dunque, l’elezione a primo cittadino di Chivasso. Dove dice di aver “ribaltato la città sotto tutti i punti di vista – culturale, urbanistico, ambientale – tant’è vero che al secondo mandato ho vinto con circa il 60% dei consensi”.
Per tutta l’intervista comunque, Fluttero, “liberale di formazione cattolica”, perito industriale in arti grafiche dallo stile molto sabaudo, minimizza, sottovaluta, e racconta la propria biografia politica come se tutti i passaggi fondamentali fossero stati opera di una concatenazione fortunata di eventi che lo avrebbe portato, nel 2006, a varcare la soglia di una delle due Camere del Parlamento italiano.
D) Fluttero, la sua è solo veramente fortuna o modestia?
R) Presto ho scoperto che specializzarmi in un ambito preciso avrebbe compensato l’assenza di una formazione giuridica, elemento che mi preoccupava non poco all’inizio del mio impegno politico. E d’altra parte come diceva Einaudi, “per legiferare bisogna conoscere”. Guardi che si tratta di un’osservazione non banale, considerato che la politica è spesso superficiale, non approfondisce gli argomenti, si tende a banalizzare e semplificare troppo, occorre operare delle scelte per comporre interessi diversi.
D) Mi faccia un esempio che riguardi politica e ambiente…
R) Io faccio sempre l’esempio della biomassa legnosa: stavamo analizzando il decreto 28 sulle rinnovabili del 2011 e, in Commissione, sono venuti a parlarci i rappresentanti della categoria produttiva della biomassa legnosa, che ci chiedevano incentivi; poi sono stati auditi anche i costruttori di mobili che osservavano come un eccesso di incentivi al primo settore, avrebbe messo loro fuori mercato. La visione politica dovrebbe avere l’ambizione ad essere complessiva e puntare al contemperamento di tutte le posizioni: nella misura in cui si riesce a far convivere economia ed ecologia, si può avere una chance di successo, una carta più efficace di quella meramente ideale o ideologica.
D) Cosa manca nell’approccio alla questione ambientale in Italia?
R) Io credo che l’ambiente sia considerato ancora come un lusso, un settore di nicchia e che la crisi economica abbia rallentato l’evoluzione di una consapevolezza. Mentre, invece, l’approccio all’ambiente dovrebbe essere trasversale perché sposa l’obiettivo del miglioramento delle nostre condizioni di vita con le giuste ragioni dello sviluppo e la competitività delle imprese.
D) L’esperienza come amministratore locale l’ha aiutata nella ricerca di un giusto equilibrio?
R) È stata fondamentale: perché solo nella concretezza della gestione pubblica a servizio di una comunità, si riesce a comprendere la relatività dei modelli teorici o delle stesse istanze ideali. Entrambi vanno applicati all’interno di politiche sul territorio, scelte operative, ricerca della mediazione tra interessi diversi.
D) Quali sono state, per esempio, le scelte principali in campo ambientale che ha operato come sindaco di Chivasso?
R) A Chivasso, non c’erano piste ciclabili e io ne ho fatte predisporre due (alla faccia degli ambientalisti di sinistra che mi avevano preceduto nell’amministrazione della città!); c’era un parco urbano abbandonato e la mia amministrazione lo ha acquistato dall’ordine religioso dei Mauriziani, rendendolo fruibile dalla cittadinanza; abbiamo bonificato la sponda del Po, che era un deposito di immondizia, trasformandolo in un parco urbano fluviale, e poi: illuminazione, sicurezza stradale, viabilità (con la costruzione di una mini-tangenzialina che ha decongestionato il traffico). Ancora: ho messo in piedi un servizio di raccolta differenziata prima inesistente e l’ho portato al 60%; ho realizzato opere di ingegneria idraulica e di messa in sicurezza contro il rischio idro-geologico, dopo l’alluvione del 2000. E tuttavia sono stato anche accusato di aver cementificato la città perché ho predisposto un nuovo piano regolatore per ripopolare il centro storico e valorizzarlo con investimenti pubblici e privati; mi sono beccato tutti i cantieri della Tav e le opere di riconnessione del territorio: sono stati otto anni di grande soddisfazione, con tutte le difficoltà immaginabili che esistono in un Consiglio comunale di provincia.
D) Cos’è green economy per lei?
R) Tutti ne parlano e la citano: un po’ come succedeva con la new economy. È un tic tipicamente politico: la mia categoria tende ad utilizzare frasi fatte e le ripete. Secondo me è un’opportunità che solo in parte è stata compresa e messa in atto. A livello europeo, la green economy è tra i 5 o 6 driver in grado di creare nuovo sviluppo e occupazione nel Vecchio Continente. Io sono scettico sul peso che effettivamente l’Europa ha nella sua capacità di incidere sulle questioni ambientali a livello globale: sono più preoccupato per l’inquinamento chimico e da microparticelle che non delle emissioni da CO2 (che, in realtà, non sono inquinanti, ma climalteranti). Io dico sempre, un po’ provocatoriamente: se il mondo dovesse finire a causa del surriscaldamento globale, con l’impegno dell’Europa a ridurre le emissioni da diossido di carbonio, vorrà dire che finirà sei mesi dopo…
D) Dunque?
R) Invece l’utilizzo di un greening dell’industria – e dunque un lavoro trasversale da realizzare in tutti i settori produttivi – darebbe luogo a conseguenze positive per l’ambiente e, allo stesso tempo, genererebbe un vantaggio competitivo per l’intero sistema Paese. Più concretamente: se si lavora bene sul piano della costruzione delle leggi, con parametri stringenti, e in parallelo si punta sulla ricerca e lo sviluppo in modo da rispettare quei parametri, allora i risultati sarebbero positivi sia per l’ambiente che per l’economia. Dunque, il legislatore deve costantemente dialogare con la ricerca e le categorie produttive prima di decidere le regole.
D) Quali sono le sue priorità in termini di politiche green?
R) Trovo che siano tre i settori prioritari: quello dell’energia – elettrica, termica e combustibile – tramite la sostituzione di quote di energia prodotta dalla combustione fossile con quella generata da fonti rinnovabili, utilizzando risorse del territorio; quello del riciclo di materiali, ambito dagli sviluppi potenzialmente infiniti, a partire dall’ecodesign (e dunque dalla capacità di progettare e costruire oggetti smontabili) fino alla raccolta, che deve avvenire in modo organizzato, dando luogo a quella che a livello europeo viene definita “economia circolare”; infine, il settore della biochimica, con la progressiva sostituzione della chimica da petrolio con chimica da biomassa.
D) Si sente un po’ solo all’interno della sua parte politica?
R) Io mi sento un po’ solo nella politica in generale. Ma in fondo in questo consiste l’impegno di chi ha una visione politica. E la democrazia passa esattamente dalla capacità di far passare le proprie idee.
Ilaria Donatio