Duro da accettare, ma questa volta ha ragione Chavez
“Salvate il mondo, non le banche!”. Il monito giunge da un pulpito che non ci saremmo mai aspettati di celebrare, ma – siamo onesti – questa volta Ugo Chavez, il caudillo venezuelano ultrapopulista (che ha preso la parola oggi alla Conferenza di Copenhagen), ha ragione.
Di fronte alle cifre “astronomiche” elargite dai Paesi ricchi “per salvare banche e banchieri” la miope avarizia dimostrata nella lotta ai cambiamenti climatici e nella concreta promozione della green economy fa rabbia. Lasciamo pure da parte il noto chiodo fisso anticapitalista di Chavez – che a nostro avviso non c’entra (poichè è il capitalismo stesso, più che gli Stati, a poter spingere con successo la green economy) – ma il problema resta, tanto che il discorso del presidente venezuelano viene ascoltato con attenzione dalle migliaia di delegati presenti e accolto con molti applausi “bipartisan”.
L’arringa di Chavez non risparmia nemmeno il presidente Obama, fresco di Nobel e paladino wannabe degli ambientalisti, ma già in odore di grande delusione mondiale a causa dello stallo a cui Usa e Cina hanno portato le trattative.
Le dure parole di Chavez, come riconosciuto da molti osservatori internazionali, hanno avuto se non altro il merito di dare un soffio di brio ed energia ad un’assemblea precipitata in un pietoso e frustrante pessimismo. Un vertice, come riporta con lucida sintesi l’inviato di Ansa Fabrizio Finzi, ”diviso tra l’oscuro lavoro di tecnici e sherpa che lavorano ad un documento gonfio di pagine (circa 60) e cifre ed i giovani che manifestano all’esterno tra musica e lacrimogeni”.
Andrea Gandiglio