Design ecosostenibile: premiate a ToBEeco le green ideas “sorprendenti”
Il tema del concorso di quest’anno era ”Sor-prendimi!“: un invito a svelare il segreto delle cose quotidiane, gli usi potenziali nascosti negli oggetti di tutti i giorni, quelli più vicini, favorendo un cambio di punto di vista rispetto al consueto. Si è svolta ieri, al Lingotto di Torino, nella giornata conclusiva del salone sul design ecosostenibile toBEeco, costola del più grande Expocasa, la premiazione del contest di idee green.
Al primo posto, il progetto di una giovane interior designer diplomata allo IED, Kristina Trevisan: si tratta dell’OFF-ICE, un frigo degli anni Cinquanta trovato in strada tra le cose da buttare e portato a un nuovo utilizzo. Amiat ha concesso a Kristina di utilizzarlo e l’artista gli ha dato nuova vita,valorizzandolo come oggetto di interni. La giuria ha considerato ottimo il livello progettuale e l’interessante riuso in chiave moderna. Vera e propria fabbrica di idee, la sua Mak*Factory recuperando pezzi di arredo caduti in disuso, dà vita a oggetti di design con una loro anima elegante e creativa. “Si tratta di pezzi unici che giocano in equilibrio tra l’essenza originaria e la veste innovativa, investiti di quel sentimentalismo che lega la nostra vita agli oggetti che l’accompagnano, e che non sanno trasformarsi in essa”, spiega la giovane designer.
Secondo classificato, il gruppo Il tecnico del legno (composto da Mariano Parise e Massimo Parmeggiani), che ha ha vinto con il Vassoio come sistema. La particolarità di questo oggetto è la sua alta funzionalità e versatilità: “Lavoriamo il legno con taglio laser e realizziamo piccoli pezzi, mobili e complementi di arredo ecosostenibili anche personalizzati”. Medaglia di bronzo invece a Crosser, la cui proposta ha avuto la capacità di svelare il segreto della riscoperta del vivere quotidiano. Il progetto presentato, Rimbalzi di luce, ha attirato l’attenzione della giuria per “un’incredibile accostamento di materiali e per l’elaborato design”.
Altre opere hanno comunque ricevuto l’attenzione dei visitatori della fiera (45.000 nei dieci giorni di Expocasa): originali quelle di Tomoko Tokuda, designer giapponese ma italiana d’adozione, con i suoi gioielli senza tempo: piccole opere d’arte realizzate interamente a mano usando pezzi di vecchi orologi scovati ai mercatini di antiquariato. “All’inizio di questo lavoro non ho pensato a nulla, ma ho semplicemente cercato di usare cose dimenticate, ridando nuova luce a oggetti come questi, che meritano davvero di rivivere: orologi rotti e dimenticati sono davvero affascinanti!”, spiega la giovane designer. Sempre in tema di gioielli e creazioni artigianali, nel laboratorio di Le Barababac di Ludovica Andrina si utilizzano materiali trovati nei mercatini di tutto il mondo. “Uso sempre oggetti che hanno destato la mia attenzione e che hanno qualcosa di particolare, di unico”, racconta lei. Tutti i manufatti sono poi sapientemente fusi ed incastonati in argento 925 per diventare una creazione per le mani o per la mente, oppure cuciti e ricamati in abiti e foulards.
Essere un designer indipendente in Italia e nel 2013 ha tuttavia le sue difficoltà: la vera sfida per tutti è cercare di poter continuare la propria attività. I giovani designer, slegati dalle aziende e dalle grandi produzioni, cercano e trovano canali diretti per farsi conoscere, una volta completata in piena autonomia la ricerca di chi possa realizzare il proprio progetto. Le loro creazioni sono oggetti per tutti e allo stesso tempo per pochi, dati i numeri limitati della produzione. I visitatori, che frequentano questo tipo di iniziative in cerca di pezzi unici da portar via, sono una componente fondamentale, che interagisce con l’artista facendo domande e interessandosi alla genesi dell’oggetto di design. E Torino – città candidata a essere una smart city europea – cerca, in sostanza, di continuare la scommessa, iniziata con Torino World Design Capital nel 2008, e investire nella trasformazione già in atto per diffondere il design come disciplina utile allo sviluppo sostenibile.
Valentina Burgassi