50 anni di ambientalismo riletti attraverso le 8 piaghe che sconvolsero il mondo
Sono passati quasi 50 anni dal lontano 1962, data simbolo che segna l’inizio del movimento in difesa dell’ambiente e della natura. Proprio in quell’anno infatti veniva pubblicato il best seller “Silent Spring” di Rachel Carson, il primo libro che a puntare il dito sui pericoli legati all’uso indiscriminato dei pesticidi, che ispirò milioni di persone a rivolgere la propria attenzione alle questioni ambientali.
Otto invece sono le “piaghe” che, nella rilettura del portale americano Mother Nature Network, hanno segnato, nell’arco della storia moderna, il movimento ambientalista: a partire dalla “marea nera” riversata il il 21 Gennaio 1991 durante la Prima Guerra del Golfo, quando le forze militari irachene aprirono i rubinetti del petrolio in un terminale off-shore in seguito all’attacco subito dalle forze della coalizione. Un esempio di guerra con l’impatto ambientale più distruttivo della storia: una vera e propria marea nera di milioni di litri di petrolio dispersi nel mare insieme agli oltre 3 milioni di barili di petrolio bruciati.
Anche gli altri eventi citati sono tuttavia (e purtroppo) non da meno: dall’esplosione del reattore nucleare a Chernobyl nel 1984, al disastro della petroliera Exxon Valdez (con i suoi 10 milioni di galloni di greggio versati il 24 marzio 1989 in Alaska), alla nube tossica di Bhopal in India – sempre del 1984 – che uccise più di 25.000 persone, per colpa di un fuoriuscita di 40 tonnellate di isocianato di metile (un gas letale usato come pesticida) da un impianto della Union Carbide.
Accanto a queste tragedie, nella classifica dei 50 anni di ambientalismo, ci sono anche eco-disastri meno noti in Europa, come la scoperta nel 1972 del ‘Love canal’, un canale costruito nel 1892 tra i due livelli del fiume Niagara negli Stati Uniti, divenuto deposito di rifiuti chimici. O come quello della centrale Valley Authority di Kingston in Tennessee, dove il 22 dicembre 2008, fuoriuscirono oltre un miliardo di litri di cenere di carbone piena di piombo, mercurio, arsenico e altri metalli pesanti mortali invadendo campi e fiumi.
L’ottava triste posizione, infine, è stato ‘aggiudicata’ non ad un evento preciso accaduto nelle storia moderna, ma ad un processo che lentamente sta distruggendo l’ambiente: l’inquinamento da plastica. Negli ultimi 50 anni infatti la produzione di questo materiale, non facilmente biodegradibile (per usare un eufemismo), è esponenzialmente cresciuta creando una quantità enorme di rifiuti che spesso si deposita al largo negli Oceani formando delle vere e proprie ‘isole’ di spazzatura.
Benedetta Musso