Riflettendo su Ecomondo 2009
Si è chiusa sabato con 63.332 visitatori (-2,35% sul 2008 e +35% di visitatori dall’estero) la 13a edizione di Ecomondo, Fiera Internazionale del Recupero di Materia ed Energia e dello Sviluppo Sostenibile di Rimini, ad oggi indubbiamente l’appuntamento più importante in Italia per la green economy. Una manifestazione di successo – pur in una congiuntura economica difficile per le imprese – che ha saputo ospitare le visioni globali di grandi nomi della sostenibilità come Christopher Flavin, Michael Braungart e Gunther Pauli, accanto a workshop, presentazioni ed incontri di approfondimento utili a “far toccare con mano” gli aspetti più concreti della sfida ambientale.
La prima considerazione contraddice la nostra “Frase del Giorno” di oggi, in cui il filosofo Vittorio Hosle sostiene che ”una delle cause principali della crisi ecologica sta nel fatto che noi in primo luogo non sappiamo ciò che facciamo, e in secondo luogo quando ci vengono rese note le conseguenze del nostro agire non disponiamo di un meccanismo che ci induca a modificarlo”. Basta aver girato il lungo e in largo i padiglioni di Ecomondo per rendersi conto che la seconda affermazione non può più costituire un alibi – nè per il politico, nè per l’imprenditore, nè per il cittadino. Di “meccanismi” che consentano di modificare il nostro impatto sull’ambiente ne esistono oggi in abbondanza e ad indurci a cambiare - se non la spinta etica - dovrebbe essere ormai sufficiente la spinta economica. E’sorprendente infatti veder riunita in un solo luogo la tecnologia già esistente per ridurre (se non sconfiggere) molti problemi ambientali e trasformare in ricchezza quanto sembrava destinato alla spazzatura. A questo punto, si può dire, resta quasi esclusivamente una questione di volontà e responsabilità - politica e individuale.
I meriti di Ecomondo nel generare informazione, scambio di conoscenze e buone pratiche sono dunque innegabili ed evidenti a chiunque abbia avuto modo di visitare la manifestazione o voglia approfondirne i contenuti attraverso il ricco cd-rom, a cura di Luciano Morselli dell’Università di Bologna (Maggioli Editore), che riporta gli atti di tutti i seminari sostituendo l’anacronistico librone cartaceo in voga fino al 2008.
Permetteteci quindi qualche banale critica:
- era veramente necessario intasare le casse per far compilare pile di moduli di carta con i dati dei visitatori?
- per chi, come noi, era già dotato di ticket ”web friends” era necessario invitare esplicitamente a ritirare il badge “di plastica” (tale è dichiarato sul biglietto) o comunque produrlo?
- perchè al ristorante solo posate e piatti erano compostabili e i bicchieri in plastica? E perchè non utilizzare dispensatori “alla spina” di acqua, birra e vino invece di quintali di imballaggi?
Sono dettagli, ma ci auguriamo che la prossima edizione possa tenere conto di piccoli suggerimenti costruttivi che possano diffondere comportamenti imitabili da parte dei visitatori. Perchè prevenire è meglio che compensare…
Andrea Gandiglio
A proposito dell’utilizzo di bicchieri di plastica e imballaggi vari ci permettiamo di segnalare una soluzione che ci sembra interessante, proposta per il summit della FAO in apertura oggi a Roma:
Greenews.info, “Fao sceglie azienda di Rieti per acqua ai delegati“, 16 novembre 2009