Il Consiglio di Stato fredda Fidenato. Terza vittoria dell’Italia “libera da OGM”
Il Consiglio di Stato ha respinto venerdì il ricorso dell’agricoltore friulano e leader degli Agricoltori Federati Giorgio Fidenato contro la sentenza del TAR che aveva ribadito il no alla coltivazione di mais geneticamente modificato in Italia. È la terza vittoria in poche settimane per quanti sono contrari agli OGM (Organismi Geneticamente Modificati) dopo la recente decisione del Parlamento Europeo, che sancisce la libertà degli Stati membri alla coltivazione o meno di sementi biotech, e la proroga, una quindicina di giorni fa, del decreto interministeriale del 2013 che vietava la coltivazione del mais MON810 sul suolo italiano appellandosi al principio di precauzione, anticipando di fatto la nuova direttiva UE che dovrebbe entrare in vigore verso aprile.
L’agricoltore pro-OGM, che negli scorsi anni aveva seminato sui suoi campi il mais transgenico, in barba non solo al divieto del Governo ma anche alla legge regionale del Friuli Venezia Giulia, ha però già lanciato il suo ennesimo guanto della sfida. Stando al Gazzettino, uno dei principali quotidiani locali del Nordest, ieri mattina avrebbe seminato in serra, in località segreta, una trentina di semi di mais MON810, in vista della loro messa a dimora in campo in primavera, ed entro una quindici di giorni comunicherà formalmente all’ERSA, l’Agenzia regionale per l’agricoltura del Friuli Venezia Giulia, competente per i controlli, l’avvenuta semina. Fidenato ha promesso inoltre che si rivolgerà alla Corte di Giustizia Europea contro la decisione del nostro Consiglio di Stato.
Anche se nel Nordest la guerra degli OGM non è ancora finita, dunque, il popolo “per un’Italia libera da OGM” esulta, dalle associazioni ambientaliste a quelle del mondo agricolo e dell’agroalimentare.
Secondo Slow Food Italia la sentenza «incoraggia a promuovere un modello di agricoltura fondato sulla tutela della biodiversità e delle produzioni identitarie che rischierebbe di essere seriamente compromesso dall’introduzione di colture GM». Il presidente Gaetano Pascale promette ora battaglia per l’etichettatura trasparente della filiera totalmente GM free «garantendo così ai consumatori di scegliere il loro cibo in totale trasparenza e tutelando anche il lavoro di quegli agricoltori rispettosi della natura e delle sue regole».
In una nota congiunta le associazioni rappresentative del biologico, AIAB, FederBio e Associazione per l’Agricoltura Biologica e Biodinamica, hanno dichiarato che «l’interesse di pochi non può superare quello della collettività – si legge – Dopo questo passo che conferma l’Italia Paese libero da OGM, rimaniamo in fiduciosa attesa di una scelta definitiva che allontani per sempre il rischio transgenico dal nostro territorio e dalle nostre tavole».
Legambiente, per bocca del suo presidente Vittorio Cogliati Dezza, ha dichiarato che l’Italia libera da OGM è un «obiettivo necessario all’economia e alla società del Belpaese e facilmente raggiungibile con gli opportuni strumenti normativi, tra cui la pubblicazione dell’annunciato decreto firmato il 23 gennaio dai ministri della salute Beatrice Lorenzin, delle politiche agricole Maurizio Martina e dell’ambiente Gianluca Galletti, che proroga per altri 18 mesi il divieto di coltivazione di mais Ogm MON810 sul territorio italiano, in attesa dell’entrata in vigore della nuova direttiva UE in materia di OGM».
Mentre Luca Zaia, presidente della Regione Veneto e già ministro all’agricoltura, ha parlato di “nuova vittoria per l’agricoltura di qualità”. «Quella contro gli OGM – ha sottolineato Zaia – è una battaglia storica, condotta dal Veneto sempre in prima fila (il Veneto è stata la prima regione italiana a istituire una task force locale contro le sementi biotech, ndr), per difendere la vera agricoltura, i veri agricoltori, le vere produzioni, il cui valore sta nella loro diversità e non nell’omologazione ai livelli più bassi. Occorre comunque tenere la guardia alta rispetto a qualsiasi tentativo di contaminazione dei nostri terreni».
La conferma del divieto di coltivazione OGM in Italia per Federica Ferrario, responsabile campagna Agricoltura sostenibile di Greenpeace Italia, «conferma ancora una volta la validità del decreto recentemente prorogato e della corretta applicazione del principio di precauzione a salvaguardia di agricoltura e ambiente, contro i rischi legati al rilascio in ambiente di colture OGM. L’Italia si conferma nuovamente Paese libero da OGM».
L’organizzazione ambientalista sostiene da tempo che l’agricoltura, in particolare quella italiana, non ha bisogno di OGM. A novembre scorso Greenpeace International aveva pubblicato il rapporto “Smart Breeding: la nuova generazione di piante” per promuovere quelle biotecnologie che evitano la manipolazione genetica. «Si può fare ricerca, sviluppo e innovazione senza gli OGM: speriamo che su questo punto l’Italia mantenga con forza la sua posizione, in nome dell’agroalimentare Made in Italy, dei consumatori e dei contadini che non vogliono diventare ostaggio delle sementi transgeniche», aveva commentato Ferrario all’indomani della proroga del decreto interministeriale a fine gennaio.
Alessandra Sgarbossa