Convegno Kyoto Club: nonostante la delusione di Copenhagen, le imprese puntano sulla green economy
Si è tenuto questa mattina, a Roma, il convegno “Dopo Copenhagen. Le sfide energetiche e ambientali del 2020”, organizzato dall’associazione Kyoto Club con l’obiettivo di analizzare i risultati di Copenhagen.
Il vice presidente dell’associazione Francesco Ferrante ha aperto il dibattito sottolineando le evidenti difficoltà del mondo diplomatico nel soddisfare le ottimistiche aspettative che avevano preceduto il summit. Riassumendo le proposte avanzate dai vari Paesi durante i primi mesi del 2010*, infatti, risulta evidente che il cammino da percorrere per il raggiungimento di un accordo vincolante sia ancora lungo e tortuoso.
Tuttavia, nota positiva, pare che allo stallo della politica corrisponda un ben più incoraggiante entusiasmo dei privati nei confronti della Green Economy. Questo settore, spiega il presidente di Kyoto Club Gianni Silvestrini, “è forse l’unico comparto che ha superato quasi indenne la crisi economica, malgrado non siano mancati anche qui morti e feriti. Solo per fare un esempio, le potenze del fotovoltaico e dell’eolico installate nel mondo nel 2009 hanno fatto registrare valori record rispetto all’anno precedente e in Europa il 61% di tutta la nuova potenza elettrica installata è da fonti rinnovabili, una quota inimmaginabile solo pochi anni fa”.
Inoltre, considerazioni interessanti sono emerse anche dal sondaggio (non scientifico) di Kyoto Club per ottenere impressioni e valutazioni sugli sviluppi post Copenhagen. Dai 120 questionari volontariamente compilati è emerso che il 54% delle imprese non ritiene che il ritardo o la mancanza di accordi internazionali quantificati e vincolanti possa influire in modo determinante sulle decisioni di investimento nelle nuove tecnologie e nelle energie rinnovabili.
Inoltre, la stragrande maggioranza degli intervistati (92%) ha dichiarato che spetterà ai singoli Governi assumere l’iniziativa, con misure e azioni coerenti sia con l’obiettivo di contenere il riscaldamento globale entro i 2°C, sia con quello di rendere più competitivo il mercato nazionale.
«I risultati più interessanti del sondaggio ‐ ha commentato il Senatore Francesco Ferrante ‐ sono quelli che confermano che nel nostro Paese è già presente una diffusa realtà imprenditoriale, soprattutto costituita da piccole e medie imprese, che sta già scommettendo su un futuro ”low carbon” e che basa la propria sfida competitiva sull’innovazione tecnologica e la sostenibilità ambientale. Purtroppo queste realtà non sono ancora adeguatamente rappresentate e non vengono abbastanza ascoltate dalla politica. Ma è questa la strada da percorrere se vogliamo correre insieme agli altri Paesi europei incontro al futuro».
Giulia Novajra
*Per approfondire: “Com’è andata a finire: gli impegni dell’accordo post Copenhagen“