Wwf: l’urgenza di una legge per la biodiversità
Possibile che con la crisi economica, la discesa dell’euro e l’aumento della disoccupazione ci si debba occupare della pernice bianca, o della gallina prataiola, del capovaccaio o, peggio, di vipere, salamandre e coleotteri? Per non parlare delle stelle marine poi!
Non solo è possibile ma, per il Wwf, è vitale. Non parliamo ‘semplicemente’ di specie in via di estinzione, anche se si tratta di cifre importanti (attualmente, sono a rischio estinzione il 68% dei vertebrati terrestri, il 66% degli uccelli, il 64% dei mammiferi, il 76% degli anfibi, il 69% dei rettili e addirittura l’88% dei pesci d’acqua dolce), ma di un intero e ricchissimo patrimonio, quello italiano, che conta 57.468 specie animali e 12 mila specie floristiche, e che rende il nostro Paese il più ricco di biodiversità in Europa.
“Un vero paradosso – ci spiega Fulco Pratesi, presidente onorario del WWF Italia – visto che non abbiamo ancora una Legge nazionale che tuteli in maniera organica questo enorme patrimonio: un vuoto che va colmato al più presto”.
Le uniche due leggi infatti che si occupano a vario titolo di biodiversità sono la Legge Quadro sulle Aree protette – Legge 394/91 – e quella che regola l’attività venatoria – Legge 157/92 – (che dovrebbe essere di ‘tutela della fauna’ ma che, purtroppo, è molto sbilanciata ed oggetto di tentativi di modifica ai danni della fauna stessa). Entrambe precedenti la ratifica della Convenzione Internazionale di Rio de Janeiro sulla Biodiversità da parte dell’Italia (nel 1994). “Nessuna legge nazionale poi”, prosegue Pratesi, “che tuteli la fauna cosiddetta minore (invertebrati, rettili e anfibi: quest’ultimi particolarmente colpiti dai cambiamenti climatici) per non parlare delle piante”. Manca, infine, un riferimento normativo che affronti “il ‘valore’ della biodiversità quale elemento di cui tenere conto in fase di programmazione delle varie attività economiche e produttive” con un approccio precauzionale insomma.
Da qui, l’appello rivolto dal Wwf Italia alla ministra dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo: quello di presentare, entro il 2010 (anno internazionale della biodiversità) una Legge Quadro sulla Biodiversità perché sia approvata nell’arco della XVI legislatura. Naturalmente, dotandola di una serie di risorse adeguate, attraverso l’istituzione di un Fondo per la biodiversità. “Perché”, sottolinea Pratesi, “una legge del genere non costerebbe nulla all’erario ma è ben in grado di portarci ai livelli più evoluti di altri paesi”.
È certo che partiamo da lontano: bisogna ricordare, infatti, che il nostro Paese, all’inizio del 2010, non aveva ancora adottato una propria strategia nazionale per la biodiversità insieme a Cipro, Grecia, Malta e Lussemburgo, su 27 membri europei (di questi, sei sono già alla seconda revisione di questo importante strumento).
Ma, finalmente adottata la Strategia nazionale, ora abbiamo bisogno, secondo il WWF Italia, di una Legge che consenta ad un impianto generale di avere poi le ‘braccia’ operative ed i finanziamenti necessari. Così, mentre ieri, 20 maggio, il Ministero dell’Ambiente ha aperto la Conferenza Nazionale per la Biodiversità, presso l’Università La Sapienza di Roma – che vedrà riuniti il mondo scientifico, politico e culturale ma anche rappresentanti della società civile – il Wwf chiede alla politica di ‘mettere in conto la natura’, perché “la perdita di biodiversità costa sia in termini di sostenibilità ambientale sia in termini di sostenibilità economica”.
Ma si tratta solo di un ritardo culturale? “Non credo”, conclude Pratesi, “penso che influisca anche una certa cultura cattolica che, conferendo all’uomo un primato sugli altri esseri viventi, abbia determinato una visione retrograda del mondo animale e vegetale. Una sorta di preconcetto panteistico insomma”. Eppure sarebbe così peregrino pensare al bellissimo Cantico delle Creature di San Francesco d’Assisi come a un manifesto (involontario) della biodiversità?
Ilaria Donatio