Bravo professore, finalmente qualcosa di “green”!
Da tempo attendevamo che il Presidente del Consiglio più “tecnico” di sempre dicesse qualcosa di veramente “green”. Nulla nel discorso di insediamento, nulla di significativo negli interventi in sede europea, uso quasi inesistente del termine “green economy” (a quanto ci risulta – e saremmo felici di sbagliarci), nessun endorsement al Ministro Passera quando, nel dicembre scorso, si sbilanciò sulla fiscalità ecologica. Venerdì 14 settembre, Mario Monti ha invece commentato il ddl quadro in materia di valorizzazione delle aree agricole e di contenimento del consumo di suolo, presentato insieme al Ministro delle Politiche Agricole Mario Catania: «negli ultimi 40 anni – ha ricordato il professore – è stata cementificata un’area pari all’estensione di Lombardia, Liguria ed Emilia Romagna: un fenomeno di proporzioni sempre più preoccupanti».
Monti ha anche precisato che la superficie agricola coltivabile è scesa, negli ultimi 40 anni, da 18 a 13 milioni di ettari. Da qui l’importanza di un provvedimento che «mira anzitutto a garantire l’equilibrio tra i terreni agricoli e le zone edificate o edificabili, ponendo un limite massimo al consumo di suolo e stimolando il riutilizzo delle zone già urbanizzate». Un sacrosanto e attesissimo intervento, dunque, che ripaga gli sforzi decennali delle associazioni ambientaliste che si sono battute su questo difficilissimo fronte, da Italia Nostra a Legambiente, dal Wwf al FAI e molte altre, senza dimenticare gli eroici amministratori della “cubatura zero”, ben rappresentati dal sindaco di Cassinetta di Lugagnano, Domenico Finiguerra.
Il ddl quadro emerso dall’ultimo Consiglio dei Ministri, se approvato in via definitiva dal Parlamento, dovrà servire a contrastare lo sperpero di terreni agricoli, particolarmente critico in aree altamente produttive e, al tempo stesso, fertili, come la Pianura Padana. Uno scempio che ha, per altro, «effetti negativi sul paesaggio, sul turismo, oltre a minare la sicurezza dei territori incidendo sull’assetto idrogeologico». Ma servirà anche, indirettamente, a rilanciare il mercato delle ristrutturazioni, come rilevato dal Sole 24 Ore. Riqualificare il patrimonio immobiliare esistente (in gran parte obsoleto e risalente agli anni ’60 e ’70), risulterà infatti più vantaggioso anche dal punto di vista economico e consentirà di migliorare l’efficienza energetica degli edifici.
Fondamentale sarà la revisione (prevista dal ddl) del sistema degli oneri di urbanizzazione, “con l’abrogazione – scrive sempre Il Sole 24 Ore – della norma che consente ai comuni di fare cassa con i contributi di costruzione, distogliendoli dal finanziamento delle opere per le quali sono richiesti.” Ovvero l’interruzione di un circolo vizioso devastante e pericolosissimo che, di fatto, ha visto, negli anni, molti amministratori pubblici complici – per furbizia o disperazione – dei costruttori più spregiudicati.
Plaude all’iniziativa del Governo anche l’Istituto Nazionale di Urbanistica, che auspica, tuttavia, un iter di legge in cui «vengano superati alcuni limiti presenti nella proposta, come l’individuazione delle aree agricole sulla base delle previsioni della strumentazione urbanistica o la stessa proposta di contenimento del consumo di suolo alle sole aree agricole, dimenticando l’ampio patrimonio naturalistico non coltivato, anch’esso fonte di equilibrio ecologico e qualità paesaggistica». Ma soprattutto sollecita l’applicazione di strumenti di contrasto al consumo di suolo più efficaci, come «un nuovo regime fiscale che penalizzi tale consumo e incentivi il necessario processo di riqualificazione urbana, sulla scorta delle migliori esperienze europee in materia».
Andrea Gandiglio