Informazione ambientale: la par condicio vale anche per la scienza?
Meglio parlare della conservazione della biodiversità o di quanto valgono le api in economia? Al Forum dell’Informazione sull’Ambiente organizzato il13 febbraio dal Centro Studi CTS si è discusso di come comunicare l’ambiente e delle difficoltà del giornalismo ambientale, a volte stretto nelle logiche del giornalismo tradizionale. Come l’abitudine, tutta italiana in verità, di applicare la par condicio anche a informazioni di carattere scientifico. Sui cambiamenti climatici ad esempio si continua a dire di tutto e il contrario di tutto, anche se la comunità scientifica ha da anni ormai raggiunto un consenso sull’origine umana del surriscaldamento del Pianeta.
“Anche sul fumo c’è ancora chi sostiene che le sigarette facciano bene,- osserva Mario Tozzi - ma i giornali non si sognerebbero mai di prenderli sul serio.” Sul clima invece l’autorità scientifica è costantemente messa in dubbio e soggetta a dibattiti. Come il caso del cosiddetto Climategate, quando a pochi giorni dalle negoziazioni sul clima di Copenhagen nel 2009, vennero rubate circa 1.000 email degli scienziati dell’Università West Anglia, sostenendo che contenessero le prove dell’inaffidabilità dell’International Panel on Climate Change. Lo scandalo era poi rientrato e si era sciolto in un nulla di fatto, tanto da portare la BBC a porgere le sue scuse agli accusati. Ma è rimasta in molti la sensazione, erronea, che sull’origine antropica delle variazioni climatiche ci siano ancora dei dubbi.
Siamo adesso alle porte del prossimo summit di Rio+20, a venti anni dal primo summit di Rio, che tanto ha portato nel dibattito verso lo sviluppo sostenibile: nel 1992 a Rio erano nati l’UNFCCC, l’organismo delle Nazioni Unite che si occupa di clima, l’Agenda 21 e il recepimento di una concezione di sviluppo sostenibile che fosse anche intergenerazionale. Secondo Vincenzo Ferrara, climatologo dell’ENEA, uno dei punti chiave del prossimo summit Rio+20 sarà quello di andare oltre il PIL nella descrizione del benessere della società. Il PIL infatti misura solo quanto denaro è passato di mano in mano, ma non è una misura idonea a garantire lo sviluppo. Per descrivere la green economy, “occorre trovare un modo per descrivere il capitale umano e quello naturale”.
Per curare i lavori di una lunga giornata di dibattito si sono alternati Marco Gisotti di Modus Vivendi, Letizia Palmisano di Ecoconnection e Marco Fratoddi della Nuova Ecologia. Da Gisotti nasce una proposta: di arrivare a una carta sul giornalismo ambientale, sullo stile della Carta di Treviso per l’Infanzia. Lo scopo sarà quello di garantire una corretta informazione in materia di ambiente; acquisizione delle fonti, veridicità e scientificità dei fatti raccontati potranno essere alcuni degli elementi di questa nuova carta.
Il dibattito è stato trasmesso in rete tramite streaming in diretta, con possibilità, per il pubblico, di intervenire via Twitter e Skype, in modo da evitare l’autoreferenzialità tipica del giornalismo. Per chi volesse approfondire i temi, è sufficiente andare in Twitter con hastag #comunicambiente o sul profilo di Comunicambiente.
Veronica Caciagli