Dal Vietnam al Canada: la scia distruttiva di “Agente Orange”
“Orange Witness“, il documentario del filmaker e attivista canadese Andrew Nisker (lo stesso che nel 2007 ha firmato la regia di “Garbage! The Revolution Starts at Home”), ha aperto la sezione del concorso One Hour riservata ai mediometraggi di un’ora circa, della 16° edizione del Festival Cinemambiente di Torino.
La scelta del regista, che ha visionato decine di ore di materiale d’epoca sui voli che spargevano il diserbante durante la Guerra del Vietnam, è stata quella di alternare riprese aeree originali a voci fuori campo di protagonisti, scienziati e testimoni della contaminazione, “orange witness” appunto.
I primi 5 minuti del film sono infatti occupati dalle immagini storiche di una fila di aerei militari che, durante la guerra, spargono l’Agente Orange sulla selva vietnamita, mentre la voce di scienziati ed esperti ne racconta oggi la storia. Inizialmente il defoliante, una miscela di altri due erbicidi il 2,4-D e 2,4,5-T, era denominato semplicemente “diserbante arancio”. Furono i cronisti di guerra a denominarlo “Orange Agent”, nome a loro avviso molto più evocativo, da usare nelle cronache di una guerra dove gli Stati Uniti erano messi in difficoltà da un gruppo “inferiore” di guerriglieri, i Vietcong, che però avevano dalla loro un temibile alleato: la perfetta conoscenza dell’intricata giungla vietnamita. Proprio per distruggere questa giungla venne creato l’Agente Orange, così da togliere al nemico il suo vantaggio tattico. Come si è poi scoperto in seguito, questo composto determinava una letale contaminazione a base di diossina dell’ambiente e di tutto ciò con cui veniva a contatto.
Circa 90 milioni di litri di Agent Orange sono stati spruzzati sul Vietnam mentre, come apprendiamo nel documentario dalla voce di Ton Nu Thi Ninh, co-presidente del gruppo USA-Vietnam Agent Orange, gli Stati Uniti si difendono da oltre 40 anni dietro il formalismo di non aver violato il diritto internazionale, perché il composto non è stato utilizzato come arma chimica sui nemici, ma solo per defoliare la vegetazione. All’esame degli effetti causati la differenza è in realtà inconsistente.
Ma la storia dell’Agente Orange non è solamente legata al Vietnam e arriva fino ai giorni nostri. Le immagini sullo schermo di aerei che spargono diserbante continuano: questa volta si tratta di velivoli civili, quelli della Hydro in Ontario. Il diserbante è stato infatti usato massicciamente fino alla fine degli anni ’60 in Canada, Oregon e Nuova Zelanda per ripulire dalle erbacce le linee elettriche, ferroviarie, autostradali, contaminando i lavoratori che lo spargevano, penetrando nel terreno, nei vegetali e nell’acqua di cui gli animali si cibavano e, entrando, di fatto, nella catena alimentare. Gli effetti più preoccupanti, oltre a patologie quali il cancro, le malattie neurologiche e agli aborti, sono la modificazione del DNA umano di chi è stato esposto, portandone gli effetti fino ad oggi, a oltre 60 anni di distanza, sui loro figli, nipoti e pronipoti.
Scorrono le immagini d’epoca più emblematiche e vivide del film, mentre la voce di un operaio forestale in pensione, Don Romanowich, spiega come allora si usavano grandi palloni meteorologici riempiti di elio legati ad un filo per segnalare agli aerei i campi da irrorare; quei palloni erano retti da altri operai che nella immagini vengono completamente sommersi e investiti dalla nebbia di diserbante. Le pubblicità del tempo – che decantano le virtù del diserbante e la sua assoluta sicurezza – inserite nel documentario, completano il tragico quadro. La “Primavera Silenziosa“, per usare le parole dell’omonimo saggio di Rachel Carson, che per prima lanciò l’allarme sugli effetti degli erbicidi, purtroppo non è ancora finita.
Alessio Sciurpa