Giornata Mondiale degli Oceani: per tutelare la culla della vita
L’estate è vicina e di questi tempi, il mare fa venire in mente abbronzatura e ombrelloni. Ma l’importanza delle acque salate, che coprono più del 70% della superficie terrestre, va ben al di là dei semplici fattori stagionali. A celebrarle è oggi la Giornata Mondiale degli Oceani, una festa dedicata a tutti i mari nata a Rio de Janeiro durante il Vertice dell’Ambiente nel 1992.
Gli oceani producono oltre il 50% dell’ossigeno nell’atmosfera, ospitano l’80% della biodiversità e metà della popolazione mondiale abita in regioni costiere. I mari del Pianeta forniscono anche un contributo annuale all’economia globale, che fra servizi come pesca, turismo, protezione delle coste, vale, secondo l’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura, 12.600 miliardi di dollari annuali. I mari rappresentano inoltre dei veri e propri magazzini per lo stoccaggio del carbonio, ma anche una miniera per gli impianti di produzione di energia eolica offshore.
Secondo l’organizzazione, mangrovie, paludi e praterie marine rimuovono il carbonio dall’atmosfera e lo immagazzinano nel suolo, dove può rimanere per millenni. Proprio la distruzione del 20% delle foreste di mangrovie del Pianeta negli ultimi 25 anni, per un’area di 35.000 chilometri quadrati, ha provocato il rilascio di carbonio accumulato per secoli.
I mari possono dare anche un importante contributo nello sviluppo dell’energia eolica, che con il ritmo attuale di crescita, arriverà a coprire un quarto delle necessità di energia elettrica entro il 2050, ospitando 100.000 turbine. L’Europa, del resto, è leader mondiale dell’eolico offshore e lo sviluppo di questa fonte nell’Unione Europea è tale da poter fornire fra il 12% e il 16% dell’elettricità dell’UE già entro il 2030, l’equivalente di 25mila turbine.
Negli ultimi tre anni, l’estensione delle aree marine protette è più che raddoppiata, ma rimane comunque molto ridotta, pari all’1,42% della superficie del globo. Una buona notizia riguarda lo smantellamento delle piattaforme petrolifere nel mare del Nord: finora ne sono state eliminate 130 e oltre 500 dovranno chiudere i battenti nell’arco dei prossimi 20 o 30 anni.
Dopo il disastro del Golfo del Messico e le fuoriuscite radioattive in mare di Fukushima, l’edizione 2011 della Giornata Mondiale degli Oceani dovrà fare i conti con le nuove sfide per uno sviluppo sostenibile del Pianeta. «Guardando indietro agli ultimi dodici mesi dell’anno, non si può dire che sia stato un bel periodo per gli oceani», sottolinea Julia Marton-Lefevre, direttore generale dell’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura, che spiega come, fra le minacce più rilevanti per gli ecosistemi marini, ci sia l’acidificazione degli oceani. Un fenomeno che «sta avanzando ad un ritmo allarmante, 100 volte più veloce rispetto a quello naturale», e a cui si aggiungono la pesca eccessiva, l’inquinamento, i cambiamenti climatici, il turismo costiero, le piattaforme petrolifere e di gas. Secondo il WWF internazionale, il 76% degli stock di pesce del mondo sono già sfruttati al massimo della capacità o sovrasfruttati. E ogni anno miliardi di pesce catturato accidentalmente, insieme ad altri animali come delfini, tartarguhe marine, squali e coralli, muore per pratiche di pesca inefficienti o illegali.
Allarmante è anche la situazione dell’inquinamento marino, che per l’80% deriva da attività terrestri: buste di plastica e immondizia di vario genere, pesticidi, scarichi delle fogne. Di qui l’appello del Programma Onu per l’Ambiente (Unep) per un’azione comune nel combattere il fenomeno, causa di molti problemi: 270 specie rischiano di ingerire i rifiuti negli oceani, incluso l’86% di tutte le specie di tartarughe marine, il 44% di tutti gli uccelli marini e il 43% dei mammiferi marini. «La spazzatura in mare – afferma Achim Steiner, direttore esecutivo dell’Unep – colpisce ogni paese e tutti i mari, e mostra in maniera molto chiara l’urgenza di passare ad un’economia verde, a basso contenuto di carbonio e più efficiente dal punto di vista dell’uso delle risorse». A minacciare l’ecosistema dei mari è anche il turismo, che per l’80% interessa aree costiere, con spiagge e barriere coralline come destinazioni più gettonate. Di 220 milioni di turisti annuali nella regione del Mediterraneo, oltre 100 vanno al mare. In meno di 20 anni, ci si aspetta che il numero annuale di turisti che visiteranno quest’area arrivi a quota 350 milioni.
C’è infine la questione dei trasporti commerciali, che avvengono via mare in 90 casi su 100, con rischi di fuoriuscite di carburante, contaminazione di nuove specie contenute nelle acque di zavorra, o di sostanze chimiche delle vernici.
Tanti gli eventi sparsi nei cinque continenti, fra zoo, acquari, musei, associazioni, insieme ad iniziative di singoli cittadini: pulizie delle spiagge, concorsi di pittura per bambini, lezioni di biologia marina, esposizioni fotografiche. A tenere le fila delle celebrazioni è il World Ocean Network, che promuove il tema “Giovani: la prossima ondata di cambiamento” per raccoglie idee utili, come le istruzioni per realizzare una pulizia di fiumi, laghi, spiagge o altri habitat di acqua dolce o costieri. Per l’occasione, a New York l’Empire State Building sarà illuminato di bianco, blu e viola. In Italia sono segnalate iniziative fra Trapani, Agropoli e Torino. Una proposta semplice, accessibile a tutti, è quella di indossare una maglietta blu e fare da ‘ambasciatore’ della salvaguardia dei nostri mari, invitando, ad esempio, a mangiare tipi di pesce in buona salute, con popolazioni ancora abbondanti, in sostituzione di quelli in via di estinzione.
Veronica Ulivieri