Copenhagen o Babele? La seconda settimana inizia in salita
Si è aperta oggi, dopo un giorno di sosta e le riunioni informali dei Ministri dell’Ambiente, giunti in Danimarca, la seconda settimana della Conferenza Onu sui cambiamenti climatici di Copenhagen che vedrà, tra giovedì e venerdì l’arrivo dei Capi di Stato e di Governo per le decisioni finali.
E’noto che le dinamiche delle negoziazioni tra Stati siano materia difficilmente comprensibile al cittadino comune, ma talvolta assumono contorni così aggrovigliati e contradditori, che impongono di darne notizia - anche da parte di chi, come noi, si è proposto (si veda l’Editoriale) di non cedere alla tentazione della telecronaca “calcistica”.
Cerchiamo quindi di ricostruire brevemente i nodi principali e gli sviluppi attesi.
DUE TESTI SONO MEGLIO CHE UNO: dai lavori “tecnici” della prima settimana del vertice sono usciti due testi, in cui mancano: a) qualsiasi riferimento a cifre precise - economiche o di riduzione delle emissioni; b) indicazioni circa la natura legislativa del nuovo trattato. Secondo gli “osservatori” però il fatto che si sia giunti ad accogliere i Ministri, in arrivo a Copenhagen, con due testi dimostra che c’è volontà di chiudere. Una logica curiosa…
PRUDENTEMENTE OTTIMISTA: il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon, appena sceso dall’aereo che lo ha portato a Copenhagen, non si sbilancia e dichiara: “Sono sempre ottimista, ma prudente. Sono prudentemente ottimista”. E saggiamente aggiunge: “Si deve attendere la fine dei lavori per vedere se la 15esima Conferenza Onu sul Clima intende realmente inviare un messaggio”. Un capolavoro di diplomazia.
UN INCORAGGIAMENTO NOTEVOLE: così il capo negoziatore Onu, Ivo de Boer, ha salutato lo stanziamento di 7,2 miliardi di euro, per i paesi poveri, deciso dall‘Unione Europea venerdì scorso, al termine di due giorni di trattative – parallele al summit di Copenhagen – per sbloccare “aiuti immediati da destinare ai paesi in via di sviluppo, soprattutto a quelli più vulnerabili, per aiutarli a partecipare alla lotta contro il riscaldamento del pianeta”. L’importo si intende complessivo per i tre anni del cosiddetto “fast start” (2010, 2011 e 2012) e costituisce circa 1/3 degli aiuti che la UE auspica possano arrivare dai paesi sviluppati su base volontaria. In ambito istituzionale europeo il risultato viene celebrato come un primo traguardo incoraggiante, la Cina sostiene che un finanziamento “a corto termine” non è invece una risposta valida e le associazioni ambientaliste si dicono deluse per le modeste ambizioni dell’UE, che non intende assumersi autonomamente l’onere di passare dal 20 al 30% di riduzioni di CO2 entro il 2020, prima di essere sicura che anche gli altri (leggi: USA e Cina) facciano qualcosa di significativo. ”L’attitudine aspetta e vedi del presidente della Commissione Barroso e di altri leader è responsabile di questa paralisi”, ha commentato Joris den Blanken, responsabile clima di Greenpeace. D’altro avviso il Minsitro Stefania Prestigiacomo che ribadisce: “Non è ragionevole pensare che l’Europa possa da sola caricarsi il grave peso economico di un accordo, onerosissimo per le nostre economie e che non produrrebbe alcun effetto per l’ambiente”. I leader della UE si riuniranno comunque giovedì per un summit informale ”di concertazione”.
LUNGA VITA A KYOTO/BASTA KYOTO: i paesi “poveri” del G77 (di cui fanno parte anche Cina, India, Brasile e Sud Africa, che proprio poveri non sono) propongono di estendere, con qualche ritocco, la durata dell’attuale Protocollo di Kyoto al 2020. Non hanno nulla da perdere, perchè Kyoto non vincola questi paesi ad alcun intervento obbligatorio, per non opprimerne le economie. Ma Russia, Giappone e Canada non ci stanno e vogliono un trattato globale che lo scalzi definitivamente. Il ministro Prestigiacomo ricorda: “Se Copenhagen deve essere l’occasione per salvare il Pianeta non può essere il luogo della replica di un accordo che non ha aiutato l’ambiente, visto che da quando è stato firmato le emissioni globali sono aumentate del 40% e continuano a crescere”.
UN DIALOGO TRA SORDI: “Le distanze fra le posizioni sono molte lontane ed a volte sembra di assistere ad un dialogo fra sordi”, ha rilevato il ministro Prestigiacomo al termine della riunione ministeriale informale di ieri. “Nei prossimi giorni”, ha aggiunto, “dovremo mettere in campo uno sforzo straordinario e cercare di superare le rigidità degli interessi nazionali se vorremo giungere ad un risultato positivo e consegnare ai Capi di Stato e di Governo la fase finale di un negoziato con pochi e chiari nodi da sciogliere”.
Andrea Gandiglio