Se i parchi non fanno notizia
Si è tenuta oggi al Museo di Scienze Naturali di Torino la tavola rotonda sul tema della comunicazione delle aree protette piemontesi, moderata dal direttore Editoriale di Piemonte Parchi Enrico Camanni.
Il dibattito, aperto da Carlo Grande de La Stampa, ha visto presente in sala un pubblico inaspettatamente numeroso, costituito in buona parte da giornalisti e operatori della comunicazione. Il difficile ed evasivo rapporto tra carta stampata e parchi rientrerebbe, secondo Grande, nella “regola delle 3 esse”, impietosa sintesi di Sesso-Soldi-Sangue - i temi che tanto fanno notizia, quanto poco interessano, al contrario, la realtà dei parchi.
Gli uffici stampa delle aree protette incontrano ostacoli e scarsissima attenzione quando tentano di promuovere le proprie attività o il loro “posizionamento” come possibile meta turistica. A parlarne sono Nanni Villani, responsabile del settore comunicazione del Parco delle Alpi Marittime e Ippolito Ostellino, direttore del Parco del Po Torinese: impegnati nel fare, gli amministratori dei parchi trovano poco tempo per comunicare “notizie”, con il risultato, spesso, di muoversi in modo dilettantesco o inefficace nel complesso mondo dell’informazione, rimanendo relegati ad un ambito meramente locale.
Non pochi, nel corso della mattinata, i nostalgici riferimenti alla carta patinata degli anni ’80, quando, freschi di riconoscimento ufficiale, i parchi trovavano ampia visibilità nei servizi di riviste come Airone e Oasis. Oggi, a trent’anni di distanza, il web pare aver complicato, a detta dei relatori, il modo di produrre informazione e, allo stesso tempo, il pubblico sembra aver perso interesse per le tematiche naturalistiche a carattere divulgativo, sia in televisione che sulla carta stampata.
Dunque, come fare notizia?
Massimiliano Borgia, condirettore di Luna Nuova, testata della Val di Susa, rispedisce al mittente parte delle accuse, suggerendo agli amministratori dei parchi di prestare maggiore attenzione ai riferimenti contenuti nella cronaca locale e nazionale e adottare un atteggiamento più proattivo: nel momento in cui una notizia coinvolge più o meno direttamente gli interessi del parco non occorre infatti attendere di essere interpellati, ma può essere efficace far sentire la propria voce per primi. Una semplice pillola di saggezza, in risposta alla più onerosa proposta di Ostellino di potenziare gli uffici stampa, con il contributo di esperti della comunicazione.
Giulio Ielardi, giornalista e fotografo freelance, punta invece il dito sul necessario supporto delle Regioni e del Ministero nella promozione di questi incontri, che non dovrebbero ricadere unicamente sulle forze di Federparchi. Rendere più frequenti le occasioni di dialogo permetterebbe inoltre una maggiore sensibilizzazione del pubblico sul tema, creando un network di “amici dei parchi” che possa coinvolgere anche fasce di età più giovane, ad oggi, scarsamente attratte dalle aree protette.
“Ben venga la gente nei parchi!”, fa eco il presidente di Federparchi, il biologo Giampiero Sammuri – che da anni lavora per portare all’onore della cronaca le aree protette – in risposta a chi ricorda che, in alcune aree protette, la smania di tutelare la natura finisce addirittura per scoraggiare la presenza stessa dei visitatori.
Ma sarà poi quella dello scoop ”la via” dei Parchi?
A Giulio Caresio, Direttore Editoriale di Parks.it, l’organo ufficiale di Federparchi, viene concessa l’ultima parola, che ribalta la prospettiva: le aree protette, invita a riflettere Caresio, conservano un valore di per sé, che si colloca al di fuori del circuito costi-benefici e che, pertanto, può - e forse deve – prescindere da quell’’”ansia comunicativa” che muove il sistema mediatico odierno.
Giulia Novajra