A Torino è guerra sul Piano antismog
Quando l’assessore all’Ambiente del Comune di Torino Enzo Lavolta, armato di buoni propositi, ha pensato a un piano per il blocco delle auto, non si aspettava certo che il provvedimento avrebbe scatenato una vera e propria tempesta politica all’interno della sua maggioranza. Prima le frizioni con il collega titolare dei Trasporti Claudio Lubatti, e poi, trovato un compromesso con lui, la battaglia a colpi di mozioni ed emendamenti all’interno del Consiglio, che ieri ha bocciato all’unanimità lo stop agli Euro 3 diesel nella Ztl, inserito nel suo provvedimento. Dissapori che oggi approderanno in giunta, dove si deciderà il futuro del Piano antismog.
Ma andiamo con ordine. Visti i dati 2011, in cui si evidenziava, spiega il Comune, “un’inversione di tendenza negativa nel positivo trend che fino al 2010 aveva visto ridursi anno dopo anno le medie annuali di Pm10 e il numero di superamenti nelle cinque centraline di rilevazione: +21% la differenza delle medie annuali, +25% la differenza del numero di superamenti della soglia di 50 microgrammi per metro cubo”, in autunno Lavolta pensa a misure antismog. Il 20 dicembre scorso, con un’ordinanza, si stabiliscono gli orari e i dettagli del blocco. Dal 7 gennaio tutti i veicoli Euro 0 per il trasporto di persone, compresi quelli a GPL e metano, non possono più circolare su tutto il territorio cittadino dalle 8 alle 19. Stesso divieto, ma solo dalle 9 alle 17, per i diesel Euro 1 e per quelli Euro 2 immatricolati da più di dieci anni. Stop dalle 10,30 alle 17, dal lunedì al venerdì, nel perimetro della ZTL, alle auto a benzina precedenti l’Euro 2 e diesel precedenti l’Euro 4, con estensione quindi del divieto alle auto Euro 1 benzina ed Euro 3 diesel. Misura, quest’ultima, che però è “sperimentale, e si concluderà il 30 marzo con successiva valutazione dei risultati sulla qualità dell’aria che servirà a definire le limitazioni da adottarsi in futuro”.
In garage restano, secondo le stime, 150.000 auto, e subito si accendono le polemiche. “Si tratta di motorizzazioni fortemente inquinanti, più inquinanti, almeno secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Un diesel Euro 3 emette 803 microgrammi al chilometro contro gli 80 di un benzina Euro 3. Quanto ai Gpl e metano Euro 0, ne emettono oltre 2000. Se vogliamo trasformare Torino da Smog City a Smart City è giusto che tutti facciano la propria parte”, spiega l’assessore, precisando che la maggior parte dei provvedimenti riguardano la Ztl, “un’area molto circoscritta della città, tra l’altro la più servita dai mezzi pubblici e da altre forme di mobilità come il bike sharing”.
Nei giorni successivi, però, le discussioni non si placano, assumendo anzi la forma di una polemica politica più che di merito, resa ancora più incandescente dall’avvicinarsi delle elezioni. La mozione poi approvata all’unanimità in Consiglio comunale, che stralcia lo stop agli Euro 3 diesel nel centro cittadino, è stata infatti presentata da due compagni di partito di Lavolta, Giovanni Ventura e Domenico Mangone, ex assessore all’Ambiente della giunta Chiamparino (che nei giorni scorsi ha trovato anche il tempo di chiedere la restituzione del teschio del brigante Villella, ora esposto al museo Lombroso di Torino, al paese natio in Calabria…).
Ma non tutti, in realtà, vogliono un ammorbidimento del piano antismog. Tre emendamenti firmati da Domenico Carretta, Maria Lucia Centillo (Pd) e Marco Grimaldi (Sel), rispettivamente presidenti delle commissioni Trasporti, Sanità e Ambiente, chiedono addirittura un “superamento” delle disposizioni attuali, con un nuovo provvedimento che allunghi gli orari della Ztl per tutte le categorie di veicoli, vari nuovi pedonalizzazioni e prenda in considerazione l’ampliamento delle strisce blu. “La nostra opposizione è molto semplice: meno di così non si può. Questa ordinanza è stata una mediazione, ma pensiamo che servano scelte più radicali. Come estendere la Ztl a tutti, e congiuntamente aggiungere le pedonalizzazioni, l’ampliamento delle linee blu, l’attuazione del Biciplan. Bisogna fare delle scelte che cambino la qualità della vita e allo stesso tempo il modo di vivere la viabilità. Mi sembra normale cominciare a vietare alcune categorie di diesel nell’area più servita dai mezzi pubblici”, commenta Grimaldi.
E anche fuori dal palazzo c’è una fetta di cittadini che sostiene il Piano firmato da Lavolta, e lo considera, anzi, ancora troppo soft. Ieri, sotto il Comune, hanno manifestato Legambiente e il mondo associazionistico legato ai ciclisti urbani torinesi, che nei giorni scorsi avevano scritto una lettera al sindaco Piero Fassino per chiedergli di dare corso alle promesse fatte in campagna elettorale su “Torino Capitale del muoversi bene e dell’ambiente”. “La limitazione agli Euro 3 diesel è già praticata in altre città della Pianura padana e non ha sollevato questi polveroni, ma anzi, si sta guardando a ben altri provvedimenti, come l’Area C a Milano. Chiediamo al sindaco di seguire il suo programma elettorale, dove stava scritto che avrebbe seguito la via della pedonalizzazione e della chiusura totale del centro storico alle auto. Le beghe di partito non ci interessano, il tempo stringe, lo attendiamo ai fatti”, è l’appello di Federico Vozza, vicepresidente di Legambiente Piemonte. “Servono proposte strutturali ed efficaci e non singoli provvedimenti”, aggiunge Fabio Zanchetta, uno degli organizzatori del Bike Pride. “Torino vive di cultura dell’auto da sessant’anni. Ogni volta che si tocca il mondo dell’auto, la discussione si amplia e diventa una polemica sterile e strumentale. A Fassino chiediamo un cambio di approccio: la questione non è lavorare su piccoli provvedimenti, ma intervenire seriamente con efficacia sul modello di città e sui comportamenti. limitando per esempio l’uso dell’auto privata attraverso incentivi all’utilizzo di altri mezzi, come il trasporto pubblico e la bicicletta”.
Veronica Ulivieri