Architettura in Città: un festival per ripensare lo spazio urbano
“Guardando dentro ogni sfera si vede una città azzurra che è il modello di un’altra Fedora. Sono le forme che la città avrebbe potuto prendere se non fosse , per una ragione o per l’altra, diventata come oggi la vediamo”. Così Italo Calvino ne Le città Invisibili.
Dal 30 maggio al 2 giugno 2012 questa riflessione troverà forma nella seconda edizione del Festival Architettura in Città, un ampio programma di iniziative culturali, a Torino e nell’area metropolitana, organizzato dall’Ordine degli Architetti di Torino e dalla Fondazione OAT all’interno del Festival Le Città Visibili, promosso dalla Fondazione Torino Smart City e dalla Città di Torino. Un vero e proprio Festival dentro il Festival.
La presentazione è avvenuta giovedì 17 maggio alla presenza dell’Assessore alle Politiche Ambientali Enzo Lavolta, che ha posto l’attenzione sulla difficoltà di costruire una città intelligente: “Non disponiamo di un catalogo sul come costruire una Smart City. Disegnare il futuro di Torino è un progetto ambizioso, del quale sarà resa partecipe la cittadinanza grazie ad una serie di incontri pubblici”. Riflettori puntati dunque su un nuovo modello di città, una città intelligente grazie all’innovazione tecnologica, ma anche al coinvolgimento della ricerca, delle imprese e del sistema “a rete” che fa da pilastro al progetto. “I fondi che l’Unione Europea dovrebbe stanziare nei prossimi anni a favore delle città che vogliono adottare tecnologie innovative per un miglioramento energetico devono essere soltanto uno stimolo, ma non il fine unico del progetto”, precisa Lavolta.
Un ruolo fondamentale all’interno di questa progettualità diffusa è dunque quello dell’Ordine degli Architetti, che da tempo si impegna nella promozione dell’architettura come espressione culturale essenziale per l’identità del Paese. Secondo Riccardo Bedrone, Presidente dell’Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Torino, “nonostante questo sia un anno di svolta per gli Ordini, nostra intenzione è stata quella di appoggiare l’Amministrazione per un suo rilancio come capacità di produrre ricchezza economica e culturale”. Il momento delle Archistar pare forse essere superato e il Festival cerca di dare voce ai cittadini, nel tentativo di diffondere una cultura della buona architettura, dove buono ha principalmente il senso di sostenibile.”Torino è all’avanguardia in questo momento ed è favorita da un punto di vista paesaggistico per la posizione e per il modo razionale con cui è stata costruita: il Festival è un’altra fondamentale occasione per ripensare le forme della città del futuro e proporre modi di vita più sostenibili”.
La mostra, cuore dell’evento, sarà Radical City, visitabile dal 30 maggio, il cui tema principe è la città come spazio di rappresentazione delle teorie espresse dall’architettura radicale italiana degli anni Sessanta-Settanta. Ed è proprio nel momento del miracolo economico che si colloca l’architettura radicale, con un modello di sviluppo in grado di ragionare su ipotesi alternative: da qui il parallelo con quel periodo storico. La filosofia che fa da sfondo al Festival Le Città Visibili, del resto, prende spunto dall’idea di poter realizzare una trasformazione condivisa della città, con l’obiettivo di traghettare Torino da città invisibile – come è stata negli anni “industriali” – a Visibile, dandole una forma nuova, intelligente e soprattutto vivibile.
Valentina Burgassi