“Fermiamo il consumo del suolo”. L’altra Europa secondo Domenico Finiguerra (Tsipras)
Il candidato alle elezioni europee 2014 che Greenews.info ha intervistato oggi per testarne la sensibilità ai temi ambientali è Domenico Finiguerra. Ex sindaco di Cassinetta di Lugagnano, comune che nel 2008 è entrato a far parte dell’Associazione Comuni Virtuosi, risultando vincitore del premio nazionale Comuni Virtuosi nella categoria “gestione del territorio”, Finiguerra è candidato nella lista “L’altra Europa con Tsipras”, nel collegio Nord Ovest.
D) La sua sensibilità ambientale è nota, in quale chiave pensa però che si possa declinare, un impegno concreto su questi temi, per la vostra lista?
R) La lista L’altra Europa con Tsipras mette al centro i temi ambientali e la conversione ecologica dell’economia, convinta che questa sia la sola strada per creare nuova occupazione. Per riuscirci, prevediamo l’avvio di una seria politica di investimenti, tramite un piano europeo per l’occupazione: 100 miliardi l’anno per dieci anni da destinare anche e soprattutto a progetti di conversione ecologica, per la cura del territorio, per prevenire il dissesto idrogeologico, il recupero dei nostri centri storici, il rilancio del turismo, quello del comparto agricolo, la valorizzazione della bellezza del nostro patrimonio naturale. Il senso è quello di fare dei temi ambientali la chiave per il rilancio economico del sistema Paese: questo è l’approccio della lista e credo che sia molto differente dagli altri programmi elettorali, in cui l’ambiente è visto come un mero orpello…
D) Come giudica la politica comunitaria degli ultimi cinque anni nei settori green?
R) L’UE ha una legislazione in materia ambientale molto avanzata. Tenendo presente che il nostro Paese è, in molti casi, il più accanito violatore delle regole poste dall’Europa e delle sue direttive, il partenariato transatlantico (TTIP - Transatlantic Trade and Investment Partnership) - l’accordo commerciale attualmente in corso di negoziato tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti - allenta molto quei vincoli e rischia, ad esempio, di penalizzare i più deboli, come i piccoli produttori, gli agricoltori, le piccole imprese dell’agroalimentare italiano. Noi proponiamo, dunque, che l’Europa si faccia carico anche di questa realtà, che faccia regole favorevoli non alle multinazionali ma a quei soggetti, soprattutto giovani, che vorrebbero tornare alla terra e che però sono in difficoltà.
D) In che modo?
R) Occorre una grandissima opera di semplificazione, sempre nel rispetto dell’ambiente. Perciò, il rilancio dell’economia deve sposarsi con norme di tutela ambientale, molto ferme per garantire le nostre produzioni DOC, le nostre tipicità, e non mettere a repentaglio l’intero settore dell’agroalimentare. In caso contrario, se l’accordo commerciale tra UE e USA dovesse perfezionarsi, il Barolo potrebbe essere prodotto negli USA e poi importato qui: su questo aspetto, che è molto preoccupante, ci proponiamo di dare battaglia.
D) Riesce a indicarci una priorità, tra le tante che certamente esistono, per la piena realizzazione della green economy italiana?
R) Per l’Italia credo sia obbligatorio accorciare i tempi rispetto all’obiettivo per il consumo della terra che l’Europa ha fissato per il 2050. Noi consumiamo 8 mq al secondo di terra, 252 km quadrati all’anno: dobbiamo assolutamente fermare il consumo di suolo e rilanciare, allo stesso tempo, l’edilizia di recupero e conservativa. Si tratta di due battaglie, quella per la tutela della terra e quella di rilancio del nostro patrimonio, che vanno portate avanti insieme.
D) Con quali fondi?
R) Veniamo da un ventennio in cui abbiamo operato scelte con lo slogan di “ce lo chiede l’Europa“. Oggi possiamo prendere risorse stanziate per le grandi opere e dalla Cassa Depositi e Prestiti per avviare una stagione di recupero dei nostri centri cittadini che stanno decadendo, di piccole opere di cura del territorio in sofferenza a causa del dissesto idrogeologico (abbiamo avuto circa 60 miliardi di euro di danni in 60 anni, e pianto oltre novemila morti), sia per la sua messa in sicurezza per i cittadini sia per rimettere in moto l’economia. Non ci interessa realizzare campi da golf per i grandi resort ma ci preme valorizzare le risorse locali, mettere in rete progetti bellissimi che sono rimasti sulla carta.
D) Me ne dica qualcuno…
R) Dalla pista ciclabile Venezia-Torino a quella Svizzera-Mare che metterebbero in moto una filiera nei territori davvero impressionante. Intanto, gli altri paesi realizzano piste ciclabili che da Parigi vanno a Londra mentre la nostra politica è centrata su grandi opere, cementificazione, centri commerciali.
D) Quale sarà la collocazione de L’altra Europa nel Parlamento Europeo? Stringerete alleanze o comporrete un gruppo autonomo?
R) L’altra Europa farà un gruppo parlamentare con Tsipras naturalmente, poi credo che sarà naturale la costruzione di rapporti molto forti con i Verdi Europei.
D) Ci sono, tra la lista Tsipras e il M5S alcune sensibilità comuni. Quali sono, invece, le differenze secondo lei?
R) I punti di contatto sono diversi: certamente, c’è una critica condivisa al modello politico ed economico dominante. Credo che da parte nostra ci sia una determinazione nel puntare a un’Europa diversa e la consapevolezza che il rischio di una fuoriuscita dall’euro, è un rischio che non possiamo permetterci. E non solo per questioni meramente finanziarie ma per una ragione politica di sostanza, perché l’Europa deve diventare un’Europa politica, un’Europa dei diritti, come contrappeso – nel sistema mondo – agli equilibri imposti da USA e Russia. Anche per impostare diversamente una politica estera europea, oggi, colpevolmente silente. L’Europa va rafforzata per lavorare alla costruzione di uno scenario mondiale pacifico che metta al centro le persone e i loro diritti, e non le rendite e le banche.
Ilaria Donatio