EUSEW: più coordinamento europeo per centrare gli obiettivi “20-20-20″
Tra il 18 e il 22 giugno, è stato stimato che 150 mila persone in tutta Europa abbiano discusso di efficienza energetica e di energie rinnovabili. Non male per un tema che, solitamente, non raggiunge, nelle cronache mediatiche, la popolarità di altri più futili argomenti. Il merito è della settima edizione della Settimana Europea delle Energie Rinnovabili (EUSEW) incentrata sulla presentazione della recente Comunicazione – adottata dalla Commissione Europea – sulla Strategia per le Energie Rinnovabili.
Nel corso della Settimana, che volutamente si è tenuta negli stessi giorni in cui a Rio si svolgeva il Summit delle Nazioni Unite, si sono susseguiti 150 eventi solo nella capitale dell’Unione Europea, e 950 manifestazioni in 40 Paesi diversi nell’ambito degli Energy Day. Diverse sono state le iniziative in programma anche in Italia, a cominciare dal convegno “Prospettive di sviluppo della bioenergia in Italia”, che si è tenuto a Milano il 21 giugno. A Napoli, invece, nell’ambito del progetto “Sballati e… compost-i”, l’Anea (Agenzia Napoletana Energia e Ambiente) ha organizzato, per la stessa data, l’Agorà della Sostenibilità. Rifiuti zero, per promuovere il riciclo dei rifiuti e degli scarti alimentari in casa per la produzione di compost. Il 22 giugno a Roma, invece, si è tenuta la conferenza “Abitare sostenibile in area mediterranea”, promossa dal Consorzio Nazionale CasaQualità a conclusione del progetto europeo “IRH-MED, Innovative Solutions for Mediterranean Residential Housing”.
Ma torniamo a Bruxelles, dove l’iniziativa ha preso vita, e soprattutto alla conferenza inaugurale presieduta dal Commissario Europeo per l’Energia, Gunther Oettinger. Durante la quale si è discusso del futuro energetico dell’Europa e proprio della nuova Comunicazione adottata dalla Commissione lo scorso 6 giugno. In base a quest’ultima l’Unione Europea si impegna a raggiungere una quota del 20% di energie rinnovabili entro il 2020. Cosa nota. La precisazione è però che un simile obiettivo può essere conseguito (in modo efficiente rispetto ai costi) solamente se tutte le politiche attualmente in vigore vengono correttamente attuate nei rispettivi Stati membri. Gli Stati dovrebbero cioè privilegiare un approccio europeo più coordinato per stabilire e riformare i regimi di sostegno e ricorrere di più ai meccanismi di scambio di energie rinnovabili tra gli stessi Stati membri.
Inoltre, la necessità da parte degli investitori di poter contare su certezze in materia normativa (velato richiamo al Governo italiano?) rende pressante l’avvio della discussione sul futuro di un solido quadro di riferimento, che vada oltre il 2020. A tal proposito, secondo Oettinger “dobbiamo continuare a sviluppare le energie rinnovabili e a promuovere soluzioni innovative. Ciò va fatto in modo efficiente rispetto ai costi. Questo significa produrre energia eolica e solare dove sia sensato farlo da un punto di vista economico, commercializzandola poi in Europa come già facciamo per altri prodotti e servizi”. Ma questa prospettiva, per quanto suggestiva, non contraddice forse il modello di produzione “distribuita” sul territorio, caro a Rifkin, a Clark e praticamente a tutte le associazioni ambientaliste? Il dubbio è legittimo.
I quattro settori nei quali, seconda la Commissione, è necessario intervenire in maniera più incisiva, da qui al 2020, per poter raggiungere gli obiettivi stabiliti in materia di rinnovabili, sono, in primo luogo, il mercato dell’energia: ovvero la necessità di completare il mercato interno dell’energia e affrontare, congiuntamente, il problema degli incentivi agli investimenti per la generazione di energia elettrica, in modo da consentire una facile integrazione delle rinnovabili in un unico mercato. Ugualmente importanti sarebbero dunque – secondo punto – i regimi di sostegno. A questo proposito è stato detto che la Commissione privilegerà programmi che incoraggino la riduzioni dei costi ed evitino sovra-compensazioni. La Commissione inoltre si è mostrata propensa a promuove un maggiore ricorso ai meccanismi di cooperazione contenuti nella direttiva sulle energie rinnovabili. I meccanismi di cooperazione permetterebbero infatti agli Stati membri di raggiungere gli obiettivi nazionali vincolanti mediante lo scambio di energie rinnovabili. Ciò vuol dire, come anticipato sopra, che uno Stato membro sarà incoraggiato, ad esempio, ad acquistare energia eolica o solare da un altro Stato membro o da un paese terzo al di fuori dell’UE. Una scelta che, pare, potrebbe risultare più economica rispetto alla produzione di energia solare o eolica nel paese di origine. Infine, la quarta mossa decisiva sarebbe la cooperazione in materia di energia nel Mediterraneo. Ciò che auspica la Commissione è, in definitiva, un miglioramento del quadro normativo e del mercato regionale integrato nel Magreb che faciliterebbe gli investimenti su larga scala nella regione e consentirebbe all’Europa di importare energia elettrica da fonti rinnovabili.
Quest’anno, più delle passate edizioni, la settimana UE sulle Energie Rinnovabili ha quindi costituito un ponte importante tra le imprese del settore e le istituzioni europee, che hanno trovato un punto di convergenza ben racchiuso nelle parole di Oettinger: “l’energia sostenibile è al centro della strategia Europa 2020 per una crescita e un’occupazione sostenibile e costituisce un’opportunità economica. Mentre il mondo sta già investendo molto nel consumo di energia più intelligente, è giunto il momento per l’Europa di intensificare gli sforzi per informare i cittadini sui suoi benefici, e garantire che le energie rinnovabili possano diventare un player competitivo nel mercato europeo dell’energia”.
Donatella Scatamacchia