FELICE 2010! (una ricetta più che un augurio)
Rifacendosi ai discorsi di fine anno del Presidente Napolitano e del Papa, il Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo ha ribadito, in una nota del 1 gennaio, che il 2010 sarà un anno “decisivo per l’ambiente”. “I forti riferimenti che nelle ultime ore sono giunti, da parte del Santo Padre e del Capo dello Stato, sull’esigenza di formare una più ampia responsabilità ecologica nelle giovani generazioni e sull’ambiente, come tema unificante nella sensibilità nazionale”, ha detto il Ministro, “rappresentano un impegnativo viatico per il 2010”. Ovvero: un tempo si è fatta l’Italia, poi si son fatti gli Italiani, ora è il momento di costruire la sensibilità ambientale degli Italiani. Un’impresa non meno ardua delle precedenti, ma forse più urgente e necessaria – e fortunatamente bipartisan.
Il sostanziale fallimento di Copenhagen e il conseguente, diffuso, sentimento di frustrazione che ne è seguito, dovrebbero tuttavia farci riflettere su quali siano i metodi migliori per sensibilizzare e coinvolgere concretamente il numero più ampio possibile di persone sulle questioni della sostenibilità. Bisogna cioè ripensare un modello di coinvolgimento che non ha funzionato adeguatamente.
Gli accorati appelli dei “grandi” del mondo, le argute e scioccanti campagne pubblicitarie, le catastrofiche previsioni degli scienziati non sembrano infatti emozionare, se non quella minoranza di attivisti e ambientalisti che sarebbero già stati, comunque, sensibili al tema, ma non conquistano le masse. I primi perché ormai puzzano di sermone di chi “predica bene e razzola male”, le seconde perché scompaiono presto nel mare magnum pubblicitario, al quale lo spettatore-consumatore è ormai assuefatto, le ultime perché rischiano di stordire con una valanga di dati e cifre incomprensibili all’uomo medio (in stile “An Inconvenient Truth”, per intenderci).
Restano da perseguire, a mio avviso, altre due strade più promettenti, fino ad oggi solo timidamente intraprese: la leva del risparmio e un approccio più positivo e pragmatico al problema. La prima via è evidente: in tempi di crisi il grimaldello migliore per forzare la sensibilità dei privati e delle imprese sta nel sottolineare il risparmio - in termini economici, oltre che energetici e di rifiuti - di uno stile di vita e di produzione più rispettoso dell’ambiente, trasmettendo il concetto universalmente comprensibile che essere green non fa solo bene al Pianeta, ma anche al proprio portafoglio.
La seconda via, per penetrare nel cuore e nelle abitudini, è quella di abbandonare il clima da inquisizione a favore di un concreto, seppur responsabile, realismo. Non si può chiedere alla gente, già piuttosto ingrigita dalla crisi, di vivere come un frate francescano, lavandosi i denti solo quando piove per non consumare acqua, stando chiusi in casa con la luce spenta e le finestre chiuse per non sprecare energia, andando in vacanza nella frazione del paese confinante per non emettere CO2 e mangiando, anche a Natale e Capodanno, la solita minestra di verdure del proprio orto perché ”a km.0″. Suvvia, siamo onesti, quanti di noi sono disponibili a questi sacrifici? Ma soprattutto: è veramente questa la soluzione ai problemi dell’inquinamento e dello spreco di risorse?
Non sarebbe invece più efficace diffondere un concetto di responsabilità, per cui le cose si possono fare, purché con le necessarie riflessioni e assumendosi l’onere di inserire abitualmente nelle scelte un parametro in più rispetto alla convenienza economica e alla comodità, ovvero la responsabilità ecologica? E’un onere che, per garantire risultati significativi, deve riguardare in primis le imprese: la produzione, il packaging, la logistica, la distribuzione. Al consumatore spetta l’onere della scelta responsabile e premiante, all’azienda la ricerca delle tecnologie e delle soluzioni meno impattanti. Pensare di affidarsi al consumatore e alla sua volontà (e capacità, quale novello MacGyver) di “smontare” un imballaggio stupido per ridurlo agli elementi minimi della differenziata è quantomeno utopistico.
Anche l’autarchia culinaria del “km.0” dovrebbe evitare la deriva verso l’integralismo. Non è forse meglio privilegiare quei prodotti – quale che sia la provenienza – che seguono, nella produzione e nella distribuzione, delle logiche di maggiore responsabilità sociale e ambientale? Come, per fare un esempio a tutti noto, già da tempo promuove Slow Food con Terra Madre. Personalmente, da piemontese, vorrei potermi concedere, occasionalmente, qualcosa di più esotico della bagna cauda, senza dovermi sentire in colpa. Del resto, come non è vero che l’erba del vicino è sempre più verde, è altrettanto falso che l’insalata del proprio orto sia sempre la più sana… Come tutte i buoni propositi, per essere un programma serio, la sostenibilità ambientale deve essere qualcosa di animato da buon senso, concreta e praticabile.
Dopo anni di doverose campagne di allarme, che hanno sollevato e diffuso universalmente le gravi problematiche ambientali che toccano ogni abitante del Pianeta, ci pare che questa tendenza verso un’azione responsabile, ma pragmatica, positiva e “gioiosa” (non spensierata), possa essere, oggi, la cifra del nuovo anno.
A Natale, dopo aver riflettuto sui rischi di disaffezione e scetticismo prodotti dal deludente esito della conferenza di Copenhagen, abbiamo deciso di promuovere questo cambiamento di prospettiva con un piccolo gesto come l’applicazione Felici & Compensati e abbiamo notato che anche iniziative di successo come M’illumino di Meno, promossa da Rai Radio 2, sembrano intraprendere questa strada. Scrivono infatti gli organizzatori: “quest’anno l’invito a rispettare un simbolico silenzio energetico si trasforma in un invito a partecipare a una festa dell’energia pulita… è giunto il momento di fare un passo avanti rispetto allo spegnimento simbolico in nome del risparmio e di proporre un’accensione virtuosa all’insegna dello sviluppo delle energie rinnovabili. In questi anni abbiamo imparato a risparmiare, ora impariamo a produrre meglio e a pretendere energia pulita”.
Se avete dei dubbi sul metodo della positività e del “sorriso“, guardate il video qui sotto. Si tratta di una provocazione, ma domandatevi se tappezzare le pareti di messaggi sulle emissioni di CO2 o un serioso invito del sindaco ad utilizzare le scale avrebbero sortito lo stesso effetto.
Felice 2010!
Andrea Gandiglio