Il Codice Forestale Camaldolese, preziosa fonte di sostenibilità ambientale
Chissà quanti operatori della sostenibilità ambientale conoscono l’Eremo di Camaldoli, nel Casentino, o ne conoscono i metodi secolari di salvaguardia delle foreste e del loro ecosistema, praticati dai monaci.
Chi fosse interessato può prendere parte, Giovedì 28 e venerdì 29, al convegno dal titolo “Il Codice Forestale Camaldolese. Le radici della sostenibilità”, organizzato dall’ Istituto Nazionale di Economia Agraria, che si terrà presso l’Eremo, in provincia di Arezzo . Nel corso del convegno sarà presentato il libro omonimo, primo di una serie di quattro volumi dedicati alla riscoperta degli antichi saperi dei monaci che, per oltre otto secoli, hanno gestito e salvaguardato le foreste del Casentino, dando vita ad un modello flessibile e durevole di tutela delle risorse naturali, un modello esemplare, anche dal punto di vista sociale, successivamente esportato oltre il Casentino e oltre i confini della Toscana, in tutta l’area boschiva dell’Appennino centrale, grazie all’operato di altri centri di ispirazione camaldolese.
Il convegno si tiene, significativamente, a pochi giorni dalla delibera di Giunta della Regione Toscana, che punta proprio sulla salvaguardia del patrimonio boschivo regionale e sui Green Jobs, con un investimento di ben 44 milioni di euro, distribuiti nell’arco di tre anni, per un piano straordinario di investimenti finalizzati a “tenere in ordine la montagna e i suoi boschi, per ridurre il rischio di frane ed alluvioni in pianura, ma anche per sviluppare una vera economia verde e creare, stabili nel tempo, seicento posti di lavoro”, come annunciato dal neo-presidente Enrico Rossi all’indomani dell’approvazione della delibera.
I primi investimenti, 12 milioni di euro, saranno elargiti entro la fine del 2010 e destinati alla gestione e alla coltivazione dei boschi e alla valorizzazione della montagna, con introduzione di animali in grado di contribuire alla salvaguardia delle foreste. Gli altri 32 milioni saranno utilizzati per le sistemazioni forestali, per la promozione della selvicoltura sostenibile, per la promozione dell’attività zootecnica nel bosco e, infine, per lo sviluppo delle filiere locali nei settori del legno.
“Storicamente- ha aggiunto Rossi- “ i boschi della Toscana sono ben tenuti: spendiamo poco, molto meno di altre Regioni, e con ottimi risultati. Vantiamo pure una lunga tradizione di politica di mantenimento ed attenzione: dai granduchi dei Medici al presidente Bartolini, a cui va il merito di aver creato una rete di associazioni di volontari per la difesa dei boschi. Resta il fatto che la montagna è coltivata meno di un tempo. Molti l’abbandonano. E questo produce ripercussioni negative a valle”. “Ma il piano straordinario che mettiamo in campo aiuterà anche a rallentare questa fuga: sviluppando posti di lavoro in loco”.
Peccato che Rossi, nell’excursus storico, si sia dimenticato di citare i monaci camaldolesi che, per secoli, hanno gestito quelle foreste e l’agricoltura delle aree boschive e montane del Casentino, creando un modello che è alla radice dell’attuale concetto di sostenibilità. Una sorta di sviluppo sostenibile “ante litteram”, connaturato allo stile di vita dei monaci e permeato da un approccio fortemente spirituale e religioso.
Attraverso le testimonianze e gli studi di monaci, ricercatori e tecnici forestali, il convegno intende ricostruire la complessità e l’efficienza di un sistema consolidato nel tempo, che può rappresentare, dunque, anche un moderno modello per una gestione attiva e sostenibile delle risorse ambientali. L’idea è quella di fornire punti di vista differenti di intendere e gestire la foresta, la sostenibilità ed il legame tra uomo e natura e creare un confronto tecnico e politico sulla gestione delle risorse forestali ed ambientali, grazie anche alla collaborazione ed agli interventi degli esperti del Corpo Forestale dello Stato, del Parco nazionale delle Foreste Casentinesi e della Comunità Montana del Casentino, che patrocina l’iniziativa.
Il progetto è nato dalla collaborazione tra l’Osservatorio Foreste INEA e il “Collegium Scriptorium Fontis Avellanae“ e si propone il recupero, la valorizzazione e la diffusione del patrimonio storico-culturale della Congregazione Benedettina Camaldolese, in particolare del materiale conservato nelle fonti camaldolesi edite e in altri numerosi documenti, in gran parte ancora sconosciuti, conservati negli Archivi di Stato e in quelli privati.
La prima idea progettuale deve la luce a Don Salvatore Frigerio che, come Presidente del Collegium, manifestò agli Stati Generali della Montagna di Torino, nel 2002 ( (Anno Internazionale delle Montagne), l’intenzione di mettere al centro di una ricerca scientifica il patrimonio di conoscenze e testimonianze che la Congregazione ha sviluppato quotidianamente dal 1027 al 1868.
Il progetto ha consentito di raccogliere norme e disposizioni sparse in una miriade di carte (contratti, verbali, promemoria e corrispondenza di vario genere) e di eseguire una ricognizione ed una mappatura dei luoghi interessati. Non una semplice ricerca archivistica rivolta al passato, ma un’opportunità unica di consegnare una ricca eredità alle nuove generazioni, coinvolte, attraverso alcuni istituti scolastici della zona nella creazione di una banca dati on line.
Andrea Marchetti