Panem et circenses… e altri divertimenti più intelligenti
Mentre scrivo questo articolo, da solo in redazione, una ventina di milioni di italiani (18,9 l’ultima volta) sta guardando la partita della nazionale contro la Slovacchia. Vi assicuro che, non essendo un appassionato di calcio, non sono invidioso. E nemmeno voglio fare facili moralismi, né scrivere corsivi pensosi, come denuncia Il Sole 24 Ore (anche se odio dichiaratamente le vuvuzelas).
Qualche riflessione e paragone sorgono però spontanei, in un momento storico di crisi economica e ambientale con pochi precedenti. Dall’inizio dei mondiali i giornali pullulano infatti di dichiarazioni ed esternazioni di “intellettuali” e politici, da Kissinger a Oliviero Beha e Umberto Bossi – tanto ormai il calcio è sdoganato e, anzi, fa fine (e molto democratico) parlare di quello che interessa alla gente. E allora giù di elucubrazioni sui moduli di attacco e difesa, le strategie di Lippi e la débâcle di Domenech.
Ai maturandi si chiede (provocatoriamente? Si domanda Giuseppe Culicchia su La Stampa) di parlare del “ruolo dei giovani nella storia e nella politica“, ma nella vita reale è meglio che seguano la nazionale, cantando o meno l’inno (a seconda delle simpatie politiche), e parlino di calcio, senza disturbare troppo la “gerontocrazia autoreferenziale” con le loro idee innovative.
C’è però chi, senza attendere grandi inviti dall’alto, sa conciliare la riflessione sui temi più urgenti per l’umanità con un sano divertimento. Abbiamo già parlato, qualche mese fa, dei ragazzi di Green Light for Business. Martedì abbiamo invece avuto la fortuna di conoscere quelli dell’Associazione Ragnarock che, in comune con i primi, hanno il legame con il Nord Europa dei rispettivi fondatori: Thomas Baade-Mathiesen e Marco Germinario. Studente di economia norvegese alla Bocconi di Milano il primo, dottore in fisica italiano, laureato e vissuto 10 anni in Danimarca, il secondo.
E proprio delle buone pratiche che l’Italia può imparare dai paesi nordici (sicuramente più avanti di qualche decennio, quanto a sostenibilità ambientale) si è parlato nell’incontro di martedì, dal titolo “Rebuilding the future after Cop15: Green Economy and Competitiveness” (Ricostruire il futuro dopo la Conferenza di Copenhagen: green economy e competitività). Non pensate però alla solita, vecchia e manichea contrapposizione tra giovani felici e spensierati (che parlano solo di calcio), da un lato e brufolosi secchioni dall’aria “impegnata”, che fanno politica e disquisiscono di temi “alti”, dall’altra. Gli stessi ragazzi che erano sui banchi della Bocconi l’altro ieri, nel weekend saranno a Parco Sempione a saltare a ritmo di rock nordico, a testimonianza che si possono fare benissimo entrambe le cose (ci mancherebbe): pensare e divertirsi – senza però dimenticare la prima delle due attività, come talvolta vorrebbe, nella storia, qualche furbo governante, consapevole del devastante potere del panem et circenses.
Come nasce Ragnarock? Ma soprattutto… cosa significa? ”Nella mitologia nordica Ragnarok (senza la c) indica una forza che unisce gli opposti a partire dal caos. Allo stesso modo noi vogliamo migliorare la società imparando dalle differenze, che ci possono unire, invece che dividere“, ci racconta Marco Germinario, tra una pausa e l’altra dell’interessantissima conferenza, per la quale è riuscito a riunire 28 relatori di eccezionale livello, da Elisabeth Hagemann, consigliere del Primo Ministro Danese sui temi ambientali a Gudni Johannesson, direttore generale della National Energy Authority islandese (scampato al Vulcano), a Ulf Hedin, presidente del board di promozione di Växjö, la città svedese definita dalla BBC: “the greenest city in Europe“.
Presenti anche i rappresentanti delle missioni diplomatiche e delle camere di commercio svedesi, danesi, norvegesi e finlandesi, qualche manager di aziende scandinave operanti in Italia e Fortunato Vettraino, ingegnere della divisione Nucelar Fission dell’Enea, a difendere (sportivamente) la controversa opzione nucleare, che pare aver miracolosamente folgorato, sulla via di Flamanville, il ministro Prestigiacomo, ma non sembra, dagli sguardi dubbiosi, riscuotere, per ora, eguale successo tra i ragazzi in sala. Soprattutto quando li si “tranquillizza” sul fatto che la radioattività del combustibile dei reattori di IV generazione (industrialmente disponibili dal 2040) durerà “solamente qualche centinaio d’anni e non più migliaia“… (Ma sì, tempo di guardarsi ancora qualche edizione dei Mondiali e dalle scorie di uranio sarà già ricresciuta l’erba…).
Gudni Johannesson, nel suo intervento, sottolinea invece come dalla geotermia l’Islanda abbia risparmiato, dal 1970 al 2008, 880 milioni di corone islandesi, andate a beneficio del contribuente sotto forma di servizi pubblici; Ulf Hedin, del partito conservatore, ci fa sognare dichiarando serenamente che in Svezia ”tutti i partiti politici sono, chi più chi meno, verdi”; Mariagrazia Midulla, responsabile del programma Climate Change & Energy del WWF, mette in guardia sull’assurdità di mantenere il target europeo di riduzione delle emissioni al 2020 fermo al 20%, quando già oggi un paese non particolarmente virtuoso come l’Italia ha ridotto dell’11,3% rispetto ai livelli del 1990; Antonio Tencati, docente della Bocconi, ricorda come il green positioning costituisca oggi un vantaggio competitivo e strategico per le imprese, in concomitanza con la sempre maggiore attenzione ai temi ambientali riservata dal mercato, evidenziata, dati alla mano, da Federico Frattini, del gruppo Energy Strategy del Politecnico di Milano.
Vorrei raccontarvi un sacco di altre cose che, credo, potrebbero risultare piuttosto utili a neolaureati e giovani professionisti in cerca di una nuova collocazione ma, scusate, l’Italia ha appena pareggiato, non voglio annoiarvi oltre, passiamo alle discussioni importanti…
Andrea Gandiglio