Calamità naturali: un’assicurazione obbligatoria per rendere gli edifici più sicuri ed efficienti
Rendere sicuri gli edifici di fronte alle calamità naturali, di pari passo con il loro efficientamento energetico. È l’obiettivo del disegno di legge “Istituzione di un’assicurazione obbligatoria contro i rischi derivanti da calamità naturali, nonché di un Fondo per la sicurezza e l’efficienza energetica degli edifici”. Il ddl nasce da una proposta messa a punto da ENEA, insieme a Federproprietà, Ordine degli Ingegneri, UCIT, UNEDI e URIA.
«Gli eventi catastrofici che frequentemente colpiscono il nostro Paese – spiega Paolo Clemente, responsabile del Laboratorio ENEA “Prevenzione rischi naturali e mitigazione effetti” – pongono in evidenza la necessità di una più efficace politica di prevenzione di fronte alle calamità naturali. Gran parte del patrimonio edilizio italiano ha un’età superiore ai 50 anni, valore usualmente assunto come durata della vita nominale di un edificio, pertanto è ragionevole pensare che abbia bisogno di importanti interventi di recupero sia architettonico sia strutturale e ciò vale anche per le strutture che non presentano evidenti effetti di degrado. Non dimentichiamo poi che oltre il 60% delle abitazioni in Italia non risponde a criteri di sicurezza sismica, essendo stato costruito ben prima dell’entrata in vigore della prima normativa di moderna concezione, che risale al 1975».
Il punto di partenza della proposta è l’istituzione di un’assicurazione obbligatoria sugli edifici privati che darebbe il via ad un processo virtuoso: «Proprietari e assicurazioni – si legge nella proposta – sarebbero stimolati e costretti a verificare l’effettiva affidabilità delle costruzioni, per differenziare i costi di assicurazione tra i vari immobili in funzione del rischio effettivo». Secondo i promotori, infatti, «sarebbe interesse dei cittadini avere un immobile strutturalmente sicuro ed energeticamente efficiente, risparmiando sul premio di assicurazione, e le stesse assicurazioni sarebbero interessate a verificarne le caratteristiche. Si avvierebbe, così, un processo virtuoso di valutazione della sicurezza degli immobili, indispensabile per l’oculata programmazione della spesa, degli interventi e delle priorità».
L’assicurazione solleverebbe inoltre lo Stato dalle spese di ricostruzione a seguito di eventi calamitosi. Ma a quanto ammonterebbe il premio annuale? «Il premio assicurativo medio – ha spiegato Paolo Clemente – ammonterebbe a circa 100 euro l’anno, calcolando un patrimonio edilizio italiano di circa 32 milioni di unità immobiliari e una spesa media di 3 miliardi di euro all’anno per riparare danni dovuti ad eventi naturali». In parallelo all’assicurazione, il disegno di legge prevede la creazione di un fondo permanente per il miglioramento della sicurezza strutturale e dell’efficienza energetica (FSE) che andrebbe a finanziare interventi preventivi sugli edifici. Il fondo sarebbe alimentato al 50 per cento con i premi dell’assicurazione. «Se raddoppiassimo quella cifra – ha continuato Paolo Clemete – avremmo altri 3 miliardi all’anno da poter spendere per la messa in sicurezza delle abitazioni». In pratica il premio assicurativo medio annuale per finanziare a pieno il fondo sarebbe di 200 euro.
«Nessuno di noi vorrebbe pagare una “nuova tassa”. Si tratterebbe però di un contributo che andrebbe a sostituire quelli “occulti” che già paghiamo per riparare i danni da eventi catastrofici (è il caso, ad esempio, delle accise sulla benzina)». Tuttavia, se confrontiamo il costo medio ipotizzato per il premio con l’attuale costo delle assicurazioni auto, risulta essere una cifra modesta a fronte dei benefici che ne conseguirebbero. «L’obiettivo – ha ricordato il responsabile del responsabile del Laboratorio ENEA – è quello di avere in alcuni decenni un miglioramento notevole del livello di sicurezza del patrimonio edilizio. In questo modo, a conti fatti, l’assicurazione verrebbe a costare pochissimo fino a diventare non più necessaria nel caso si raggiungesse un livello di sicurezza tale da scongiurare disastri come quello dell’Emilia o dell’Irpinia».
In base alla proposta di legge, gli interventi di messa in sicurezza degli edifici si coniugherebbero con l’efficientamento energetico. «Il patrimonio edilizio italiano – ricorda Clemente – sperpera un’enorme quantità di energia, per cui va messa a punto un’efficace strategia per il miglioramento dell’efficienza energetica». In base a quanto si legge nella proposta «le opere per l’adeguamento della sicurezza richiedono anche importanti interventi di recupero e di ripristino degli edifici e pertanto è conveniente associare ad esse opere di rifacimento dell’impiantistica secondo gli standard costruttivi più avanzati, nella prospettiva di un miglioramento della sicurezza generale dell’immobile, unitamente alla realizzazione di interventi impiantistici finalizzati all’aumento dell’efficienza energetica». La proposta avrebbe risvolti positivi anche in termini di green economy: «Un tale processo non potrà che rilanciare il settore edile, attualmente in grave crisi, senza danneggiare l’ambiente, puntando più ad una corretta manutenzione dell’esistente che alla costruzione di nuovi edifici». I promotori prevedono infatti la realizzazione, nei primi vent’anni di gestione del fondo, di oltre 200.000 interventi con un ritorno in termini di occupazione valutato in 400.000 unità.
Giuseppe Iasparra