Turismo sostenibile, risorsa in tempi di crisi
Con il confronto tra paesi nordici e Italia sul turismo sostenibile, di Marco Germinario, Presidente dell’Associazione Ragnarock, riparte su Greenews.info la rubrica Impressioni di Viaggio.
Faccio parte di quella piccola percentuale di Italiani che arriva a fine luglio senza aver minimamente pianificato le vacanze. Per un altro anno mi appresto quindi a navigare tra le migliaia di offerte su internet, contribuendo, ancora una volta, volente o nolente, al business del turismo last minute.
Noto offerte incredibili, tra resort 5 stelle a Sharm-el-Sheik, megaimpianti da 500 famiglie in Croazia e strutture da tonnellate di cemento armato nel mezzo della natura di Tenerife. Più numerosissime altre offerte simili in tutto il mondo. Insomma, un disastro ecologico con hotel che consumano 4 volte un condominio, che sfruttano indiscrinatamente le risorse del luogo – e che probabilmente sfruttano la popolazione locale arricchendo imprenditori-predatori di altri paesi. Eppure, é stata la cosa piú facile da trovare sul web.
Ma io sto cercando qualcos’altro: é possibile divertirsi e prendere il sole, lontano da casa, utilizzando peró una struttura integrata nella realtá locale del paese di appartenenza, che ne favorisca lo sviluppo economico, fornendo anche servizi ecosostenibili?
Scopro che questo “metodo” esiste e si chiama turismo sostenibile. Ma mi chiedo: come sará in Italia? E in Europa? E nel mondo? E perché é cosí difficile da trovare?
Dopo una breve ricerca apprendo che, rispetto agli anni ’90, il turismo mondiale é cresciuto di circa il 100%. Un incremento enorme, rallentato solamente (e temporaneamente) dalla crisi e destinato probabilmente a crescere ancora con il continuo “allargamento” dei confini europei e mondiali.
Pare anche che la CO2 prodotta da servizi collegati al turismo superi di gran lunga quella prodotta dall’industria e da alti settori produttivi. Un fatto molto grave, sopratutto se si pensa al previsto aumento di popolazione mondiale fino a un miliardo di individui nei prossimi 30 anni. Senza contare che il problema dei cambiamenti climatici, se non risolto, comporterá enormi trasformazioni nella nostra societá, influendo pesantemente, non solo nel turismo, ma anche sulle nostre vite quotidiane.
Uno dei motivi, questo, per cui molti paesi del mondo stanno includendo nei loro programmi un impegno, a lungo termine, per un turismo sostenibile.
Decido di indagare oltre e chiamo Alessandro Bisceglie, fondatore e presidente di Eco World Hotel, Il primo booking on-line di alberghi e B&B amici dell’ambiente, come recita la homepage del sito. Alessandro ha fondato un’azienda che si occupa, tra le altre cose, di fornire un marchio di qualitá ambientale alle strutture ricettive che rispettino determinati parametri di sostenibilitá, entrando cosí nella comunicazione di tutto il sistema. E sempre Alessandro mi informa che ha creato tutto ciò semplicemente per rispondere ad un’esigenza di mercato. Sostiene infatti, dati alla mano, che il 42,8% dei turisti del Nord Europa preferisce entrare in un hotel “ecologico” (lampadine a risparmio energetico, menu biologico, angolo bio per i bambini ecc.), piuttosto che in un hotel tradizionale. Al termine ”ecologico” si associa infatti un’idea di alta qualitá, e gli stranieri vogliono trovare proprio quella.
Quando domando ad Alessandro se i prezzi più alti non rischino di scoraggiare questo tipo di business, mi risponde che, nel loro caso, hanno creato un gruppo di acquisto che si rivolge direttamente ai gestori della struttura, facendo risparmiare il consumatore. Alessandro ci informa anche che l’Italia é all’avanguardia in questo tipo di turismo. L’Emilia Romagna, ad esmpio, é la prima regione in Europa per numero di hotel ecocertificati.
A Eco World Hotel sono stati contattati addirittura da IKEA Italia. L’azienda (come altre in numero crescente) è obbligata, dalla casa madre, a prenotare responsabilmente alberghi con certificazione ambientale. Avere una politica ambientale, per un’impresa, significa infatti agire su tutti i fronti: comunicazione, processo produttivo, materiali ecc. E alla fine dell’anno, oltre al bilancio tradizionale e quello sociale, pubblicare anche un bilancio ambientale.
Parlando di IKEA, mi sembra d’obbligo confrontarmi con Johan Cavallini, Direttore di Visit Sweden, l’ente del turismo svedese in Italia. Secondo Johan, il turismo rispecchia il modo di vivere di un paese: se il turismo é sostenibile – allora lo é tutta la società, e viceversa. Ora che gran parte degli investimenti viene indirizzata a promuovere la green economy, allora è necessario allinearsi in tutti gli altri settori – come sta già accadendo in Svezia e altri paesi nordici. E’ necessario cioè avere un filo conduttore di sostenibilitá che permei tutti i settori dell’industria e della societá. Nel caso della Svezia, la strada é gia spianata dal comportameno quotidiano degli svedesi, tradizionalmente molto attenti all’ecologia.
Johan si trova d’accordo nel sostenere che é fondamentale creare un turismo che non danneggi il luogo dove si svolge e che non pesi sul bilancio complessivo dell’inquinamento. Alcuni Paesi diventano del resto meno attraenti proprio perché troppo pesantemente sfruttati e di conseguenza inquinati.
A questo punto mi sorge però una domanda: il turismo sostenibile è “sostenibile”? In altri termini: come si fa a renderlo piú conveniente ed appetibile del turismo tradizionale? Johan risponde che è necessario influire sulla domanda, in modo che cresca la richiesta di un turismo che consumi di meno e che sfrutti strutture giá esistenti. E’ proprio questo modello di scala che consentirà di di far calare i prezzi.
Il turismo sostenibile é infatti un’industria nuova per la Svezia e in pieno sviluppo, ma è anche piú facile qui che in altri paesi, perché il contatto con la natura, nel Nord Europa, é vissuto in modo spartano, semplice.
Cavallini mi fa notare che l’Italia si sta muovendo moltissimo da questo punto di vista. E’ d’altra parte una nazione fortunata, che puó offrire, ad esempio, una grandissima varietá di cibi locali. Nelle fiere internazionali, le Regioni italiane che si posizionano come “ecologiche”, sono infatti sempre di piu’ numerose. L’unica difficoltá, nel nostro paese, é che a volte non si distingue tra consumo indiscriminato e sostenibilitá, forse perché prevale ancora una forte domanda internazionale, verso l’Italia, di prodotti e beni di lusso, che spesso si abbinano a una forma dissennata di consumismo.
Durante questa breve incursione sul tema mi sono comunque reso conto che la strada di un nuovo tipo di turismo viene tracciata proprio in questi anni: sta a noi renderci conto di quanto puó essere vantaggioso in termini di economici e di salute, per sfruttare i vantaggi che un paese può trarre da questo tipo di turismo consapevole.
Rimane vivo però il mio problema iniziale… “Dott. Cavallini, dove mi consiglia di andare in vacanza quest’anno?”
“Con questo caldo, sicuramente in una zona piú temperata, intorno ai 20-25 gradi. Quella del Nord Europa, ad esempio”.
Grazie Johan, ci penseró.
Marco Germinario