Rifiuti: SISTRI e conferimenti in discarica ancora oggetto di (mille)proroghe
Il governo Renzi ha concluso l’attività del 2014, il 24 dicembre, emanando il decreto Milleproroghe. Un provvedimento di proroga di vari termini previsti da varie disposizioni legislative, nato come strumento eccezionale ma ormai divenuto prassi, arrivato in Gazzetta Ufficiale il 31 dicembre e con ormai meno di trenta giorni di tempo utili per essere convertito in legge, pena la decadenza delle stesse proroghe già concesse.
Il testo contiene una congerie, poco leggibile, di norme raccolte in 15 articoli che spaziano dal blocco agli stipendi dei manager pubblici, al prolungamento dei contratti di collaborazione precaria nelle Province, in attesa che si risolvano le procedure di mobilità avviate con lo smantellamento degli enti, dal processo digitale al concorso per i presidi, ai fondi per l’edilizia scolastica, dalla misure integrative del Fondo per le emergenze nazionali alla riforma della Croce Rossa Italiana e altre ancora.
Va riconosciuto tuttavia – come ha tenuto a sottolineare il Presidente del Consiglio nella conferenza stampa di fine anno – che si tratta di uno dei decreti Milleproroghe più snelli presentati negli ultimi anni. Il decreto legge 31 dicembre 2014, n. 192, “Proroga di termini previsti da disposizioni legislative”, contiene anche due attesissime e sintomatiche proroghe in materia ambientale: sul conferimento in discarica di rifiuti ad elevato tenore energetico e sulle sanzioni del SISTRI, a cui va aggiunta la proroga al 28 febbraio 2015 per l’affidamento dei lavori contro il dissesto idrogeologico, già previsti nella Legge 147/2013.
Del SISTRI, il sistema informatico di tracciabilità dei rifiuti italiani, si discute sin dai tempi della sua travagliata gestazione, prima del 2009. Anche noi ce ne siamo occupati più volte in occasione di proroghe e “semplificazioni”, rivelatesi indispensabili in questi anni.
La proroga, ancora una volta, riguarda le sanzioni relative all’operatività la cui moratoria resta in vigore fino al 31 dicembre 2015 «al fine di consentire la tenuta in modalità elettronica dei registri di carico e scarico e dei formulari di accompagnamento dei rifiuti trasportati nonché l’applicazione delle altre semplificazioni e le opportune modifiche normative». Mentre le sanzioni per la mancata iscrizione e l’omesso pagamento del contributo annuale si applicheranno a decorrere dal 1° febbraio 2015 e quelle previste dagli articoli 260-bis, commi dal 3 al 9 e all’articolo 260-ter del D.lgs. 152/2006 si applicheranno dal 1° gennaio 2016. Anche senza addentrarci oltre e omettendo di richiamare l’intricato passato crediamo che questi ennesimi posticipi certifichino i problemi e i ritardi (infra)strutturali del SISTRI e che ne impongano una profonda revisione con una più efficace attenzione all’effettiva operatività del sistema.
Per quanto riguarda invece la possibilità di accesso in discarica dei rifiuti con potere calorifico inferiore (PCI) che supera i 13.000 kj/kg siamo alla nona proroga in poco più di dieci anni. Il divieto di ammissibilità in discarica è, infatti, previsto dall’articolo 6, comma 1, lettera p) del D.lgs. 36/2003 e riguarda, per capirci, bottiglie di plastica e simili. La nuova posticipazione, fino al 30 giugno 2015, non deve stupire, il divieto infatti non è mai entrato in vigore e le varie proroghe più volte sono già comparse più volte nei precedenti decreti Milleproroghe. L’obiettivo di potenziare il recupero energetico dei rifiuti con PCI superiore a 13.000 kj/kg mediante processi di termovalorizzazione è sempre rimasto solo sulla carta.
Eppure, si sapeva fin dall’inizio che sarebbe stata una sfida ambiziosa, addirittura non prevista dalla normativa europea. La direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche, recepita con il D.Lgs 36/2003 non prevedeva alcun divieto, l’introduzione nella normativa italiana deriva dal presupposto, rivelatosi errato, che l’Italia si sarebbe rapidamente dotata di un adeguato numero di impianti di termovalorizzazione o, meglio, per il trattamento termico al fine di completare il ciclo dei rifiuti. In discarica, infatti, dovrebbe arrivare il rifiuto stabilizzato che non può essere sottoposto ad alcuna altra attività di trattamento.
Sappiamo che non è andata proprio così e che problemi e criticità, innanzi tutto di accettabilità sociale, riguardanti i termovalorizzatori, ma anche gli altri impianti di trattamento termico, paiono ancora di non facile risoluzione; ed è noto il permanere del marcato squilibrio tra la capacità di valorizzazione del Nord e quella del Centro-Sud del Paese.
Rispetto agli scorsi andrebbe tenuto conto che con l’articolo 35 del decreto legge cosiddetto Sblocca Italia, ormai convertito con Legge 164/2014, ha dichiarato i termovalorizzatori “infrastrutture e insediamenti strategici di preminente interesse nazionale”, disponendo l’individuazione, entro novanta giorni, della capacità complessiva di trattamento di rifiuti urbani e assimilati degli impianti di incenerimento in esercizio o autorizzati a livello nazionale, e degli impianti con recupero energetico da realizzare per coprire il fabbisogno residuo, in modo da garantire il progressivo riequilibrio socio-economico fra le aree del territorio nazionale e nel rispetto degli obiettivi di raccolta differenziata e di riciclaggio. E previsto che tutti gli impianti di recupero energetico da rifiuti sia esistenti sia da realizzare siano autorizzati a saturazione del carico termico. Contro le norme dello Sblocca Italia c’è stata l’opposizione delle regioni del Nord (Piemonte, Emilia Romagna, Lombardia e Veneto) che avevano chiesto lo stralcio dell’intero articolo 35 e il ricorso alla Corte Costituzionale della Lombardia. Forse, quindi, si può già scommettere su un nuovo differimento entro giugno 2015.
Domenico Lostrangio* e Antonio Sileo**
* Ingegnere ambientale
* Ricercatore IEFE-Bocconi e IIT @IlFrancoTirator