Paolo Barilla presenta le nuove sfide del Center for Food & Nutrition
Segno dei tempi che cambiano (e che maturano). Alla vigilia della nomina di Connie Hedegaard a Commissario per l’Azione sul Clima dell’Unione Europea (nuovo portafoglio della rinnovata Commissione Barroso), ad accoglierci al business lunch “Cambiamenti climatici ed ecosostenibilità” di giovedì 26, a Milano, è Veronica Caciagli, Climate Change Officer del Consolato Generale britannico.
“Commissario per l’Azione sul Clima” e “Climate Change Officer” sono job titles che creano ancora un certo (positivo) stupore, ma che fanno ben sperare circa il radicamento della nuova sensibilità ambientale ad ogni livello istituzionale.
Quanto questa sensibilità sia sviluppata oltre Manica ne è dimostrazione l’appuntamento stesso, organizzato dalla British Chamber of Commerce e dal Consolato Generale Britannico - nell’ambito dei consueti incontri mensili tra istituzioni, imprenditori inglesi e meneghini – e sponsorizzato da Easynet Global Services (società del gruppo BSkyB di Rupert Murdoch) con il supporto di Aviva e Barclays Bank.
Il primo business lunch in Italia interamente compensato rispetto alle emissioni di CO2, grazie all’intervento di AzzeroCO2, la società di Legambiente e Kyoto Club, con cui l’Ambasciata di Sua Maestà prosegue, ormai da due anni, una collaborazione che ha visto compensare, con la piantumazione del Parco del Gargano, le celebrazioni italiane del Compleanno della Regina. Come dire: Dio salvi la Regina – ma anche la natura.
Ospite d’onore e speaker d’eccezione Paolo Barilla, Vice Presidente della Barilla G. e R. F.lli S.p.A. che, su invito dall’Ambasciatore Edward Chaplin, coglie l’occasione per presentare le sfide del neonato Barilla Center for Food & Nutrition, di cui si parlerà nel corso del Primo Forum Internazionale sull’Alimentazione e la Nutrizione in programma a Roma il 3 dicembre.
“Le imprese fanno fatica a cambiare“, precisa subito Barilla, “perchè continuano a riprodurre se stesse e cambiano più spesso per le crisi che per la volontà di fare meglio. Noi avevamo bisogno di una grandissima accelerazione e il Barilla Center for Food & Nutrition porta dentro all’impresa argomenti che noi non trattavamo – se non a livello intuitivo. Trattavamo l’ambiente come senso di responsabilità individuale, ma non ne capivamo i risvolti più ampi. Avevamo forse poca coscienza e poca conoscenza dei problemi. Oggi abbiamo imparato molto di più”.
Paolo Barilla ammette così, con onestà e umiltà, la novità di un percorso strutturato di responsabilità sociale e ambientale, ma parla con l’autorità di un’azienda che, in 130 anni di storia, vanta sicuramente più di una buona pratica da trasmettere, a partire dai rapporti con il territorio, garantiti dal forte radicamento che la famiglia (tuttora proprietaria) ha sempre saputo e voluto mantenere.
Ma, forse, si tratta di recuperare, dall’esperienza passata, anche la giusta dimesione del rapporto con il consumo. “Gli anni Settanta”, ricorda Barilla, “sono stati gli anni dell’austerity, della crisi energetica, in cui ancora moltissime persone ricordavano la Guerra, ne avevano visto la distruzione e sapevano cosa volesse dire non avere niente. Persone che avevano un paio di scarpe e un paio di scarpe “per la domenica” e quando mi vedevano in giro a divertirmi in motorino mi urlavano “Cosa vai in giro, sprechi benzina!”. Gli anni Ottanta hanno sradicato questo atteggiamento. Ci siamo scordati un certo linguaggio e una certa coscienza. A noi tutto sembrava possibile e l’accessibilità - a nuovi prodotti e nuovi servizi - diventava un valore“.
Nasce qui, secondo Paolo Barilla, la dannosa cultura del discount totale, ben rappresentata dal fenomeno Ryan Air. Il proposito (rendere più largamente accessibile un servizio) poteva anche essere nobile – ma era giusto? Oggi ci si presenta il conto, un conto “piuttosto salato”, che pare addirittura privo di orizzonte: ”non ci sarà vita” è il chiaro monito ”se non metteremo mano al nostro modello di pensiero“.
“Oggi siamo all’inizio di un percorso molto difficile” continua Barilla, “un percorso che costerà molto, anche in termini di sofferenze e rinunce, ma tutto ciò è necessario”. “Il fatto stesso che se ne parli è però positivo. Prima se ne parla, poi se ne parla ancora e si recepisce, poi qualcosa si afferra e poi, tra 5 o 10 anni, avremo evoluto la nostra cultura ad un livello tale da saperci comportare in maniera diversa. Non si può cambiare il sistema se non cambiando noi stessi“.
Fin qui la saggezza dell’uomo, ma ancora poca autocritica da parte dell’imprenditore. Che tuttavia non si fa attendere. “L’impresa può e deve essere più rapida. Se come individui singoli abbiamo una lentezza nel reagire, come istituzioni e come imprese dobbiamo essere invece molto rapidi, perchè possiamo farlo“. “Il nostro” conclude Barilla parlando del nuovo Centre for Food & Nutrition, ”non è ancora un caso di successo. E’una strada che vogliamo percorrere, è l’inizio di un cammino“. Un esempio di moderazione e pragmatismo, segno dei tempi. Che cambiano (e che maturano). Anche nelle imprese.
Andrea Gandiglio