Bike Pride 2012: in 10.000 per chiedere una mobilità più sostenibile
L’ospite meno gradito e tanto temuto ha deciso di dare forfait. Si è presentato solo in tarda serata quando la festante parata di orgogliosi della bicicletta si trovava già tra le braccia di Morfeo. La pioggia, spauracchio di questo ultimo Bike Pride, non ha indebolito una manifestazione riuscitissima che ha visto ieri oltre 10.000 ciclisti sfilare per le strade di Torino rivendicando una città più vivibile, più pulita, in una parola più smart – come richiede il Festival cittadino in chiusura domani.
La novità di questa edizione sta nella nuova e più ampia mobilitazione, che è partita dai ciclisti e dagli appassionati di bici di Torino e del Piemonte, ma che in realtà ha raccolto nel suo percorso i ciclisti romani della delegazione #salvaiciclisti, e altri da Firenze e Milano, intenzionati a “fare rete”.
Sì, perché il Bike Pride 2012 fa seguito al grande appuntamento che il 28 aprile scorso, sotto l’egida della campagna #salvaiciclisti, ha visto riunirsi a Roma oltre 50.000 ciclisti e il cui obiettivo è puntare i riflettori sulla triste realtà che riguarda le morti in bicicletta. I numeri parlano chiaro: in soli 10 anni in Italia 2.600 morti e 40.000 feriti.
Serve ripensare la mobilità, la sicurezza stradale, ma per fare questo sono le istituzioni nazionali e le amministrazioni locali a dover segnare il punto di svolta: favorire la mobilità ciclabile sarebbe il più vantaggioso investimento possibile per migliorare la qualità dell’aria, ridurre il traffico, incrementare la sicurezza stradale e migliorare la qualità della vita. Mancano i soldi? Non è del tutto vero: le “risorse occulte” sono nascoste nelle morti e nei ricoveri, che costano alla collettività 28 miliardi di euro l’anno e nelle conseguenze dell’inquinamento, che pesano per altri 80-90 miliardi.
Il supporto dell’opinione pubblica, un tempo scettica o tiepida per le due ruote, ora non manca più. Ieri il Bike Pride torinese ha raccolto migliaia di aderenti con filosofie diverse ma convergenti: coloro che in bici ci vanno 365 giorni all’anno, sfidando intemperie e pericoli della giungla urbana, quelli che la scelgono solo nel fine settimana per passeggiare con la famiglia sfruttando i parchi cittadini, e ancora chi ne fa un vero e proprio credo, a metà tra sport e culto del mezzo e della sua storia.
I quasi 10.000 partecipanti hanno sfilato per 9 km in un percorso a tratti reso davvero difficile dalla presenza di rotaie, dissestamenti del manto stradale, e dall’impazienza degli automobilisti rimasti bloccati dal passaggio del corteo. L’attesa in effetti non era breve ma il messaggio altrettanto chiaro: la gerarchia tra i mezzi per strada sta cambiando e in un futuro non lontano anche in Italia (come accade, già da tempo, in tutti gli altri paesi civili d’Europa) gli automobilisti potrebbero doversi veramente fermare per lasciar passare ciclisti e pedoni.
Il successo dell’operazione di ieri è indiscutibile e ha galvanizzato gli organizzatori, che, nel momento conclusivo della parata hanno chiesto all’Assessore all’Ambiente della città, Enzo Lavolta, un impegno concreto dell’Amministrazione: migliorare 10 incroci cittadini attualmente non ciclabili e potenzialmente pericolosi e studiare gli interventi necessari per metterli in sicurezza. Infine la promessa di attuare l’atteso Bici Plan, il Piano Urbano per la Mobilità Sostenibile, che dovrebbe garantire uno sviluppo del 5% degli spostamenti in bicicletta entro il 2015.
Elena Marcon