La bicicletta? E’politica, caro sindaco!
“La bicicletta è una droga, quando uno comincia a usarla non può più farne a meno, la libertà che concede è impagabile; potersi fermare a leggere un manifesto a contemplare una vetrina, a sbirciare dentro un cortile, a salutare un amico che sta camminando sotto i portici o sul marciapiede (…) non è solo un mezzo di trasporto tra tanti, è una filosofia di vita, un modo di stare al mondo, lo strumento di un orizzonte conoscitivo di cui non si può fare a meno dopo averlo sperimentato” così scrive Bruno Gambarotta nel breve “Elogio della bicicletta” contenuto nel primo libro di Pietro Pani (pseudonimo di Paolo Pinzuto) “Salva i ciclisti. La bicicletta è politica” presentato ieri sera presso il Circolo dei Lettori di Torino.
Un agile libretto che racconta la recentissima storia del movimento #salvaiciclisti, nato dalla rete in maniera assolutamente spontanea e che ha portato, in tempi brevissimi, nelle piazze migliaia di persone suscitando l’interesse dei media e, soprattutto, della politica fino alla convocazione pochi giorni fa a Reggio Emilia degli Stati Generali della Bicicletta.
Se, sulla scia delle parole di Gambarotta, si vuole riconoscere alla bicicletta il suo immutevole fascino nei secoli e promuoverla quale vera e propria Weltanschauung, non si può ignorare che in città la bicicletta, mezzo di trasporto più veloce, più salutare e più ecologico, non è certo il più sicuro: vere e proprie stragi di ciclisti sono state perpetuate sulle strade italiane negli ultimi dieci anni (2.556 i morti, siamo al terzo posto in Europa per mortalità in bicicletta, più che una missione in Afghanistan).
Nasce così, dalla volontà di 38 blogger italiani, la campagna #salvaicilisti, che riprendendo l’iniziativa Cities fit for cyclists del Times e il relativo manifesto, ha promosso la lettera “Caro Sindaco” con cui si chiede l’implementazione, a livello locale, di 10 punti per favorire la ciclabilità e la sicurezza dei ciclisti nelle città Italiane. Chiunque volesse contribuire al buon esito di questa campagna può condividere questa lettera attraverso Facebook, attraverso il proprio blog o sito, attraverso Twitter utilizzando l’hashtag #salvaiciclisti e, ovviamente, inviandola via mail al sindaco della propria città e ai sindaci delle città capoluogo di regione.
Un successo travolgente e inaspettato sin dai primi giorni che, scrive Pani/Pinzuto, “ha dimostrato che l’utilizzo della bicicletta ha un significato di natura politica in quanto strumento di una lotta per la riappropriazione di diritti civili fondamentali: il diritto di spostarsi liberamente, il diritto di muoversi gratuitamente e, cosa più importante, il diritto di vivere in città meno inquinate”. E poiché un diritto possa essere difeso ed esercitato le amministrazioni comunali devono lavorare in questa direzione: nella due giorni di incontri a Reggio Emilia (5-6 ottobre 2012), grazie a un evento nazionale promosso da Anci, Legambiente, Fiab e #salvaiciclisti con la collaborazione del Comune di Reggio Emilia e l’adesione della Presidenza della Repubblica, qualcosa si è mosso e amministratori, tecnici e associazioni di ciclisti si sono confrontati sulle diverse soluzioni praticabili per “far cambiare strada all’Italia” e diffondere nel nostro Paese una cultura della ciclabilità paragonabile a quella del nord Europa.
Cinque a riguardo, le aree di riflessione: normativa (modifiche al Codice della strada e altre normative correlate), organizzazione della mobilità urbana (moderazione del traffico, Zone 30, Ztl, Ztm), governance (politiche nazionali, investimenti, incentivi/disincentivi), cultura ed educazione alla mobilità sostenibile (formazione, informazione e comunicazione con l’obiettivo di far crescere l’opinione pubblica sul tema) e reti ciclabili (circuiti nazionali e locali), che hanno prodotto altrettanti risultati. Ora tocca ai Sindaci realizzarli.
Elena Marcon