Andy Ridley: come è nata l’idea dell’Earth Hour
Stasera alle 18.59, ora italiana, inizierà il conto alla rovescia per “spegnere” la città di Copenhagen, sede del vertice sul clima. Un milione di cittadini danesi spegnerà simbolicamente la luce di casa, per un’ora, per sensibilizzare i restanti 6,8 miliardi di abitanti della Terra sul problema dell’interferenza umana nei cambiamenti climatici.
Coordinatore dell’iniziativa sarà un personaggio non nuovo a questi gesti: l’anglo-australiano Andy Ridley che, nel 2007, lasciò al buio 371 città australiane per arrivare, nel 2009, a toccare il record di 4.000 città (di cui 200 italiane) in 88 paesi di tutto il mondo.
Come nasce un’idea del genere? “Era da tanto che cercavo un modo di sensibilizzare gli australiani sul tema della crisi climatica”, racconta Andy. ”Ormai, con il governo scettico e la gente stufa di sentire sempre disastri l’attenzione sul tema era crollata. Così una sera, mentre ero in chat, guardando per caso delle immagini satellitari della Terra di notte ho visto piano piano che le città andavano a ‘dormire’ e una dietro l’altra si spegnevano. Da lì ho capito che quello era il messaggio, un messaggio che tutti potevano portare al mondo e che la gente può fare“.
Così, ieri, Ridley ha incontrato il segretario generale del Nazioni Unite Ban Ki-Moon per consegnargli la sfera d’argento che rappresenta il Pianeta : uno scrigno da 350 gigabyte che racchiude tutti i messaggi e i video raccolti nel mondo grazie alla campagna del Wwf. “L’obiettivo era portare al vertice sul clima a Copenaghen la sfera e ora – ha concluso Ridley – vogliamo che l’Onu la porti a New York, al Palazzo di Vetro”.
Ilaria Burgassi