La competizione tra food security e sviluppo sostenibile secondo Barilla
Il suolo, l’acqua, l’aria, le fonti di energia, la biodiversità, sono tutti elementi essenziali per la produzione di cibo, per lo sviluppo rurale e per la crescita sostenibile. Le attuali trasformazioni, come la crescita della popolazione, lo sviluppo economico, l’urbanizzazione e l’aumento della domanda di energia, impongono dunque una maggiore attenzione alla gestione delle risorse naturali.
Se n’è parlato all’incontro “Can the EU tackle the global food security challenge”, organizzato lo scorso 15 giugno dal Barilla Center for Food and Nutrition nella cornice istituzionale del Parlamento europeo.
La sicurezza alimentare, intesa come accesso sicuro e sufficiente al cibo, sta infatti diventando sempre di più una preoccupazione politica, che non coinvolge solamente i Paesi in via di sviluppo ma anche l’Europa e il resto del mondo sviluppato. Oltre ad essere un tema di rilievo geopolitico, la sicurezza alimentare è poi profondamente legata all’ambiente e alla sfida della crescita sostenibile.
Sicurezza alimentare, significa dunque agricoltura e produzione del cibo, ambiti strettamente legati alle tematiche ambientali. E’ infatti in costante crescita la pressione sull’utilizzo delle risorse naturali in varie regioni del Pianeta, nonché la preoccupazione di come utilizzare queste risorse in maniera efficiente, come preservarle e come limitare gli effetti negativi dello sviluppo economico.
Uno dei rischi ambientali connessi alla produzione di cibo, è l’utilizzo inappropriato delle terre. Nel corso degli ultimi cinquanta anni, la crescita della produzione agricola è stata resa possibile dall’uso di fertilizzanti, dall’irrigazione, dall’espansione del 15% dei terreni coltivati e dalla crescita del 7% della densità di colture cerealicole. Oggi, per far fronte alla sicurezza alimentare, sarebbe necessaria un’ulteriore crescita nella coltivazione di cereali, ma vi è anche la consapevolezza che l’utilizzo inappropriato delle terre può compromettere la conservazione della biodiversità e aumentare la produzione di CO2.
Non è dunque semplice trovare un equilibrio tra sicurezza alimentare e sviluppo sostenibile. E diventa ancora più difficile nel momento in cui entrano in gioco altri fattori, come il processo di urbanizzazione, soprattutto nei Paesi che stanno vivendo una forte espansione economica. Si viene così a creare una competizione relativa all’uso dei terreni tra i vari ambiti, quello agricolo e quello urbano. All’urbanizzazione si somma poi un altro settore talvolta in competizione con la produzione di cibo, ossia quell dei biocombustibili di prima generazione, che rischiano di cambiare notevolmente i trend del mercato agricolo, considerando che le proiezioni indicano una crescita di produzione e utilizzo dei biocombustibili di circa il 90% nei prossimi dieci anni e pochi, ad oggi, sono attrezzati per produrre biocombustibili di seconda generazione.
C’è poi la questione dei cambiamenti climatici, definiti “un fattore cruciale in termini di abilità del sistema agricolo di incontrare e stabilire un equilibrio con la costante crescita della popolazione e quindi con l’aumento crescente della domanda di cibo”. I problemi relativi al cambiamento climatico avranno effetti complessi sull’agricoltura e sulla sua capacità di produrre cibo. Si prevedono infatti conseguenze dirette sui processi biofisici e sulle condizioni ecologiche delle fattorie, nonché conseguenze indirette sulla crescita, sulla distribuzione dei redditi e sulla domanda per la produzione agricola. L’aumento della temperatura della terra, il cambiamento relativo alle stagioni e la crescita della concentrazione di CO2 nell’atmosfera, in effetti, hanno effetti sulla potenziale produttività delle terre, sul volume e sulla qualità dei raccolti così come sull’ambiente naturale in cui le imprese agricole operano. Di conseguenza, i cambiamenti climatici potrebbe essere un ostacolo insormontabile per la crescita della produzione agricola globale e quindi sulla sicurezza alimentare globale.
Quale la possibile soluzione? Secondo Mario Monti la via è nella ricerca e nello sviluppo di nuove tecnologie, ma soprattutto in una governance appropriata, che non agisca solamente in base alle logiche di mercato.
Donatella Scatamacchia