Gli eroi del sovrapprezzo
In tempi di saldi permettetemi di riflettere provocatoriamente su qualche numero. Secondo l’ultima indagine Eurobarometro ad oggi disponibile (2009) il 75% dei cittadini europei si dichiara disposto ad acquistare prodotti a ridotto impatto ambientale, anche se questo comporta un (piccolo) sovrapprezzo. Per quanto riguarda l’Italia, alcune ricerche SDA Bocconi tendono a ridimensionare drasticamente questo dato, indicando in un 14% (tristemente più verosimile) gli italiani disposti a pagare il sovrapprezzo.
Ma quanti sono (numericamente) e chi sono questi italiani? Il 14% di 60 milioni di abitanti fa 8 milioni e 400 mila persone. Togliamo qualche milione di vecchi e bambini e arriviamo al fatidico Five Million Club, citato da Beppe Severgnini in un articolo sul Corriere della Sera: sono i soliti 5 milioni di italiani che comprano almeno un quotidiano al giorno, si informano attraverso internet e guardano i programmi di approfondimento in seconda serata.
Ma secondo me non siamo ancora arrivati all’osso. Nel passaggio tra il dire e il fare, infatti, si perdono notoriamente proseliti e, tra i superstiti, c’è pur sempre chi, dotato di ottima cultura e sensibilità ambientale, ha delle oggettive difficoltà economiche a spendere qualcosa di più nell’acquisto di prodotti più sostenibili – gli unici, a mio avviso, a poter essere “scusati”. Rimane quindi una ridottissima falange di irriducibili che chiameremo, con la massima e più sincera ammirazione, Gli Eroi del Sovrapprezzo: sono gli italiani che, potendoselo permettere (e, fin qui, sono più di quelli che pensiamo…) decidono realmente (qui sta il collo dell’imbuto) di acquistare prodotti biologici, certificati o a ridotto impatto ambientale, che necessariamente sono più cari degli altri, perché non godono oggi di economie di scala e perché pulire la vigna con il decespugliatore, giusto per fare un esempio, costa di più (in termini economici e di tempo) che farlo con il diserbante chimico.
Si parla tanto di legalità, di giusti compensi ai lavoratori, di rispetto per l’ambiente ecc., ma – come ci ha saggiamente fatto notare Marina Marcarino, appassionata produttrice di vino biologico, scomponendo il costo di una bottiglia – come si può pensare che tutte quelle attenzioni stiano veramente in certi prezzi da hard discount? Senza contare che le lamentele sul prezzo di un prodotto responsabile giungono, spesso, da chi ha in tasca l’ultimo modello di telefonino da 600 euro…
E’questa l’enorme difficoltà di comunicazione e di corretta informazione che l’Associazione Greencommerce, da noi promossa, ha intrapreso con il lancio di Greencommerce.it, un e-commerce che, prima ancora di vendere, cerca di spiegare, al consumatore cosa c’è dietro un certo modo di produrre e distribuire entro la filiera della green economy italiana. E cosa ci potrebbe essere domani davanti a noi, se il Five Million Club si allargasse…
Andrea Gandiglio