Ambientalisti davanti al Palazzo: “Più coraggio per salvare il clima”
Il neo Presidente del Consiglio Matteo Renzi e la sua squadra di ministri, a pochi giorni dall’insediamento, trovano già in piazza tutte le principali associazioni ambientaliste italiane, davanti al Palazzo, per chiedere che l’Italia assuma un ruolo decisivo anche in Europa sulla lotta al cambiamento climatico.
Da Greenpeace a Legambiente, da Kyoto Club al WWF, da ANEV al Comitato Si alle Energie Rinnovabili No al Nucleare: c’erano tutti, davanti a Montecitorio, venerdì scorso, alla manifestazione indetta dal Coordinamento FREE (Fonti Rinnovabili ed Efficienza Energetica) – fondato, tra gli altri, da ANEV, l’Associazione Nazionale Energia del Vento – che “rappresenta 150mila occupati di questo mondo e oltre 30 associazioni del settore delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica”, spiega il presidente, Simone Togni.
“Abbiamo rivolto a Matteo Renzi una lettera-appello”, prosegue Togni, “in cui gli chiediamo di condurre l’Italia ad assumere un ruolo non più di retroguardia, com’è stato finora, ma realmente incisivo non solo nella lotta al cambiamento climatico, ma soprattutto nel mettere in campo una politica industriale fondata sulle rinnovabili e sull’efficienza energetica che porti al Paese sviluppo e nuova occupazione”.
Il prossimo 20-21 marzo, infatti, il Consiglio Europeo si riunirà per decidere sugli obiettivi europei al 2030 in materia di clima ed energia; il 3 e il 4 marzo (ieri e l’altro ieri, NdR) sarà la volta dei Ministri per l’Ambiente e di quelli con competenze in materia di Energia, per discutere il futuro dell’Unione nella sfida ai cambiamenti climatici. “Saranno, questi”, si legge nella lettera al nuovo esecutivo che tutte le associazioni hanno sottoscritto, “passaggi decisivi per scegliere la strada europea e comunitaria al contenimento di gas serra”.
A Renzi si chiede di puntare più in alto e contribuire a definire una politica comunitaria ambiziosa in materia di contrasto ai cambiamenti climatici così come di sviluppo delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica.
“L’Italia – si legge – con il precedente esecutivo, ha già espresso il suo impegno (insieme a Germania, Francia, Danimarca e altri quattro stati) in favore della definizione di tre target ambiziosi e vincolanti su CO2 e sviluppo delle fonti rinnovabili: riduzione del 40% delle emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 1990; produzione di almeno il 30% del consumo finale complessivo di energia da fonti rinnovabili; incremento dell’efficienza energetica del 40%. Gentile Presidente, le chiediamo di confermare l’indirizzo sin qui espresso dall’Italia e di fare ancora di più“, scrivono le associazioni. E ancora: “Chiediamo al neo Ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, e al capo dell’Esecutivo, di cambiare la marcia dell’Italia nelle policies ambientali fino a farne un cavallo di battaglia. “Da domani, conclude Togni, “continueremo a segnalare al governo che l’Italia deve iniziare a giocare un ruolo di primo piano nella partita energetica europea, e non smetteremo di chiedere conto al governo del mancato rispetto, da parte delle principali aziende italiane, degli obblighi di abbattimento di CO2, vincolanti per il resto d’Europa”.
“Siamo a un passaggio decisivo”, aggiunge Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente: “Non è affatto positivo che il neo Ministro dell’Ambiente non si sia mai occupato di ambiente fino a una settimana prima di diventare ministro, e che ci sia un ministro dello Sviluppo Economico espressione di Confindustria, che è radicalmente contraria agli obiettivi vincolanti fissati dall’UE, e che a differenza di altri soggetti imprenditoriali, europei e italiani, non esprime una posizione innovativa in merito”. “Perché”, sottolinea Zanchini, “ricordo anche che c’è un pezzo delle stesse aziende italiane che chiede scelte chiare, che si è messo in movimento”. E ancora: “Bisogna dire chiaramente se si vuole investire in efficienza energetica e rinnovabili: per un Paese come l’Italia che importa fonti fossili che impiega per riscaldare le abitazioni e alimentare l’industria, ridurre queste importazioni corrisponderebbe all’interesse del Paese”.
Ilaria Donatio