Consumo del suolo: pro e contro delle leggi regionali
Una Legge nazionale sul consumo del suolo, a grande richiesta. Una legge che dovrebbe dare le linee guida, un vademecum legislativo prima che i governi regionali agiscano senza una direttiva, soprattutto dopo la recente esperienza della Regione Toscana prima, e la Regione Lombardia dopo, che hanno approvato le loro Leggi locali sul consumo del suolo. Atti che richiamano ancora di più la necessità e l’urgenza di una norma italiana in materia.
La legge regionale della Toscana prevede nuove costruzioni (non residenziali) solo se non ci sono alternative, privilegiando il riuso dell’esistente. Nuovi poteri alla conferenza paritetica. 25 aree vaste e tempi rapidi per la pianificazione, 2 anni invece di 6. 7 milioni per incentivare i Comuni, derivanti dai risparmi della politica. Patrimonio territoriale inteso come equilibrio tra gli elementi del territorio: acqua, terra, intervento umano. Osservatorio e Conferenza paritetica lavoreranno insieme per valutare gli effetti della legge, presentare proposte e verificare l’efficacia della legge. Incentivi alla buona agricoltura come presidio primario alla difesa del territorio, meno burocrazia. Prevenzione contro le alluvioni: individuati 1.000 chilometri quadrati di territorio dove è impossibile costruire (il 7% del totale) perché a rischio. Sebbene criticabile per il numero di articoli (256!), è pregevole per la chiarezza con cui introduce il principio di consumo di nuovo suolo esclusivamente nell’ambito del territorio già urbanizzato.
La legge regionale della Lombardia deroga invece non più di tre anni e mezzo ai sindaci e costruttori sui progetti edilizi già in essere. Dopo questo termine si potrà costruire anche sulle aree agricole, ma solo se per compensazione saranno destinate aree verdi precedentemente urbanizzate. Fissa tra 30 mesi lo stop all’edificazione dei suoli agricoli inedificati, anche se attualmente oggetto di previsioni edificatorie. Dà lo stop alle varianti sulle nuove destinazioni d’uso delle aree agricole. Sono previsti aumenti degli oneri di urbanizzazione per le aree agricole urbane ed extraurbane, durante i tre anni entro i quali i progetti in essere potranno essere confermati. Nel computo del suolo edificato e consumato andranno conteggiate anche le infrastrutture sovracomunali, diversamente da quanto previsto dal testo originario, che consentiva una deroga per questa categoria di opere, spesso responsabili delle maggiori distruzioni del suolo agricolo e delle fragili connessioni ecologiche della pianura lombarda sopravvissute alla cementificazione pubblica e privata. Penalizzato con maggiorazioni dei contributi e non più favorito con incentivi, come nel testo originario, il consumo di suolo realizzato nel periodo transitorio. Il Piano Paesaggistico Regionale (PPR), dovrà prevedere criteri vincolanti per i Piani di Governo Territoriale (PGT), che dovranno cancellare quelle previsioni di trasformazione del suolo non compatibili con altre soluzioni di riuso del suolo o con i reali indici demografici: anche qui l’ancoraggio agli indici demografici ISTAT, frutto degli emendamenti approvati in aula grazie anche al lavoro della minoranza, impedirà agli enti locali di barare e di fingere incrementi fantascientifici demografici. Una legge, che però, dimostra come la giustezza di principi possa essere annullata dalle norme transitorie. In Lombardia, infatti, per i prossimi 2 anni si conferma tutto quanto a oggi previsto dai Piani di Governo Territoriale (PGT) comunali.
“Riconoscendo come buono questo intervento abbiamo però visto una certa timidezza quando queste norme entrano in azione. L’esperienza tedesca ci insegna che il processo deve essere graduale non esistono provvedimenti unici. Bisogna fare in modo che la politica e l’economia arrivino ad un percorso che renda più conveniente costruire aree già urbanizzate e non territori agricoli. Un percorso culturale che da noi ha preso l’avvio, ancora tanta la strada da fare” come spiega la responsabile per la sostenibilità ambientale e le relazioni esterne del FAI, Costanza Pratesi.
FAI e WWF, intanto, chiedono al Governo che prenda in serio esame la decretazione d’urgenza, sospendendo con una moratoria, fino alla piena realizzazione della pianificazione paesaggistica prescritta dal Codice dei Beni culturali e del Paesaggio, il rilascio e l’esecuzione dei titoli abilitativi edilizi soprattutto per quelle aree territorialmente più delicate quali coste, argini fluviali, aree parco.
Anche il Forum Nazionale dei Movimenti per la Terra e il Paesaggio, che riunisce una rete di oltre mille organizzazioni e comitati locali, dà il suo contributo all’impegno del Parlamento per riavviare l’iter di approvazione di una legge che circoscriva il consumo di suolo agricolo. Numerose le osservazioni consegnate al Parlamento: sul riconoscimento del suolo come bene comune e risorsa non rinnovabile; sulla volontà di allineare le politiche del nostro Paese agli orientamenti espressi dall’Unione Europea; sull’esigenza di individuare una roadmap suggerita dall’UE a tutti gli Stati membri per giungere al consumo netto zero di suolo/territorio entro il 2050; sulla necessità di azzerare la possibilità di utilizzare gli oneri di urbanizzazione per la spesa corrente delle amministrazioni comunali; sulla priorità data ai Comuni dotatisi di strumenti urbanistici “virtuosi” nell’accesso a finanziamenti statali e regionali per gli interventi di rigenerazione urbana.
E mentre in nostro Paese piange e conta i danni sotto l’acqua del maltempo, il Forum rinnova la richiesta di rottamare la legge Sblocca-Italia, appena pubblicata in Gazzetta Ufficiale: è una minaccia per la democrazia e per il nostro futuro, incentiva e finanzia la realizzazione di infrastrutture pesanti, porta all’estremo la deregulation in materia edilizia, fomenta la privatizzazione dei beni demaniali, scommette sui combustibili fossili, affossa i meccanismi di controllo istituiti dallo Stato nell’interesse pubblico.
Francesca Fradelloni