Sana 2011: anno zero per la nuova fiera
Il Sana 2011, Salone Internazionale del Naturale di Bologna, ha chiuso ieri sera i battenti della 23° edizione con un ottimo successo di pubblico professionale, ma soprattutto ha aperto un nuovo cammino: basta alla convivenza con il ”new age” fatto di santoni, incensini e mercatini (ne è rimasta qualche lieve traccia nei piani ammezzati) e largo ai veri (e seri) produttori del naturale e dell’agricoltura biologica, come si addice a una fiera promossa e organizzata da Federbio, la Federazione che raggruppa i principali operatori del biologico e biodinamico in Italia.
Come per ogni scelta difficile ed esclusiva (nel senso letterale) non sono mancate le polemiche da parte degli esclusi, che hanno denunciato un atteggiamento “classista” da parte degli organizzatori e fondato gruppi su Facebook, rivendicando il diritto (l’Italia ne è la patria più ricca) di vendere in fiera, pratica bandita, da quest’anno, per evitare l’effetto bazar e concentrarsi su altre 3 B: buyers, bio e broadcasters, grazie anche alla collaborazione con il Gruppo 24 Ore e Quotidiano Nazionale, che ha trasmesso in diretta online interviste e approfondimenti sul nuovo canale QN Bologna Fiere News.
Soddisfatti invece i premiati delle tre nuove competizioni: Sana Award Benessere (riservato alle erboristerie), Bravo Bio (nato per incentivare la diffusione dei prodotti biologici in bar, hotel e ristoranti) e Sana Novità 2011, la vetrina dei prodotti più innovativi, che ha visto trionfare i crackers Benessere del Baule Volante, nella categoria Alimentazione, la linea all’acido ialuronico di Erbolario per la cosmesi e la cancelleria a basso impatto ambientale di Coop Italia - giusto in tempo per invitare gli studenti a un anno scolastico più “sostenibile”.
Immancabile la presentazione congiunta dell’Osservatorio Sana sui consumi e del Rapporto Sinab, il Sistema Informativo Nazionale sull’Agricoltura Biologica del Ministero per le Politiche Agricole, che hanno fotografato, dati alla mano, l’evoluzione del biologico nel paese. Dall’analisi al 31.12.2010 risultano numeri promettenti per il futuro del comparto: gli operatori del settore sono infatti ben 47.663, di cui 38.679 produttori esclusivi; 5.592 preparatori (comprese le aziende
di vendita al dettaglio); 3.128 che effettuano sia attività di produzione che di trasformazione; 44 importatori esclusivi; 220 importatori che effettuano anche attività di produzione o trasformazione. Rispetto ai dati 2009 si registra una riduzione complessiva del numero di operatori dell’1,7% che, tuttavia, può essere letta positivamente come una “scrematura dei malintenzionati”, a fronte di un aumento complessivo della superficie coltivata a biologico (pari a 1.113.742 ettari, con un incremento rispetto all’anno precedente di circa lo 0,6%), che indica, di contro, la crescita delle aziende sane.
La distribuzione degli operatori sul territorio nazionale vede, come per gli anni passati, la Sicilia seguita dalla Calabria, tra le regioni con maggiore presenza di aziende agricole biologiche; mentre per il numero di aziende di trasformazione impegnate nel settore la leadership spetta ancora all’Emilia Romagna – non per nulla padrona di casa del Sana - seguita da Veneto e Lombardia.
Non sono però tutte rose e fiori e gli operatori non si illudono. Le criticità in vista del rinnovo della PAC, la nuova Politica Agricola Comune dell’Unione Europea – che da sola pesa per il 40% circa del budget comunitario - sono state eloquentemente illustrate nel convegno di apertura dal Ministro Saverio Romano e dal Presidente della Commissione Agricoltura del PE, Paolo De Castro. E la ricetta vincente rimane sempre la stessa: fare squadra, fare sistema. Bisognerà vedere se, per una volta, le istituzioni e le imprese della green economy nazionale riusciranno a proiettarsi oltre il male nazionale dell’interesse di cortile e saper traguardare il futuro di un settore nel quale siamo tra i primi produttori al mondo.
Andrea Gandiglio