Fieragricola 2012: l’ambiente è ancora una priorità?
Dopo quanto è emerso ieri, dagli interventi al convegno inaugurale della 110° Fieragricola di Verona, verrebbe in realtà da chiedersi se l’ambiente sia mai stato veramente una preoccupazione degli agricoltori italiani e delle loro associazioni di categoria, in questi ultimi anni. Lasciando, ovviamente, da parte le isole felici delle aziende biologiche e biodinamiche, che rappresentanto ancora una nicchia, benché in costante crescita.
La situazione è paradossale e un po’schizofrenica. Il tema portante dell’edizione 2012 della fiera è infatti la “sostenibilità ambientale ed economica“, così come il titolo stesso del convegno è “Verso la nuova Politica Agricola Comune;: prospettive, sfide e opportunità per un’agricoltura sostenibile“. I padiglioni hanno aree che si chiamano “Bioenergy Expo“, “Area forum meccanica sostenibile“, “Area forum sull’agricoltura sostenibile“. La volontà degli organizzatori su come indirizzare la discussione pare dunque chiara e sincera. Ma gli interventi istituzionali dell’inaugurazione sono spiazzanti.
La vexata quaestio è sempre il fatidico “greening” proposto dal Commissario Europeo Dacian Ciolos nella bozza di riforma della PAC, che gli stati membri negozieranno nel corso dell’anno e contro cui si scagliano, a raffica, tutti i relatori sul palco. Sergio Marini, Presidente Coldiretti: “Oggi nella gerarchia dell’Unione Europea il problema ambientale non e’più prioritario, lo e’ quello del lavoro.” Paolo De Castro, Presidente della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale del Parlamento Europeo: “mentre le politiche mondiali si concentrano sulla sicurezza alimentare le aree ecologiche rischiano di porre un freno alla produzione“. Mario Catania, Ministro dell’Agricoltura: “nè io nè voi abbiamo nulla contro le tematiche ambientali, ma il greening proposto dal Commissario Ciolos non può diventare un elemento penalizzante e creare oneri aggiuntivi per le imprese agricole”. Eppure, poco prima, il Direttore Generale del settore Agricoltura e Sviluppo Rurale della Commissione Europea, Josè Manuel Silva Rodriguez, aveva chiarito che la sifda sarà proprio “coniugare competitività e ambiente“. Coniugarle entrambe, altrimenti non sarebbe una sfida, ma soprattutto non avrebbe nulla di nuovo: da sempre le politiche nazionali cercano di stimolare la competitività delle proprie economie, ma fino ad oggi questo è stato fatto a scapito dell’ambiente e, per il Pianeta, così come per l’economia stessa (che si basa in gran parte sulle risorse naturali, la fertilità del terreno ecc) questo non è più, appunto, sostenibile.
L’accanimento italiano contro la proposta di riforma della PAC, benché contenga alcuni aspetti sicuramente condivisibili (come il contrasto all’idea che sia il mero criterio della superficie agricola a dettar legge o che non venga riconosciuto il know how qualitativo delle produzioni), genera quindi il sospetto che il fatto di “fare sul serio” in tema di sostenibilità ambientale, spaventi ancora molti agricoltori e i loro rappresentanti. Finché ci si limita alle dichiarazioni di principio, infatti, una frase a favore dell’ambiente “fa fine e non impegna”, ma quando poi bisogna applicare, sul serio, nuovi criteri sono dolori… Certo, sono dolori per tutti di questi tempi, nessuno escluso: taxisti, notai, farmacisti e, ahimè, anche agricoltori. Non mi sembra una valida giustificazione quella del presidente di CIA, Giuseppe Politi, che ha invocato tradizioni e modi di operare consolidati, che non si possono cambiare da un giorno all’altro. Con questa logica non si ci sarebbe mai evoluzione e saremmo fermi al medioevo.
Anche agli agricoltori è chiesto dunque di fare sacrifici per il bene comune e uno sforzo di innovazione, nel proprio interesse. Le idee, qui alla Fieragricola, non mancano certo. Penso, ad esempio, all’interessantissima ricerca commissionata dall’Informatore Agrario a Nomisma, sulla diversificazione economica in agricoltura. Utilizzare fonti di energia rinnovabile, realizzare agriturismi o agrinidi, partecipare ai farmers market con la vendita diretta dei prodotti e molte altre attività simili possono generare, alle piccole imprese agricole più intraprendenti, fino al 31% in più di reddito. La diversificazione o multifunzionalità, spiegano gli autori della ricerca Denis Pantini e Massimo Spigola, è ormai diventata irrinunciabile e aiuta la transizione aziendale alle nuove generazioni. I contadini inglesi e tedeschi lo hanno capito prima e meglio e, insieme a forme commerciali più aggressive e aggregazione delle forze, sono riusciti, pur in un momento di profonda crisi come il 2011, a vedere aumentare i propri redditi del +44% rispetto al 2005, mentre quelli italiani restavano pizzicati tra l’incudine dell’aumento dei prezzi e il martello di un reddito che oggi è solo più l’89% di quanto era sei anni fa. Un po’come dire che la crisi mette tutti a dura prova, ma vale pur sempre che, entro certi limiti, ciascuno è artefice della sua fortuna.
Ma torniamo al famigerato “greening”, visto non da una prospettiva ambientalista, ma economica. Ecco cosa ha detto ieri, in un bel convegno sul tema, Federico Vecchioni, presidente di Agriventure, il ramo di Intesa Sanpaolo dedicato all’agricoltura: “L’inverdimento della PAC è il presupposto fondamentale per mantenere il budget agricolo dell’UE. Il greening non va però visto in contrapposizione con la crescita e la produttività; se da un lato produrrà certamente un aggravio dei costi produttivi (stimato mediamente a livello europeo in 43 €/ha), dall’altro l’adozione delle misure in esso contenute produrrà un miglioramento delle condizioni pedo-climatiche, che si rifletteranno positivamente sulle produzioni (aumento della sostanza organica nei suoli, maggiore efficienza nella gestione delle acque di irrigazione e piovane, biodiversità e maggiore efficienza nella difesa)”. A tutto questo Vecchioni propone di affiancare un sistema di assicurazioni sulle produzioni, che possa mettere al riparo il reddito degli agricoltori da eventi climatici calamitosi e forti oscillazione dei prezzi, come per altro già succede negli Stati Uniti, con il Farm Bill, la “PAC americana”. Dove sta dunque la contrapposizione ambiente/agricoltura? Forse più nella psiche di chi è refrattario all’innovazione e al cambiamento, che nella proposta del Commissario Ciolos.
Andrea Gandiglio
Della riforma PAC si occupera’la seconda edizione del Workshop IMAGE – Incontri sul Management della Green Economy, dal titolo “Verso la nuova PAC: agricoltura e sistema alimentare“, organizzato da Greenews.info in collaborazione con la Citta’di Torino e l’Associazione Greencommerce, a Torino il 24 e 25 maggio 2012.