Sostenibilità dei sistemi produttivi. L’ENEA studia il caso Italia
“Parlare di green economy significa parlare di un processo in atto già da qualche anno in molte economie mondiali, in primo luogo in quelle dell’Unione Europea, oggetto di grande attenzione mediatica in quanto il cambiamento verde dei modi di progettare e produrre è sempre più spesso visto come principale via d’uscita dalla crisi economica”. Il commissario dell’ENEA Giovanni Lelli introduce così la presentazione del volume Sostenibilità dei Sistemi Produttivi pubblicato dall’ENEA, a cura di Laura Cutaia e Roberto Morabito, Unità Tecnica Tecnologie Ambientali, e presentato lunedì a Roma.
Un volume che Morabito definisce “un contributo al percorso verso uno sviluppo sostenibile intrapreso più o meno timidamente, ma in molti casi irreversibilmente da molti Paesi a livello mondiale, e in primo luogo dall’Unione Europea.” Il libro è anche uno strumento di lavoro che permette di definire chiavi di lettura importanti del nostro sistema produttivo: dai distretti industriali alla competitività internazionale dei settori produttivi, la trasformazione alla sostenibilità diviene il filo conduttore che ci potrebbe portare fuori dalla crisi economica. Tra le misure proposte nel libro e nella presentazione, la matrice NAMEA per l’integrazione di conti economici e ambientali, l’etichetta ecologica, l’allungamento della vita dei prodotti, l’integrazione tra digitale e sostenibilità. Tutti strumenti che dovrebbero far riflettere i decisori politici e spingere a una maggiore integrazione tra politiche economiche e ambientali.
“Green economy non è solo un pezzo dell’economia, ma un nuovo modo di interpretare l’economia” conferma Ermete Realacci, della Commissione Ambiente di Camera dei Deputati. “In realtà una parte delle cose di cui parliamo oggi sono già realtà. Noi abbiamo un problema di mercato interno, ma siamo cresciuti nelle esportazioni dell’11%. – un sintomo della competitività del nostro sistema delle piccole e medie imprese secondo Realacci – molte aziende hanno investito nelle tecnologie verdi, tanto che il 38% dei nuovi posti di lavoro sono collegati alla green economy. Nella nostra economia, senza che le istituzioni sappiano leggere la realtà, ci sono stati molti esempi positivi, come la concerie di Santa Croce sull’Arno, in Toscana, visitate dal primo ministro cinese come esempio per la depurazione delle acque e qualità delle pelli; le rubinetterie senza piombo che hanno attirato l’attenzione dei tecnici inviati da Schwarznegger, l’impianto di produzione di energia da biomassa nelle stalle della Regina Elisabetta, prodotto nel padovano.” Solo l’incentivo del 55% per gli interventi di efficienza energetica ha creato 50.000 posti di lavoro.
A un mese dall’avvio della Conferenza di Rio+20, nella quale il tema della trasformazione all’economia verde verrà affrontato su scala planetaria, il volume dell’ENEA dà uno spunto per una riflessione sul sistema produttivo italiano, nel quale, secondo Lelli, “si nota la mancanza di una vera politica industriale. Però è necessario fare delle scelte.”
Veronica Caciagli